Il sindaco Monteleone, condividendo la battaglia portata avanti da Anci Sicilia, ha denunciato le grandi difficoltà riscontrate dalla sua Amministrazione nel far quadrare i conti
CARINI (PA) – Il sindaco Giovì Monteleone ha condiviso con grande forza, nei giorni scorsi, il grido d’allarme dell’Anci Sicilia, Associazione nazionale dei Comuni siciliani, che ha evidenziato le difficoltà delle varie Amministrazioni comunali nel chiudere i propri bilanci.
Il caso di Carini, però, è particolare, poiché il Municipio è da poco uscito da un dissesto finanziario, eppure Monteleone non ha nascosto che ancora una volta la sua Giunta ha trovato grandi difficoltà a far quadrare i conti e non ha escluso che nei prossimi esercizi finanziari, se le regole non cambieranno, Carini potrebbe ricascare nel dissesto.
“Con enormi sforzi – ha affermato il primo cittadino – siamo riusciti ad approvare il Rendiconto del 2020, che a breve sarà esaminato in Consiglio, ma stiamo fatica ad approntare il Bilancio preventivo 2021. Non saremo fra i Comuni che rischiano il fallimento, ma rischiamo di ricaderci, appena usciti, se non si cambia sistema”.
Il problema, secondo il primo cittadino, sono le regole contabili dettate da accostamenti e altro ancora che portano l’Ente locale al default: “Dovremo accantonare – ha spiegato – circa 49 milioni di euro sul Rendiconto 2020 e circa 6 milioni e 200 mila euro di liquidità che abbiamo in cassa sul Preventivo 2021 per coprire le somme di dubbia esigibilità. Paradossalmente moriremo non di debiti ma di crediti che, forse, mai riscuoteremo a causa un sistema che in Sicilia non funziona affatto. Liquidità che potremmo spendere per manutenzioni, incarichi di progettazione, assunzioni, sistemare le strade, offrire servizi per assumere personale. Se non si cambia sistema noi sindaci saremo non soltanto impediti ad amministrare ma costretti a subire accuse di inefficienza da parte dei cittadini che non comprendono, giustamente, perché tanti servizi non funzionano”.
Parole pesanti come un macigno se si pensa che proprio da un anno Carini era riuscita a venir fuori dalla difficile e complicata esperienza del dissesto finanziario, iniziata sei anni fa. La Commissione straordinaria di liquidazione, nominata nel 2016, ha infatti di recente illustrato il Piano di estinzione delle passività. La deliberazione della Commissione, immediatamente esecutiva, è stata trasmessa al ministero dell’Interno che dovrà pronunciarsi al riguardo. Proprio da questo prossimo bilancio di previsione lo strumento finanziario potrà essere scritto senza le limitazioni imposte dal dissesto. Per l’istituzione locale carinese, insomma, si cominciava a intravedere la prima luce dopo anni di buio sotto il piano delle finanze, problema che ha inevitabilmente frenato investimenti e spese di ogni tipo.
I primi segnali della crisi si verificarono nel 2014, quando fu dichiarato lo stato di pre-dissesto: all’epoca il Consiglio comunale fu costretto a fare ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario pluriennale. La Giunta, che allora era guidata dal sindaco Giuseppe Agrusa, presentò un Piano di risanamento che prevedeva, tra le altre manovre, l’accensione di un mutuo da 13 milioni di euro. In quel periodo si verificarono anche le dimissioni dell’allora assessore al Bilancio in carica, Salvatore Nazzarini. Fu data colpa al Governo nazionale, accusato di non aver messo nelle condizioni di poter predisporre il bilancio nei tempi previsti.
Appena insediato, il sindaco Giovì Monteleone si ritrovò così col fardello di un Comune schiacciato pesantemente dai suoi debiti e per questo la sua Giunta e il Consiglio comunale furono costretti a dichiarare il default. Lo squilibrio che inizialmente venne evidenziato fu colpa in una gestione politico-amministrativa della macchina burocratica da rivedere, ma anche dell’imponente evasione tributaria che si è sempre registrata in città.
Da allora Amministrazione e Consiglio sono stati affiancati da un team di commissari del ministero degli Interni e le prime conseguenze sono state inevitabili: innalzamento al massimo delle aliquote dei tributi locali, quindi taglio di una serie di servizi ritenuti “non indispensabili” per contenere la spesa. La situazione di equilibrio di oggi è frutto comunque di un lavoro che aveva già dato i primi risultati nel 2017, quando il Comune già all’epoca certificò il “pareggio di bilancio” nei termini imposti dallo Stato, evitando conseguenze pericolose per le proprie finanze. Si riuscì nell’impresa di non sforare il Patto di stabilità, adesso chiamato pareggio di bilancio, e di rispettare i vincoli posti dal governo centrale.
Per Carini si è attivato l’articolo 244 del Testo unico degli Enti locali 267 del 2000 che stabilisce i termini del dissesto finanziario, quando cioè il Comune non è più in grado di assolvere alle funzioni ed ai servizi indispensabili oppure quando nei confronti dell’ente esistono crediti di terzi ai quali non si riesce a far fronte con il mezzo ordinario del ripristino del riequilibrio di bilancio, né con lo strumento del debito fuori bilancio. A Carini è stato certificato un “buco” di oltre 25 milioni di euro e per questo il Consiglio comunale riconobbe a suo tempo il crack finanziario.