Messina, post pandemia e nuove povertà. Famiglie in emergenza costante - QdS

Messina, post pandemia e nuove povertà. Famiglie in emergenza costante

Messina, post pandemia e nuove povertà. Famiglie in emergenza costante

sabato 12 Novembre 2022

La Caritas ha presentato il Report annuale sulle emergenze vissute in provincia. Uno strumento di osservazione e confronto utile a pianificare le strategie per sostenere i soggetti più in difficoltà

MESSINA – Emergono nuove povertà e si confermano quelle storiche, in una città che da anni aspetta un rilancio. C’è la povertà economica, legata alla perdita del lavoro e dei riferimenti familiari, ma c’è anche una povertà educativa legata all’elevata dispersione scolastica e allo stato di malessere che molti minori vivono e che l’isolamento da Covid ha amplificato.

Dopo la pandemia la ripartenza, anche a Messina, sembra non trovare slancio, compressa da una crisi “permanente” che necessita di nuovi approcci. La Chiesa locale, attraverso le parrocchie e i Centri di ascolto, sperimenta da qualche anno nuovi strumenti, non solo contributi per pagare le utenze e le buste della spesa, ma progetti di inserimento lavorativo, come “Lavoro e dignità”, e relazionale di sostegno ai minori come “I Care”. C’è anche un tentativo di passo avanti con l’evoluzione dei tirocini formativi a tirocini di comunità, con centralità gestionale delle parrocchie e con il rafforzamento della rete di collaborazione con enti e istituzioni del territorio.

Il quadro appena descritto emerge dal Report su povertà ed esclusione sociale presentato ieri nella sede della Caritas diocesana di Messina. Non a caso il titolo dello studio curato dall’Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse della Caritas, con il contributo dell’Università di Messina, Comunità di Sant’Egidio e Azione cattolica, è “Comunità educanti – Le relazioni educative per uscire dalla crisi”.

“Uno strumento di osservazione e analisi – ha sottolineato padre Nino Basile, direttore Caritas – che vuole servire da occasione di confronto e di riflessione per la comunità. In questi anni c’è stata una stretta correlazione tra il contenuto dei Report povertà e le scelte pastorali di servizio verso i poveri contenute nella nostra progettazione operativa”.

Nella prima parte lo studio descrive principalmente gli aspetti socio-economici delle povertà con un’analisi del mercato del lavoro e dell’economia messinese. Secondo l’analisi di Domenica Farinella, associata di Sociologia dei processi economici e del lavoro del Dipartimento di Scienze politiche e giuridiche di UniMe, “la provincia di Messina presenta un quadro occupazionale particolarmente grave, con bassi tassi di attività associati ad alti tassi di disoccupazione (24,3% totale e 41,1% giovani dai 15 ai 34 anni) e ridotti livelli di occupazione. Oltre a una grande porzione di soggetti che si ritirano dal mercato del mercato del lavoro perché scoraggiati, ve n’è anche una buona parte che non riesce a collocarsi. La qualità dell’occupazione è inoltre peggiorata negli ultimi anni, con una progressiva precarizzazione che ha significato allargamento dell’informalità e dei cattivi lavori”.

Il report offre anche uno spaccato della crisi attraverso i dati raccolti dai 24 Centri di ascolto diocesani. “Restano confermati – ha sottolineato Enrico Pistorino, coordinatore dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse Caritas – i bisogni economici e occupazionali, che sommati raggiungono oltre la metà dei bisogni riscontrati (57,3% nel 2020, 56,1% nel 2021 e 48,7 nel primo semestre 2022), ma altri bisogni emergono. In crescita le ‘problematiche abitative’, che passano dal 7,3% del 2020 all’8,1% del 2021 per attestarsi al 10,5% nel primo semestre 2022. Da non trascurare, per i riflessi sociali, i dati in crescita anche delle problematiche di salute segnalate e quelli legati ai rapporti familiari”.

La seconda parte del report è dedicata essenzialmente alla povertà educativa, che viene affrontata attraverso l’analisi dei dati scaturiti da un focus group con operatori e volontari della rete pubblico privata del progetto “I Care”. Viene evidenziato il ruolo della Scuola, delle Istituzioni pubbliche e del Terzo settore nei processi di crescita e sviluppo della comunità locale.

“È necessario – ha detto l’operatore sociale Caritas Francesco Polizzotti – attivare le migliori energie del territorio, perché da solo l’attore istituzionale non riesce ad arginare le disuguaglianze, gestire le distanze tra le misure di contrasto alle povertà e i sistemi di inclusione e di solidarietà. Urge una dimensione culturale che unisca ogni intervento, perché nessuno sia lasciato fuori. Il ruolo della Comunità e in particolare della Comunità educante sta nel riannodare le corde spezzate dalla crisi o scioglierne di riflesso i nodi storici che di fatto generano in partenza “cittadini dimezzati”.

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