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Casapound, l’editrice Altaforte accusa i social di censura

Casapound, l’editrice Altaforte accusa i social di censura

Fb, “violati gli standard”. La querelle per un volume contro l’Ue. Il precedente del Salone del libro. Polacchi, l’imprenditore accusato di violenze. Salvini, “uno che mantiene le cose”, e il palazzo sequestrato. Gli intrecci della Lega

Tempi duri per Casapound: nelle scorse settimane è stato ordinato il sequestro della sede del movimento neofascista a Roma, un palazzo occupato, abusivamente secondo la Procura, fin dal 2003, e ieri Facebook e Instagram hanno “censurato”, a detta del responsabile, Francesco Polacchi, l’ultima pubblicazione di Altaforte, l’editrice neofascista, “Una Nazione – Simone Di Stefano accusa l’Unione Europea”.

“Stamattina – ha dichiarato ad Adnkronos – è stata fatta una notifica su un post che violava gli standard della community di Facebook, ma abbiamo poi visto che, con più modifiche, Facebook aveva rimosso vari post sul libro e la foto di Simone sia sulle pagine ufficiali Fb di Altaforte edizioni sia su Instagram”. “Si parla di violazione degli standard della community – ha proseguito l’editore di Altaforte – E’ un assurdità, parliamo di un volto di un esponente politico, che è stato pure candidato alle elezioni. Se Fb si permette di censurare un libro è una violazione dell’articolo 21 della Costituzione sulla libertà di espressione”.

“A me sembra sbagliato parlare di censura – ha dichiarato alla stessa agenzia di stampa scrittore Christian Raimo, che lo scorso anno si dimise da consulente del Salone del Libro proprio nell’ambito delle polemiche scoppiate per la presenza alla kermesse di Altaforte -, visto che il libro è disponibile nelle librerie e sui canali in cui si può vendere normalmente. Fb è un interlocutore privato che risponde a logiche autonome e a me sembra strano che Di Stefano rivendichi lo squadrismo e l’antidemocrazia nei suoi libri e nelle cose che dice e poi si inalberi perché a qualcun altro non piacciono le sue idee o vuole difendere uno spazio di discussione democratico”.

“E’ chiaro – ha aggiunto – che una delle cose più facili che vengono da fare ai fascisti è fare vittimismo alternato all’esibizione di una violenza, spesso agita e spesso dichiarata”.

Il Salone del libro di Torino e la presentazione saltata

La prima “censura” Altaforte l’aveva denunciata proprio riguardo alla mancata presentazione, lo scorso anno, della biografia del capo della Lega Nord scritto da Chiara Giannini, “Io, Matteo Salvini”: dopo un esposto presentato alla magistratura dalla sindaco Chiara Appendino e dal presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, la casa editrice neofascista fu esclusa dal Salone del Libro di Torino dopo che molte case editrici e scrittori avevano minacciato di non parteciparvi.

Ma che l’odio sia il principale brand della casa editrice lo comprende subito chi ricorda come Altaforte fosse il castello di Bertran de Born, o Bertram dal Borni, come lo chiamò Dante Alighieri nella Divina Commedia, inserendolo, guarda caso, nella bolgia dei seminatori di discordia.

Polacchi, l’imprenditore accusato di violenze

E qui andrebbe ricordata la biografia di Francesco Polacchi.

Secondo quanto riportano le cronache, esordì nel 2006, a ventun anni, quando, studente di letteratura e filosofia nell’Università Roma Tre, in vacanza a Porto Rotondo (Sassari), accoltellò un giovane davanti a una discoteca.

Due anni dopo in piazza Navona a Roma, da dirigente di Blocco Studentesco, i giovani fascisti di CasaPound, guidò, insieme a Simone Di Stefano, che oggi “accusa l’Unione Europea”, l’aggressione a colpi di spranga agli studenti del movimento dell’Onda che protestavano contro i tagli alla Scuola del governo Berlusconi.
Venne arrestato e nel 2017 fu condannato a un anno e quattro mesi di carcere.

Un’altra aggressione Polacchi e i suoi la tentarono a Roma Tre nell’aprile 2010 contro alcuni militanti del Centro Sociale Acrobax che stavano attaccando manifesti. Ma i fascisti, andati per suonare, stavolta furono suonati e, nella rissa, per la quale tutti furono denunciati, a Polacchi ruppero un braccio.

Cinque anni dopo, improvvisamente, Polacchi diventò imprenditore e fondò Pivert, che aveva, guarda caso, lo stesso numero di telefono de Il Primato Nazionale, “quotidiano sovranista” on line – dal 2017 ha anche un mensile cartaceo – nato nel 2013 e diretto da Adriano Scianca, responsabile cultura di CasaPound.

Ma le accuse per atti di violenza di Polacchi non erano finiti: il 29 giugno 2017, alla guida di un gruppo di militanti di CasaPound, fece irruzione durante un Consiglio comunale a Milano chiedendo le dimissioni del sindaco Sala indagato per l’Expo.

Fin qui poco male. Il problema è che nell’androne i neofascisti avrebbero aggredito gli esponenti di un comitato di inquilini della zona San Siro “con calci e pugni” – si legge nell’ordinanza di rinvio a giudizio, del febbraio scorso – causando loro lesioni “al volto e alla testa”, dopo aver chiamato “nero di merda” un ragazzo di colore.

Pochi mesi dopo, nel settembre del 2017, Polacchi, diventato coordinatore lombardo di CasaPound, avrebbe lanciato la casa editrice Altaforte: l’esordio con un libro di Adriano Scianca, direttore del Primato Nazionale.

I simboli e la “metapolitica”

Nella galassia della “metapolitica” di Casapound la comunicazione e i simboli hanno una grande rilevanza. Il simbolo di Pivert, per esempio, è un picchio verde, che secondo l’iconografo francese Luis Charbonneau-Lassay è simbolo del Cristo che non dà pace al Nemico cioè il verme, cacciandolo con il suo becco appuntito. Il Picchio verde si chiamava anche un giornale di estrema destra che uscito a Catania dagli anni Sessanta agli Ottanta.
Per Pivert (picchio verde, appunto), gronda retorica anche la stessa promozione dell’abbigliamento, destinato a un uomo che “[…] si sporca le mani ma non sopporta la massa, gli standard, le cose di tutti e per tutti. L’uomo Pivert combatte, sul ring o sulla vita non fa differenza”.

Salvini “uno che mantiene le cose”

Così, il nove maggio del 2018 il capo della Lega Matteo Salvini, si presentò in tribuna d’onore allo stadio Olimpico di Roma per assistere alla finale di Coppa Italia Juventus-Milan indossando un giubbino della Pivert. Con l’immancabile profusione di selfie con Polacchi e i vertici di Casapound nella cena seguita alla partita.
Per Polacchi, Salvini è il perfetto testimonial di Pivert, “Ha fatto bene su immigrazione e sui rom. Uno che parla chiaro e mantiene le cose”.

Lo stabile occupato a Roma e Salvini

Nell’aprile dello scorso anno, durante una puntata di Otto e mezzo su La7, il giornalista del Fatto Quotidiano Andrea Scanzi, a proposito dell’immobile romano occupato dai neofascisti e ora sequestrato dalla Procura, si era chiesto “com’è che non c’è mai modo di sgomberare quello stabile di via Napoleone III? Salvini sostiene che ci sia una sorta di regola meritocratica e di urgenza, per cui all’ultimo posto c’è sempre l’edificio occupato da Casapound: pochi giorni fa è stata pubblicata una lista di 22 immobili da sgomberare urgentemente a Roma. L’elenco è stato redatto proprio dal ministro dell’Interno. Ma guarda un po’, non c’è lo stabile occupato da Casapound… allora mi dai adito di pensare che tu non voglia colpire quelle parti di elettorato, perché sai che … ti sono vicine e probabilmente ti votano”.

Report, la Lega e Maurizio Murelli

Il legame tra Polacchi e il capo della Lega Nord risale alle europee del 2014, quando, nella circoscrizione Italia centrale la Lega Nord candida Mario Borghezio che trova in CasaPound un importante riferimento territoriale. Viene eletto e nelle successive Amministrative e CasaPound crea, in appoggio alla Lega Nord, la lista Sovranità, che ha come slogan quel “Prima gli italiani” poi sposato da Salvini.

Nel 2015 il vicepresidente di CasaPound, Simone Di Stefano, autore del libro “censurato” – chef transitato alla comunicazione web insieme con il fratello, che dalla bio risulta esser stato reporter di Adnkronos – era stato accolto sul palco di Roma da Matteo Salvini, affermando “Condividiamo ogni singola parola del progetto”.

Casapound, l’editrice Altaforte accusa i social di censura

Di Stefano, nel dicembre del 2012 era stato protagonista di un blitz nella sede dell’Unione europea a Roma che aveva provocato scontri con la polizia e condannato a tre mesi.

“Abbiamo dato contenuti alla Lega” aveva rivelato il neofascista Maurizio Murelli – rimasto in carcere per anni – in un’intervista sulla trasmissione della Rai Report che parlava delle registrazioni nell’Hotel Metropol di Mosca e di “aiuti” alla Lega dagli oligarchi russi tramite Gianluca Savoini, leghista, “formato” da Murelli. E quest’ultimo ricorda come i contatti tra neofascismo e Lega siano antichi e come l’anello di congiunzione fosse Borghezio.

Gli intrecci internazionali della Lega

Per saperne di più sugli intrecci tra Lega Nord, organizzazioni sovraniste, associazioni ultracattoliche internazionali, Forza nuova, suprematisti bianchi e oligarchi russi, estremisti di destra condannati in Italia per atti gravissimi e violenti e che vivono all’estero tranquillamente, si rimanda alle recenti inchieste della trasmissione della Rai Report.

Inchieste che fanno pensare a un piano dei neofascisti “sovranisti” per demolire l’Ue e creare un’Eurasia – il sogno di Murelli, che segue le teorie di Aleksandr Gel’evič Dugin, l’ideologo di Putin – possono fornire un’illuminante spiegazione sul motivo per cui, nel Parlamento europeo, la Lega Nord e Fratelli d’Italia votino come stanno votando.