"Pierferdinando Casini, può piacere o meno, è la Politica nella sua forma basica ed essenziale"
L’Italia è un paese di Santi, poeti e navigatori. In politica è difficile essere Santi, ci provarono La Pira e Dossetti, ma non sono saliti agli onori degli altari. Il premio Nobel Dario Fo non entrò in Parlamento se non per matrimonio. Restano i navigatori e Pierferdinando Casini, amabile e pacifico bolognese, ne è l’archetipo più longevo. Ha navigato nei mari perigliosi della Prima e della Seconda Repubblica, approdando in carpiato alla Terza, quella di Grillo, delle bestie social, dei Di Maio agli Esteri e di Fedez idolo della sinistra.
Nessuno è dotato di bussola e sestante come lui, conosce le stelle per la navigazione al buio, come nella fase attuale, ed ha la democrazia cristiana come sua Stella Polare. Pur essendo ancora giovane, rispetto agli altri candidati della maratona quirinalizia, è il più longevo parlamentare della Repubblica. È stato Presidente della Camera ed incarna esattamente il concetto costituzionale di Repubblica parlamentare. Poteva essere il simbolo di un ritorno, non tanto alla DC o alla Prima Repubblica, ma al ruolo centrale del Parlamento, abbandonato negli anni novanta, con leggi elettorali che lo hanno indebolito e svuotato di competenze e funzione. Ed era anche in linea con la maggioranza europea che insieme alla lega ha votato la Presidente Metsola, candidata maltese del Ppe, partito di cui è figlio prediletto l’ex presidente dell’Internazionale democristiana Pierferdinando Casini.
Casini sicuramente avrebbe avuto come prima priorità invitare il governo ed il parlamento a mettere prontamente mano ad una indifferibile prioritaria riforma che riporti al voto i cittadini che si sono allontanati. La riforma elettorale.
Chi lo accusava di aver navigato troppo non ricorda che il primo simbolo del CCD erano delle vele. E la vela che cerca il vento è una non ipocrita rappresentazione della politica, che è l’arte del possibile, non il volere è potere.
Pierferdinando Casini, può piacere o meno, è la Politica nella sua forma basica ed essenziale. Ne poteva simboleggiare il Risorgimento. Lui è esattamente l’opposto dell’antipolitica che ha segnato l’Italia da Tangentopoli, e che ci ha portato a scivolare sempre più sui fondamentali della competizione mondiale. L’Italia ha vissuto un ventinquennio di ricreazione tra macchine gioiose e bunga bunga, tra il tracollo della giustizia e l’antagonismo qualunquista, tra la decrescita felice ed i governi tecnici. C’è lo possiamo permettere? No. Torniamo alla Politica. Coloro che si erano, seppur sotto traccia, timidamente, battuti sul suo nome simbologica avanzino una proposta di cambiamento del sistema politico. Questo ha finito la sua corsa.
Così è se vi pare.
Giovanni Pizzo