“Siamo fortemente preoccupati per il futuro dell’intera filiera legno-arredo. Alcune aziende trasformatrici hanno già comunicato ai proprietari forestali e alle imprese boschive il blocco di alcune linee di produzione. Se l’industria del settore si ferma, ci sarà anche una contrazione del ritiro del legname, con conseguente crollo della produzione”.
Questo è l’allarme lanciato da Confagricoltura – tramite Enrico Allasia, presidente della Federazione nazionale Risorse Boschive e Coltivazioni Legnose – per uno dei settori più colpiti dal caro energia e dai rincari degli ultimi tempi.
Dal caro energia ai costi di produzione: la crisi della filiera legno-arredo
Oltre all’aumento senza precedenti dei costi di produzione e dell’energia, la parte industriale della filiera sta facendo i conti con l’impennata degli oneri legati alla logistica e con la tendenza dei Paesi esportatori a utilizzare le produzioni nazionali per rispondere alla domanda interna.
“Questa situazione si riflette negativamente anche sui livelli dell’import italiano – commenta Allasia – Dobbiamo ripensare la nostra economia del legno e le relative filiere per arrivare a valorizzare e utilizzare di più la produzione nazionale”.
La materia prima italiana oggi lavorata dalle industrie di trasformazione non supera il 30% del totale. “L’Italia è il primo Paese per importazione di legname da industria e questo è dovuto alla scarsa pianificazione che ha caratterizzato negli ultimi decenni la gestione della risorsa forestale nazionale, nonostante la ricchezza di aree boschive che ci contraddistingue”. Oggi il tasso di utilizzo dell’incremento annuo dei boschi è fermo al 33%, notevolmente inferiore alla media europea.
Le risorse per affrontare la crisi
“Gli strumenti non mancano”, prosegue il presidente della Federazione di prodotto legno.
“Oltre alle risorse previste dal PNRR, non dimentichiamo che oggi abbiamo a disposizione una nuova Strategia Forestale Nazionale, con una dotazione annuale di 30 milioni di euro per il periodo 2022/23 e di 40 milioni per il 2024/32. Fondi destinati, tra l’altro, all’incremento delle superfici boschive sottoposte a pianificazione e allo sviluppo della bioeconomia forestale per rendere il nostro comparto sempre più sostenibile anche sul fronte ambientale”.
“Il settore forestale potrebbe fare la propria parte anche contro i rincari del costo del gas. Con una corretta gestione delle risorse boschive: infatti, la produzione di pellet, legna da ardere e cippato italiani potrebbero contribuire alla riduzione dei consumi di metano ad uso domestico”.
Immagine di repertorio

