Il caro gasolio continua e le marinerie siciliane, in difficoltà, iniziano a protestare. Sulla vicenda si è espresso Tonino Russo, segretario generale della Flai Cgil Sicilia.
“Anche i lavoratori sono penalizzati a causa di un sistema di retribuzione cosiddetto ‘alla parte’, con una parte fissa e una variabile. I costi del carburante gravano anche su di loro e sul loro guadagno”.
Il problema delle marinerie in Sicilia non si limita al caro gasolio e ai rincari per l’acquisto di carburanti. C’è anche la questione degli ammortizzatori sociali per il settore, che sembrano essere poco adeguati ad aiutare gli addetti del settore pesca a reagire alla crisi determinata dal Covid prima e dalla guerra in Ucraina dopo.
Russo conferma che gli ammortizzatori sociali, “benché previsti per legge, non sono ancora attuati” e “le due cose (il caro carburante e l’assenza di ammortizzatori, ndr), unite al fatto che il fermo pesca per il 2021 non è stato ancora erogato, stanno mettendo in ginocchio la categoria”.
Associazioni di categoria e sindacati hanno inviato richieste al Governo e ottenuto l’apertura di un tavolo nazionale di crisi al Ministero competente.
Tra le richieste, quella di supportare l’inserimento delle marinerie del Mediterraneo tra i settori costretti al “fermo bellico“. Le marinerie attendono anche gli indennizzi per il caro energia e l’estensione del credito d’imposta per il secondo trimestre 2022.
In materia di welfare, le associazioni chiedono per le marinerie siciliane norme per la piena esigibilità della cassa integrazione e la proroga delle scadenze fiscali, ma anche un adeguato sostegno al reddito per i lavoratori e l’erogazione del fermo pesca 2021.
“L’auspicio è che tutte le richieste vengano accolte, dando al settore una boccata di ossigeno“, conclude Russo.