Il Comune ha ceduto alla Regione una vasta area di terreno a Nesima per realizzare una struttura che ospiterà tutti gli uffici. Ma non era meglio riqualificare l’esistente? L’ira delle associazioni
CATANIA – Gli spazi dell’ex palazzo Esa non sono sufficienti nemmeno adesso, tanto da prevedere in alcuni casi due scrivanie per una stanza. I lavori attualmente in corso al terzo piano serviranno probabilmente a poter ospitare meglio gli uffici già ubicati in via Beato Bernardo a Catania. E, in altri casi, a concentrarli in un unico luogo.
Servirà anche a questo il Centro direzionale della Regione che sorgerà a Nesima Superiore, nell’area limitrofa all’Ospedale Garibaldi. Il progetto, di cui si era già discusso in linea teorica, ha trovato concretezza con la firma della convenzione con cui il comune cede all’Amministrazione regionale una vasta superficie di terreno nella zona nord-ovest della città, su cui sarà realizzata la struttura che ospiterà tutti i dipendenti dei dipartimenti regionali presenti nell’area urbana etnea. Così come previsto per il Capoluogo.
L’ottica portata avanti è quella “di razionalizzare e rendere più funzionali gli uffici regionali presenti nel capoluogo etneo – sottolinea il presidente della Regione, Nello Musumeci. Il Centro direzionale, all’ingresso della città, oltre a eliminare i disagi per gli utenti, consentirà un risparmio di fitti passivi per circa un milione di euro l’anno che gli uffici regionali pagano per essere ospitati in immobili privati. La Regione – prosegue Musumeci – si farà inoltre carico della realizzazione dell’opera e della riqualificazione dell’area, nel rispetto del territorio”.
Un milione di risparmio a fronte di nuovo consumo di suolo, però. Come evidenziato già da Cittainsieme e Rete Piattaforma per Librino autori, già nell’agosto 2021, di una lettera aperta indirizzata al presidente della Regione e al sindaco Pogliese. “Perché costruire nuove opere anziché riqualificare l’esistente? – si legge – Dov’è finito l’imperativo categorico del “consumo di suolo zero?”.
Per le due associazioni, la scelta ideale sarebbe stata Librino, non solo perché quartiere in cui il decentramento degli uffici amministrativi è stato sempre promesso ma raramente attuato, ma anche per la presenza di luoghi pubblici abbandonati in abbondanza. Oltre tutto, sostengono, “Nel Piano di Zona di Librino è previsto che nell’area di Viale Librino debba sorgere un Centro Direzionale per Uffici Pubblici”.
“Il quartiere – prosegue il documento – gode di una posizione strategica invidiabile, raggiungibile dal resto della città e dai Comuni dell’hinterland, sulla quale sarebbe possibile quindi investire efficacemente operando, ad esempio, decentramenti amministrativi nelle strutture abbandonate che in questo quartiere sorgono copiose e che porterebbero un notevole risparmio dei fitti passivi pagati dalle Pubbliche Amministrazioni, oltre che importanti azioni di riqualificazione del territorio”. Le associazioni avevano posto particolare attenzione poi alla caratteristica delle aree individuate caratterizzate dalle lave del 1669 sulle quali era stato individuato un potenziale parco naturalistico.
“L’area individuata dalle parti ricadrebbe in zona sottoposta a tutela del Piano Paesaggistico, dato che in quest’area insiste la colata lavica del 1669, e non edificabile secondo il Prg” – scrivevano le associazioni ma, da questo punto di vista, la Regione assicura: “Il progetto dovrà prevedere anche la tutela e la valorizzazione delle lave risalenti all’eruzione dell’Etna del 1669, presenti nell’area” – si legge nel comunicato ufficiale.