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Caso Garlasco, al via secondo Riesame a Brescia per l’ex pm Venditti

Caso Garlasco, al via secondo Riesame a Brescia per l’ex pm Venditti

Si tratta di un nuovo round dopo che gli stessi giudici del Riesame hanno già annullato il primo decreto di sequestro per la genericità della richiesta firmata dal procuratore capo di Brescia Prete e dalla pm Moregola

Al via la nuova udienza davanti al Tribunale del Riesame di Brescia per l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti accusato di corruzione in atti giudiziari nella vicenda Garlasco perché sospettato di aver favorito nel 2017 l’archiviazione di Andrea Sempio, nuovamente indagato per l’omicidio in concorso di Chiara Poggi.

Accompagnato dal suo difensore, l’avvocato Domenico Aiello, Venditti è presente in aula, ma non rilascerà dichiarazioni spontanee. Si tratta di un nuovo round dopo che gli stessi giudici del Riesame hanno già annullato il primo decreto di sequestro – di cellulare, computer e hard disk scattato il 26 settembre – per la genericità della richiesta firmata dal procuratore capo di Brescia Francesco Prete e dalla pm Claudia Moregola.

Le indagini della Procura di Brescia

Il secondo tentativo di mettere le mani su quanto contenuto nei dispositivi elettronici dell’ex magistrato accusato di aver ricevuto 20-30mila euro per favorire Sempio (il padre Giuseppe è indagato per corruzione) arriva quando si attendono ancora le motivazioni del primo Riesame (attese per lunedì) e quando è pendente un’ulteriore richiesta di incidente probatorio per acquisire il contenuto digitale. (segue)

La Procura di Brescia – competente a indagare in presenza di magistrati del distretto di Pavia – sostiene che all’interno del cellulare “sono sicuramente contenuti elementi utile alla prova del reato”, si legge nella richiesta di sequestro, ma non è in grado di indicare parole chiave per la ricerca delle eventuali prove della corruzione sostenendo la necessità di indagare a tutto tondo “sui rapporti tra gli inquirenti (pm e polizia giudiziaria) con la famiglia Sempio o i loro avvocati e consulenti tecnici, sul versamento di denaro agli inquirenti, anche attraverso terzi soggetti”.

Nella richiesta di aver libero accesso a 11 anni di informazioni (mail, messaggi, foto) si evidenzia anche l’”estrema utilità” di acquisire chat il cui contenuto potrebbe essere stato cancellato visto “l’eco mediatico” intorno all’indagine riaperta 18 anni dopo il delitto di Chiara Poggi e a dieci anni dalla sentenza della Cassazione che riconosce l’allora fidanzato Alberto Stasi come il solo assassino della ventiseienne uccisa nella villetta di via Pascoli a Garlasco (Pavia).

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