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Carceri in Sicilia, i sindacati richiedono l’incontro con il Sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove

Carceri in Sicilia, i sindacati richiedono l’incontro con il Sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove

“Con tale iniziativa si intende richiamare l’attenzione delle Istituzioni sulle gravi criticità in atto e rivendicare interventi urgenti e non più procrastinabili a tutela del personale e del servizio” – si legge in una nota congiunta.

Con una lunga nota all’attenzione dell’On. Sottosegretario di Stato alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, le Segreterie Regionali SAPPe – SiNAPPe – UILPA P.P. – USPP – FNS CISL hanno richiesto l’incontro con l’On. nella giornata del presidio del 10 ottobre 2025 presso la Scuola di Formazione di San Pietro Clarenza, in provincia di Catania.

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Il “Presidio per la Sicurezza, i Diritti, la Dignità e la Tutela della Polizia Penitenziaria”, potrebbe dunque essere una importante occasioni di dialogo e confronto tra le parti sulle esigenze degli istituti penitenziari dell’Isola.

Carceri in Sicilia, la richiesta di SAPPe, SiNAPPe, UILPA P.P., USPP e FNS CISL

Illustre Sottosegretario, i sottoscritti Segretari Generali Regionali delle sigle sindacali SAPPe, SINAPPe, UILPA Polizia Penitenziari., USPP e Federazione Nazione Sicurezza CISL, con la presente formulano formale richiesta di essere ricevuti in occasione della Sua prevista presenza presso la Scuola di Formazione di San Pietro Clarenza (CT) in data 10 ottobre p.v.

La Regione Sicilia, a fronte di un sistema penitenziario composto da 23 istituti e con una capienza regolamentare di 6.438 detenuti, risulta gravemente penalizzata sotto il profilo dell’organico del personale di Polizia Penitenziaria, soprattutto se comparata con altre regioni d’Italia, quali Lombardia e Campania, che presentano una minore capienza regolamentare e un numero inferiore di istituti.

A titolo esemplificativo, si segnala che la Lombardia, con una capienza regolamentare di 6.148 detenuti (- 290 rispetto alla Sicilia) e 18 istituti penitenziari (- 5 rispetto alla Sicilia), prevede un organico pari a: 404 Ispettori, 588 Sovrintendenti e 3.548 Agenti/Assistenti. Di contro il vigente PCD per la Sicilia prevede: 310 Ispettori (- 94), 395 Sovrintendenti (- 193) e 3.522 Agenti/Assistenti (- 26). Tale squilibrio appare ormai non più sostenibile e determina rilevanti criticità di ordine operativo, organizzativo e funzionale, con inevitabili ripercussioni sia sulle condizioni di lavoro del personale, sia sull’efficacia complessiva del servizio reso.

Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, con la recente ripartizione degli incrementi organici connessi alle assegnazioni iniziali del ruolo Agenti/Assistenti del Corpo di Polizia Penitenziaria, relative agli allievi del 185° Corso di formazione, ha disposto per la Regione Sicilia l’assegnazione di n. 306 unità complessive, di cui n. 95 di genere femminile.

Tale attribuzione comporta un esubero di circa n. 250 unità femminili, le quali, per espressa disposizione normativa, non possono essere impiegate in tutti i servizi al pari del personale maschile. Si rappresenta, altresì, che, sul totale delle unità assegnate, devono essere computate n. 39 destinate ai servizi di
scorta, n. 18 al Nucleo Investigativo, n. 75 collocate a riposo e n. 33 assenti per prolungati periodi. Ne consegue che l’incremento disposto per la Regione Sicilia si configura quale intervento meramente effimero, non risultando idoneo a compensare neppure le cessazioni dal servizio previste per l’anno 2025.

Per le ragioni sopra esposte, si ritiene ormai non più procrastinabile una complessiva revisione delle dotazioni organiche del Corpo di Polizia Penitenziaria in Sicilia. Da circa quindici anni, infatti, il personale in servizio nell’Isola continua a sostenere il peso dell’apertura di nuovi istituti penitenziari – come quello di Gela – nonché della realizzazione di nuovi padiglioni all’interno degli istituti di Palermo “Pagliarelli”, Caltagirone, Siracusa e Trapani, che hanno determinato un incremento della capienza regolamentare complessiva di oltre 1.400 posti detentivi. Tale significativo aumento della popolazione carceraria potenziale non è stato tuttavia accompagnato da un corrispondente adeguamento degli organici del Corpo, con la conseguenza che le carenze strutturali si sono progressivamente aggravate, incidendo in maniera rilevante sia sull’efficienza dei servizi istituzionali sia sulle condizioni di lavoro del personale.
Tale condizione, ove non adeguatamente affrontata, continuerà a determinare che la carenza di personale in Sicilia risulti, nei dati ufficiali, inferiore alle reali esigenze, in comparazione con altre regioni, per effetto del persistente difetto strutturale nella dotazione organica regionale. A ciò si aggiunge che, nei primi otto mesi dell’anno in corso, i dati ufficiali del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria confermano un preoccupante trend di crescita degli episodi di violenza negli istituti penitenziari siciliani. In particolare, sono state registrate n. 1.522 violazioni di norme penali da parte di detenuti, tra cui episodi di violenza, minaccia, ingiuria, oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale; n. 42 proteste collettive con rifiuto di
rientro nelle celle; nonché n. 97 manifestazioni collettive consistite in percussioni rumorose.

Un quadro di crescente ingovernabilità che trova, peraltro, conferma nelle autorevoli dichiarazioni rese da Procuratori della Repubblica presso i principali Tribunali della Sicilia, i quali hanno evidenziato l’allarmante impatto di tali fenomeni sull’ordine e sulla sicurezza all’interno degli istituti penitenziari.

Si registra, altresì, un diffuso stato di disagio e di apprensione tra il personale di Polizia Penitenziaria, il quale si trova quotidianamente schiacciato entro un quadro normativo disorganico e frammentato, che non fornisce indicazioni chiare circa le modalità operative da adottare nei casi in cui si renda necessario il ricorso alla forza fisica. Per tali ragioni si reputa imprescindibile l’adozione di protocolli operativi e disposizioni normative chiare ed univoche, idonee a garantire non soltanto la sicurezza fisica dell’operatore, ma anche un’adeguata tutela sul piano giuridico da trasmettere anche alle Procure della Republica. Allo stato attuale, infatti, il personale operante negli istituti penitenziari si trova esposto al rischio di indagini penali, persino per fattispecie quali quella prevista dall’art. 613-bis c.p., pur essendo tenuto, ai sensi dell’art. 41 dell’Ordinamento penitenziario, a fare ricorso alla forza per prevenire o impedire atti di violenza, contrastare tentativi di evasione e superare anche forme di resistenza passiva all’esecuzione di ordini legittimamente impartiti.

Appare, inoltre, necessario definire in maniera puntuale le modalità di impiego del Gruppo di Intervento Regionale (G.I.R.), atteso che – anche in presenza di episodi di gravissima entità verificatisi negli istituti penitenziari siciliani – né le Direzioni, né il Sig. provveditore hanno mai ritenuto di richiederne l’intervento, esponendo così il personale di sede a gestire in via diretta situazioni critiche, spesso con il supporto di altri reparti provenienti dalla Sicilia e con turnazioni protrattesi oltre le 18 ore consecutive. Si ritiene altresì imprescindibile, fermo restando l’impiego del G.I.R., che, una volta ripristinati l’ordine e la sicurezza, venga disposto l’immediato trasferimento dei promotori dei disordini, onde evitare il reiterarsi di condotte
destabilizzanti. In più occasioni è stata formalmente avanzata, sia al PRAP che alle Direzioni degli istituti, la richiesta di rimodulazione e/o aggiornamento degli ordini di servizio, considerato che, a fronte dell’aumento del sovraffollamento e della conseguente crescita dei carichi di lavoro – ormai divenuti insostenibili in presenza dell’attuale carenza di personale – gli stessi risultano di fatto inattuabili.

La risposta ricevuta si è limitata ad un richiamo meramente burocratico, ovvero che, anche a fronte della grave carenza di organico, non può venire meno la sicurezza né le altre attività istituzionali, in conformità alle più recenti circolari dipartimentali. In concreto, ciò si traduce in una sostanziale desponsabilizzazione gestionale, con la conseguenza di esporre il personale a dover violare ordini di servizio inattuabili, generando carichi di lavoro impossibili da sostenere e compromettendo, di riflesso, anche il pieno esercizio dei diritti sindacali garantiti dalle vigenti disposizioni legislative e contrattuali.

Il personale di Polizia Penitenziaria ormai è allo stremo delle forze sia mentali che fisiche ed ha reiteratamente chiesto il aiuto delle Organizzazioni sindacali visto che si sentono abbandonate dall’Amministrazione.

Per tali motivi, le Segreterie Generali regionali di SAPPe, SINAPPe, UILPA Polizia Penitenziaria., USPP e Federazione Nazionale Sicurezza CISL hanno indetto per il giorno 10 ottobre p.v. un presidio di protesta che si terrà presso la Scuola di Formazione ed aggiornamento – San Pietro Clarenza, denominato “Presidio per la Sicurezza, per i Diritti, per la Dignità e per la Tutela della Polizia Penitenziaria”.

Con tale iniziativa si intende richiamare l’attenzione delle Istituzioni sulle gravi criticità in atto e rivendicare interventi urgenti e non più procrastinabili a tutela del personale e del servizio. Tutto ciò premesso, chiedono alla S.V. Ill.ma, Sottosegretario di Stato con delega alla Polizia Penitenziaria, di essere
ricevuti a margine della cerimonia del giuramento, ovvero in altra sede che Ella riterrà opportuna. Confidando in un cortese e positivo riscontro, si porgono distinti saluti.