Il racconto fatto dalla docente scoperchia il vaso di Pandora della scuola Giovanni Falcone allo Zen: "Atmosfera pesante"
“Esiste una sorta di circuito consolidato secondo il quale se si rientra nelle grazie della preside si ha vita facile all’interno della scuola, altrimenti si vivono ritorsioni che rendono all’interno del plesso la vita molto difficile, come ad esempio quando ho denunciato unitamente a una collega il non rispetto delle normative Covid a due quotidiani online e subito dopo è stato indetto un collegio docenti in urgenza in cui la preside stessa chiedeva a tutti i docenti di smentire le nostre dichiarazioni sebbene io avessi delle prove fatte di video e fotografie”. Queste le gravi denunce, riguardo la gestione illegale dei progetti europei da parte della preside Daniela Lo Verde, arrestata venerdì per corruzione peculato, fatte da una docente della scuola Giovanni Falcone allo Zen.
Clima pesante
Denuncia che ha dato poi il via alle indagini che hanno svelato che la donna si appropriava del cibo della mensa e degli iPad assegnati ai ragazzi e acquistati con i fondi Ue.
Nell’esposto si descrive il clima che si respirava nella scuola, per anni citata come modello di educazione alla legalità. “Tutto questo creava nella scuola un clima di pressione. Un’atmosfera pesante a seguito della quale nessuno dei docenti contrastava la preside nelle sue decisioni”, ha raccontato l’insegnante ai carabinieri e ai pm. “Il mancato rispetto delle regole all’interno della scuola Falcone è una cosa ricorrente che spazia dalle questioni giornaliere come la gestione degli alunni e della didattica alla gestione dei progetti finanziati dall’Unione Europea”, ha raccontato La professoressa, poi trasferita in un’altra scuola, ha riferito, tra l’altro, che la dirigente visto che i ragazzi disertavano i progetti europei e temeva di perdere i fondi raccoglieva le firma ad attività concluse.