Il Governo interviene per contrastare il caro carburante. Nessun taglio alle accise, il prezzo non sarà abbassato come è successo nel 2022. Il decreto varato dal consiglio dei ministri, prevede l’obbligo per ogni distributore di carburante di esporre il prezzo medio nazionale della benzina e del diesel, consentendo all’automobilista di comparare i prezzi.
Una misura che ha l’obiettivo di contrastare giochi al rialzo e ipotetiche speculazioni da parte di alcune stazioni di servizio.
Per chi viola il dispositivo sono previste sanzioni che, in caso di recidiva, arrivano fino alla sospensione dell’attività per un periodo tra un minimo di 7 e un massimo di 90 giorni.
In un articolo abbiamo spiegato come si ottiene il prezzo del carburante che ogni giorno vediamo affisso nelle insegne o nei pannelli digitali dei distributori di carburante. Quello che non vediamo, però, è il prezzo medio. E che potrebbe fare la differenza nella scelta di fare benzina in un distributore piuttosto che in un altro.
Il ministero delle Imprese calcola e pubblica il prezzo medio giornaliero nazionale.
“Tale prezzo deve essere esposto, con specifica evidenza, da parte degli esercenti insieme al prezzo da essi praticato”, si legge nella nota di Palazzo Chigi. Si rafforzano poi i collegamenti tra il Garante prezzi e l’Antitrust, per sorvegliare e reprimere sul nascere condotte speculative.
Allo stesso fine, si irrobustisce la collaborazione tra Garante e Guardia di Finanza: viene istituita una Commissione di allerta rapida per la sorveglianza dei prezzi finalizzata ad analizzare – nel confronto con le parti – le ragioni dei turbamenti e definire le iniziative di intervento urgenti.
In caso di violazione sono previste sanzioni e, in caso di recidiva, anche la sospensione dell’attività per un periodo tra un minimo di sette e un massimo di 90 giorni.
Tra le misure varate dal Cdm in materia di carburanti, figura anche il rinnovo per il primo trimestre del 2023 dei buoni benzina.
Con il decreto trasparenza sui carburanti, l’Esecutivo ha stabilito che per i primi tre mesi dell’anno, “il valore dei buoni benzina ceduti dai datori di lavoro privati ai lavoratori dipendenti, nel limite di euro 200 per lavoratore, non concorre alla formazione del reddito da lavoro dipendente”.