La nostra intervista al fondatore del progetto "Mbare", Antonio Molino, che ci ha raccontato tutti i segreti della sua Catania formato cartone
Da poco più di un mese una novità social ha attirato l’attenzione di tantissimi siciliani, soprattutto catanesi, che si sono ritrovati a condividere immagini in formato cartone animato di usi e costumi tipicamente siciliani nonché luoghi caratteristici che riguardano Catania e dintorni.
Si tratta di “Mbare”, una pagina social che si è fatta spazio attraverso immagini create con l’intelligenza artificiale e che spopolano sul web. In poche settimane, su Facebook, Instagram e TikTok, “Mbare” ha conquistato moltissimi sostenitori che con i loro like e commenti apprezzano questo progetto.
Chi c’è dietro la pagina “Mbare”? È la domanda alla base di questa intervista. Al fondatore di “Mbare” abbiamo dato un nome e un volto. È Antonio Molino, catanese d’origine, a far sognare migliaia di siciliani attraverso le immagini di una Catania colorata e cartoonata nella quale anche i modi di dire diventano motivo di ilarità e di valorizzazione di un territorio ricco di bellezza culturale e autentica.
La nostra intervista al fondatore di “Mbare”
Dal marketing aziendale a creator digitale. Cosa l’ha spinta a realizzare dei contenuti social a tema Catania?
Sono innamorato della mia città perché sono nato a Catania e studio e lavoro qui. Sono appassionato di tecnologia e ogni esperimento che faccio riguarda la città di Catania. Mi è piaciuto sperimentare con l’intelligenza artificiale per mostrare una Catania da favola che non si vede spesso.
Perché ha chiamato le pagine social “Mbare”?
Volevo dare una forte connotazione nostrana ossia creare un legame molto forte con la città. Potevo usare tanti nomi, ma sono andato su una parola che si usa spesso. È quasi un intercalare. È venuto molto spontaneo e credo funzioni. A livello social, quando le persone mi taggano è come se si formulasse la frase che inizia sempre con “Mbare” e risulta molto naturale.
Il miglior modo per raccontare una Catania da favola è con il cartone animato in stile Pixar. È un racconto fatato di Catania?
È nato come esperimento, un modo per giocare con queste immagini. Rispecchia ciò che non si vede tutti i giorni. Sui social viene mostrata spesso una Catania sporca e nei suoi lati negativi. Invece, per me, è importante mettere in luce cosa ci circonda e che diamo per scontato come l’Etna o le bellezze della nostra città. Vengono spesso sottovalutate, invece è bene dargli risalto e ricordarcelo.
Implicitamente, non ha una funzione turistica “Mbare”?
Si e no. Il messaggio principale lo do al cittadino che è quello che risponde meglio perché conosce gli usi e i costumi. Ironizzo molto anche con ciò che si fa a Catania. Dall’altra parte, potrebbe avere un risvolto turistico importante. Mi piacerebbe che lo avesse perché potrebbe essere un modo per attrarre più persone attraverso quelle immagini.
Rispetto all’inizio, le pagine sono notevolmente cresciute. In termini di viralità, come struttura il lavoro sulle varie pagine?
È un lavoro diversificato per ogni social. Se inizialmente i contenuti erano uguali su ogni piattaforma social, adesso mi rendo conto che ogni canale risponde diversamente e richiede un lavoro differenziato. I contenuti sono sempre quelli, ma alcuni attirano di più rispetto ad altri in base al canale che prediligo per inserirlo.
Nelle pagine social ci sono diverse rubriche. Cosa si aspetti arrivi a chi si imbatte nelle sue immagini e non è di Catania?
Mi piacerebbe notasse la bellezza di Catania. È per questo che preferisco inserire più foto legate ai luoghi tipici e caratteristici. Il pubblico che risponde meglio e che apprezza è il catanese. La pagina è nata per lui.
Le rubriche come sono nate?
Tutte in maniera spontanea. L’obiettivo era ironizzare sugli usi catanesi perché è quello che accade tra amici. Pubblico una volta al giorno e ci tengo a non essere monotono. Il pubblico risponde abbastanza bene, anzi spesso sono proprio i catanesi a darmi dei suggerimenti. È simpatico confrontarsi.
Ha destabilizzato un po’ quando ha pubblicato inizialmente le costruzioni Lego a tema Catania con Sant’Agata o lo Stadio Cibali. Credevamo tutti fossero veri.
È nato tutto per gioco, sempre come fosse un esperimento. Sarebbe bello vedere qualcosa di nostro nei vari negozi italiani e non solo monumenti internazionali o nazionali.
Il grande protagonista delle pagine è l’intelligenza artificiale, al centro del dibattito mondiale più per i contro che per i pro. Quando si è approcciato e ha capito che poteva essere una risorsa?
Mi occupo di marketing digitale, quindi ho approcciato per lavoro. È un grande aiuto per la redazione di contenuti e idee. Sono tra quelli che amano l’intelligenza artificiale perché riesce a dare un’espressione diversa di cosa vogliamo fare e può nascere qualcosa di buono. Volendo testare fino a dove si spingesse, è nato questo utilizzo diverso.
Lei non è un cervello in fuga. Cosa le dà Catania che il resto del mondo non le dà?
La famiglia che per me è la cosa principale. Negli anni ci sono state opportunità lavorative, anche migliori, ma per me è un peso solo immaginare di andare via.
Ad oggi “Mbare” nei diversi canali social vanta molti sostenitori. Quale riscontro ha avuto? Cosa le scrivono più spesso? Ha degli haters?
Davo per scontato di avere degli haters. Di solito, sono quelli contrari all’intelligenza artificiale. Ho spesso richieste sui paesi etnei o sui quartieri di Catania. Per il resto ho tanti complimenti e commenti sulla valorizzazione della bellezza di Catania.
Quale futuro immagina per il progetto “Mbare”?
È nato come esperimento per me. Il progetto in corso è cercare di essere molto più presenti su Catania nel senso che vorrei “Mbare” raggiungesse molte più persone e circolasse ancora di più. Progetti ulteriori non sono in cantiere. Sto lavorando su nuove linee di comunicazione per la pagina, nata da solo un mese. Mi piacerebbe che Vulkanino, l’elefantino simbolo di Catania, diventasse una mascotte e perché no protagonista del merchandising turistico.
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