Castellammare, lavori al porto: sequestro da 2 milioni a società

Corruzione e frode nella realizzazione del porto di Castellammare del Golfo, sequestro da 2 milioni

Corruzione e frode nella realizzazione del porto di Castellammare del Golfo, sequestro da 2 milioni

Redazione  |
venerdì 14 Luglio 2023

L’esecuzione del provvedimento condurrà al sequestro delle disponibilità bancarie della società in svariati istituti di credito

I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Trapani hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo, emesso dal Gip del Tribunale di Trapani, su richiesta della locale Procura nei confronti di una società per azioni operante nel settore edile al livello nazionale, per un importo di circa 2 milioni di euro.

Il provvedimento

Il provvedimento “trae origine da uno stralcio di una complessa indagine, inizialmente diretta dalla Dda di Palermo, volta al contrasto dell’articolazione di Cosa nostra operante nel territorio di Castellammare del Golfo, che si era conclusa nel giugno 2020 con l’arresto dell’allora reggente di Cosa nostra castellammarese, insieme ad altri sodali”, dicono i carabinieri.

Le indagini

Nel corso delle indagini, “sebbene non siano emerse forme di condizionamento mafioso sui lavori di riqualificazione del porto di Castellammare del Golfo, aggiudicati alla citata ditta per 11 milioni di euro, i Carabinieri ritengono di aver documentato significativi elementi in ordine a una frode in pubbliche forniture di ingente valore economico”. Dall’indagine minuziosa e capillare degli uomini dell’Arma sarebbero emersi gravi elementi indiziari in ordine alle illecite attività perpetrate dall’allora socio di maggioranza della predetta società, dal presidente del consiglio di amministrazione dell’impresa, nonché da alcuni dipendenti della stessa e da un luogotenente della Guardia Costiera (ormai in quiescenza), tutti indagati, a vario titolo per i reati di concorso in corruzione, istigazione alla corruzione e frode in pubbliche forniture.

Il lavoro degli inquirenti

In particolare, secondo gli inquirenti, i referenti della nominata società, “resisi conto della scarsa durezza del materiale presente nel fondale marino oggetto dell’appalto, al fine di conseguire più ingenti guadagni con l’addebito all’Ente pubblico appaltante di spese non sostenute”, spiega l’Afrma, “avrebbero sostituito le rocce estratte con pietre di maggior consistenza provenienti da cave limitrofe, in quanto gli importi da incassare, secondo quanto stabilito nel contratto, erano direttamente proporzionali alla durezza delle pietre del fondale oggetto delle operazioni di scavo”. L’esecuzione del provvedimento condurrà al sequestro delle disponibilità bancarie della società in questione presso svariati istituti di credito del territorio siciliano, ubicati nelle città di Catania, Siracusa e Ragusa.

Tag:

Articoli correlati

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017