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La Sicilia delle sbarre, dove i detenuti aumentano e gli agenti spariscono

La Sicilia delle sbarre, dove i detenuti aumentano e gli agenti spariscono

Per tracciare un punto chiaro della situazione, il Quotidiano di Sicilia ha contattato Gioacchino Veneziano, il Segretario Generale UILPA Polizia Penitenziaria Sicilia.

Dati (ed episodi) alla mano, in Sicilia esiste un chiaro problema di sicurezza, gestione e controllo all’interno delle carceri. Dai numerosi atti di violenza che si sono registrati in particolar modo nell’ultimo periodo in vari istituti penitenziari dell’Isola al complesso quadro intorno agli agenti della Polizia Penitenziaria in Sicilia, sempre più “soli” e poco tutelati all’interno del proprio ambiente di lavoro, oltre che pochi.

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Per tracciare un punto chiaro della situazione, il Quotidiano di Sicilia ha contattato Gioacchino Veneziano, il Segretario Generale UILPA Polizia Penitenziaria Sicilia. Con Veneziano, sono stati toccati i punti cardine dei problemi all’interno delle carceri in Sicilia, a partire dalla carenza del personale degli agenti della Polizia penitenziaria. A tal proposito, da poco l’annuncio delle 306 nuove unità da inserire nel contesto locale. Un numero che – come spiegato da Veneziano – non è assolutamente sufficiente per compensare l’attuale situazione dell’Isola. “Noi abbiamo espresso il nostro contrasto a tutti i tavoli di confronto a cui abbiamo avuto possibilità di partecipare. Le 306 unità che il dipartimento ha ritenuto di assegnare – sottolinea Veneziano – non coprono neanche le uscite. Abbiamo dati concreti in mano che confermano ciò, anche perchè nel frattempo i detenuti aumentano. Anche questa è una situazione che abbiamo descritto al Dipartimento”.

Carceri in Sicilia, la preoccupante carenza del personale della penitenziaria

Nel dettaglio, Veneziano spiega come “di fronte a nuovi 1.400 detenuti in Sicilia, non c’è stato un successivo adeguamento delle dotazioni organiche per noi della penitenziaria. In sostanza – evidenzia il Segretario generale UILPA – a un maggior numero di detenuti non è corrisposto l’ampliamento del personale, creando una chiara situazione di difficoltà”. Dati ufficiali alla mano, Gioacchino Veneziano spiega che – sul piano regolamentare – “noi come Regione Sicilia abbiamo una situazione di più detenuti e meno personale penitenziario”. Questo, viene dettato anche “da una notevole crescita della ricettività della penitenziaria dell’Isola, con la creazione di quattro nuove strutture, Trapani, Palermo Pagliarelli, Caltagirone e Augusta”, proprio a fronte dei nuovi 1.400 detenuti citati. “Le altre regioni hanno quantomeno l’essenziale a livello di organico, noi in Sicilia neanche quello. Siamo sui 6.800 detenuti rispetto ai 4.200 poliziotti, questo è un dato ufficiale e non può andare bene” – sottolinea il Segretario.

Il paradosso del personale femminile in abbondanza

Nonostante l’immensa carenza di personale, in Sicilia c’è un paradosso che riguarda gli agenti della polizia penitenziaria: il personale femminile in abbondanza. “Per effetto della Legge, il personale della penitenziaria può operare soltanto in istituti di pari sesso” – spiega Veneziano. “Dunque, logicamente una donna può prestare servizio solo in istituti per donne, settore in cui abbiamo addirittura abbondanza di personale, con oltre 400 agenti per una dotazione organica di 285 in Sicilia. Questo è sicuramente un paradosso perchè, proprio per quanto detto in precedenza, la donna non può operare all’interno delle strutture in cui siamo a disagio, quelle maschili.

Le condizioni di lavoro e i rischi penali per gli agenti

Proprio a seguito della forte – e incisiva – carenza di personale della Polizia penitenziaria all’interno delle carceri in Sicilia, si creano anche situazioni che hanno senza dubbio dell’assurdo. Parliamo di alcune condizioni contrattuali totalmente venute a mancare nel tempo, con orari “da 12 ore al giorno” – evidenzia Gioacchino Veneziano – parlando di condizioni “da capolarato”. Inoltre, un problema che il Segretario generale UILPA sottolinea è quello dell’efficacia, e il concetto è molto semplice: minore è la quantità di persone presenti al lavoro – per di più in una situazione complessa e pericolosa come quella dentro gli istituti penitenziari – maggiore sarà il carico di mansioni affidato ai pochi presenti, generando quindi eventuali situazioni di “mancata efficacia”.

Questo però, a volte può portare anche a situazioni piuttosto spiacevoli per gli agenti coinvolti: in alcuni casi, si tratta di procedimenti penali e disciplinari. “Se tu non modifichi il carico di lavoro dell’agente, in maniera implicita quel carico tende a non essere rispettato, quindi si va a sfociare nel violamento che, anche con rapidità, può poi diventare un procedimento penale” – illustra Veneziano. “Questo è uno scandalo, non va bene e si deve assolutamente cambiare, si rischia di rovinare il lavoro dei nostri agenti” . – spiega ancora.

Il confronto con il Governo

Ma qual è il confronto con le Istituzioni sul tema? E quali sono le loro risposte? “Sul tema della carenza del personale abbiamo richiesto l’attenzione del Governo, ci sono state anche alcune interrogazioni parlamentari sul caso. Cosa chiediamo? L’adeguamento delle nostre risorse operative e una redistribuzione del personale come è giusto che sia, in Sicilia abbiamo ben 23 carceri e vanno decisamente meglio strutturati”. In generale, sottolinea Veneziano, “non siamo ascoltati dai vertici, tendono la mano al momento delle votazioni per poi non risolvere nulla quando serve”.

La violenza, i detenuti con problemi mentali e il problema della difesa

Che il carcere sia violento e pericoloso, possiamo sicuramente immaginarlo. Con Veneziano però, ci addentriamo nel pieno delle complessità degli istituti siciliani attuali. “Le carceri sono in mano ai carcerati, lo sostiene anche il procuratore Nicola Gratteri e ormai è un dato di fatto. Non si riesce a controllare i detenuti, c’è un problema di personale e chi è in cella – anche attraverso i droni – riesce ad avere contatti con l’esterno e a procurarsi un cellulare. Questo però – sottolinea – non viene mica utilizzato solo per parlare con la famiglia, ma soprattutto diventa l’arma per comunicare con i propri clan. Purtroppo riescono a comunicare dell’interno, il personale non riesce a rintracciarli tutti rendendo quindi vano il lavoro. Altro problema – prosegue Veneziano – è quello dei tantissimi detenuti con problemi mentali (più di 1000), che tendono poi a sfociare nella violenza”.

Secondo i dati ufficiali, in Sicilia abbiamo avuto 1502 violazioni penali solo nei primi mesi dell’anno, “tra cui violenza, minacce e lesioni a pubblico ufficiale”, alcuni per mano di chi soffre di disturbi mentali. Dunque, Veneziano spiega che “il carcere è messo a dura prova qui, e noi non abbiamo strutture adeguate neanche per curare chi ne avrebbe bisogno. Per loro sarebbe meglio un percorso di cura al posto di restare chiusi in un carcere”. Proprio a proposito della violenza, Veneziano mette in mostra un altro aspetto inquietante per gli agenti in servizio: i rischi nell’uso della forza. “Molti dei nostri agenti sono indagati per abusi, tortura e simili. Credo sia abbastanza chiaro che ci sia un cortocircuito, perchè la legge prevede l’uso della forza, ma non chiarisce che tipo di forza si possa utilizzare per difendersi. Anche in questo caso riteniamo sia necessaria una regolamentazione del reato del 613 bis, così che i nostri agenti possano lavorare con meno rischi. Se si continua così, diventa dura difendersi”.

“Occorrono delle politiche serie, non siamo ascoltati”

Cosa si può fare per migliorare questa situazione? “Occorrono delle politiche serie dal punto di vista penitenziario. Si riesce a rifare la riforma epocale della giustizia, ma non a riordinare le carceri: in quel caso abbiamo dei tempi biblici. Riteniamo che la schermatura di un istituto penitenziario sia la soluzione, ma non capiamo perchè non siamo arrivati ancora a questo”.

Le prospettive future

Una panoramica certamente preoccupante quella relativa alle carceri in Sicilia, per cui – come evidenzia Gioacchino Veneziano della UILPA Polizia Penitenziaria – “occorrono immediate regole lavorative degli agenti, a partire dalle condizioni in cui vengono trattati oltre che quelle di guadagno”. Non sarà così, scenari come quello visto nell’ultimo concorso (prova per 2500 persone, ma se ne sono presentate appena 2.088) saranno una costante nell’Isola.