Emergono novità sul delitto di Garlasco: infatti una testimonianza raccontata al comando provinciale dei carabinieri di Milano ha raccontato che lo scontrino del parcheggio di Vigevano non sarebbe riconducibile ad Andrea Sempio e nemmeno ai suoi familiari. Di ciò, i militari hanno informato la Procura di Pavia e avviato tutti gli accertamenti del caso. Se confermata la testimonianza, potrebbero cadere gli alibi del nuovo indagato per l’omicidio di Chiara Poggi.
Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI
Lo scontrino: un elemento importante
Ma perché è importante questo scontrino? La questione è relativa a un’ora di parcheggio prezzo piazza Sant’Ambrogio a Vigevano, nel Milanese, tra le 10.18 e le 11.18 del 13 agosto 2007, il giorno in cui è stata uccisa Chiara Poggi. Andrea Sempio lo ha consegnato ai Carabinieri dopo un anno, quando era stato interrogato per la seconda volta.
Esso rappresenta un alibi poiché proverebbe che Sempio si sia allontanato dall’abitazione di Garlasco. Chiara è stata uccisa tra le 9.12 e le 9.36 e Sempio ha dichiarato di essere stato in casa in questo lasso di tempo, in attesa di ricevere l’auto dalla madre per raggiungere Vigevano. Ma secondo il testimone, ad Andrea Sempio questo tagliando gli sarebbe stato consegnato, alias non sarebbe il suo.
La ricostruzione dei fatti
Andrea Sempio aveva ricostruito la storia di questo scontrino il 10 febbraio 2017. L’uomo è stato interrogato davanti al PM Mario Venditti (indagato oggi per corruzione) e alla PM Giulia Pezzino, raccontando che: “quello scontrino è stato ritrovato da mio padre o mia madre sulla macchina qualche giorno dopo il fatto, quando io ero già stato sentito. Mia madre ha detto ‘per sicurezza teniamolo’, quindi i miei genitori hanno deciso di conservarlo. La seconda volta che sono stato sentito non avevo con me lo scontrino ma ho solo riferito ai carabinieri che lo avevo. Quindi sono stati loro a dirmi di andare a prenderlo. Mi sono quindi recato insieme a mio padre a casa dove l’ho preso e l’ho portato in caserma”.

