Tornare in tempo per il cenone di Natale, per chi sperava di accaparrarsi un biglietto del Sicilia Express ma non ce l’ha fatta, sarà uno sforzo economico che metterà a dura prova affetti familiari e amicizie, tombolate e racconti attorno al fuoco. Se i prezzi dei voli erano già schizzati in alto già diverse settimane fa, scatenando le polemiche di sempre su come la condizione di insularità diventi sotto le feste un fardello ancora più pesante, in questi giorni sono alla portata davvero di pochi. Il dato emerge da un raffronto fatto su una delle principali piattaforme che consentono di comparare i prezzi offerti dalle compagnie. La spesa richiesta per tornare a Palermo e Catania partendo da alcuni degli scali principali utilizzati dai fuorisede tra Nord e Centro Italia sarebbe per molti fuori portata, a meno di non accettare di accantonare una percentuale non indifferente dello stipendio.
Gli ultimi prezzi
Prendendo come luogo di partenza gli aeroporti di Milano, Venezia, Bologna e Roma e accettando le condizioni più “economiche” per arrivare nelle due principali città della Sicilia, con il primo volo previsto per il 23 dicembre e il rientro all’indomani dell’Epifania, le previsioni di spesa – senza contare eventuali bagagli in stiva – sono sempre di diverse centinaia di euro. Per i fuorisede catanesi che lavorano nei dintorni di Milano, la partenza più conveniente sarebbe dallo scalo di Bergamo Orio al Serio. Conveniente si fa per dire: il costo del biglietto andata-ritorno è di 517,68 euro. Per arrivare a Palermo, invece, la soluzione è di fare l’andata da Orio al Serio su Trapani, e poi spostarsi in autobus, e il ritorno invece da Punta Raisi: se si è disposti a tanto, si potrà volare al costo di 407,48 euro. Rimanendo al Nord, la tratta Venezia-Catania costerebbe 246,99 euro, con partenza all’alba e il rientro allo scalo Marco Polo quasi a mezzanotte. Più del doppio invece la spesa richiesta a chi vuole raggiungere in aereo gli scali della Sicilia Occidentale: con 503,67 euro si può fare l’andata su Trapani e il ritorno da Palermo. Da Bologna, invece, le proposte meno esose sono comunque di 388,99 euro per arrivare e ripartire da Catania e addirittura 564 euro da e per Bologna. Chi invece vive a Roma e vuole tornare nell’isola deve considerare le seguenti possibilità: 418,99 euro per Catania e 420,18 per Palermo.
L’indagine dell’Antritrust
Se l’esperienza dei cittadini è sufficiente per stabilire che in occasione delle feste comandate le compagnie da anni propongono prezzi decisamente più alte per chi vuole raggiungere le isole (vale per la Sicilia così come per la Sardegna), per l’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) al momento non ci sono elementi per stabilire che tra le società del settore ci siano accordi per fare cartello e costringere i passeggeri a svenarsi. Il tema è uscito di recente nel corso di un’audizione in Parlamento da parte del segretario generalo dell’Agcm Guido Stazi. Stazi ha parlato di ciò che sta emergendo da un’indagine conoscitiva che si concluderà il 31 dicembre.
“L’indagine è stata avviata con l’obiettivo di verificare gli eventuali effetti di ostacolo o distorsione delle dinamiche competitive connessi all’uso di algoritmi di prezzo nei sistemi di revenue management utilizzati dai vettori per la definizione di prezzi – ha detto Stazi –. Il principale elemento di preoccupazione concorrenziale in fase di avvio era rappresentato dalla possibilità che l’utilizzo di algoritmi di prezzo, consentendo di elaborare una quantità significativa di informazioni e di aumentare la frequenza di reazioni reciproche alle scelte delle imprese, facilitasse il raggiungimento o il mantenimento di esiti collusivi”. Tra le ipotesi tenute in considerazione c’era quella di “possibili effetti non desiderabili degli algoritmi sotto il profilo del benessere del consumatore connessi all’eventuale utilizzo di sofisticate tecniche di profilazione dei clienti volte alla personalizzazione dei prezzi (ad esempio sulla base del tipo di dispositivo utilizzato, telefono o Pc)”.
Cosa è emerso
Sono stati più di 23,5 milioni i dati sui biglietti analizzati dall’Antitrust. “Le rilevazioni sono state effettuate mediante sessioni di navigazione automatizzata sui siti delle compagnie, organizzate all’interno di alcune decine di esperimenti ripetuti quotidianamente – ha spiegato Stazi –. L’analisi svolta non ha fatto sostanzialmente emergere l’adozione di pratiche di “profilazione” della clientela finalizzate alla personalizzazione dei prezzi in base al tipo di dispositivo, al sistema operativo e alla storia di navigazione dell’utente”. Stando ai risultati dell’indagine, nel 2023 risulta che il prezzo medio del biglietto per una sola tratta da/per la Sicilia e la Sardegna è stato di circa 70 euro. L’80 per cento dei viaggiatori ha pagato meno di cento euro. “Tuttavia, l’approfondimento svolto sui dati di prezzo giornalieri ha evidenziato che per i collegamenti da e per la Sicilia e la Sardegna, in alcuni periodi e giorni dell’anno, caratterizzati da maggiore intensità della domanda – in particolare a ridosso di festività e nel periodo estivo – una quota consistente di passeggeri ha pagato prezzi elevati (superiori a 150 € o anche a 200 € per singola tratta)”, ha aggiunto Stazi. Il segretario generale dell’Agcm ha parlato anche dei giorni a ridosso del Natale. “Per i voli diretti in Sicilia, sono quelli in cui si osserva una più alta quota di passeggeri che pagano prezzi superiori a 150 euro per tratta (più del 50%), in molti casi superiori a 200 euro, con tassi di riempimento degli aeromobili particolarmente elevati, più alti della media annuale”. Per l’Antitrust, dunque, “in assenza di fenomeni collusivi e posto che il settore del trasporto aereo è da tempo liberalizzato, per cui le compagnie aeree sono libere di fissare i prezzi – la tutela delle esigenze di mobilità legate alla condizione di insularità potrebbe transitare attraverso un’attenta considerazione sull’opportunità di ricorrere a politiche per la continuità territoriale, nel rispetto dei richiamati principi sanciti dall’ordinamento euro-unitario”.









