L’assessore assicura: “Interventi a breve”. Ma senza il Collettore “B” Catania resta un collo di bottiglia
CATANIA – Il tempo sta cambiando e il rischio di nubifragi, quelli che vengono definiti bombe d’acqua, con conseguenti allagamenti, si avvicina sempre più. Sono situazioni a cui Catania, purtroppo, è abituata. Ogni anno le strade si trasformano in veri fiumi in piena e le piazze in vasche da bagno. Sono molti i video online che lo testimoniano. Per non parlare delle conseguenze. Il transito ne risulta particolarmente interessato e dopo la piena si fa la conta dei danni, per strade e non solo.
Le cause sono tante e diverse: dalla eccessiva cementificazione del tessuto urbano ai pochi collegamenti con il sistema fognario, fino alle caditoie spesso ostruite e insufficienti a far defluire le piogge quando precipitano copiose. A questo si aggiunga anche la mancanza di aree “permeabili” che possano accogliere le acque scaricate dagli edifici.
Al primo posto nella “gerarchia” delle attività di manutenzione vi è senza dubbio la pulizia delle caditoie. Dentro si trova di tutto: dalle foglie alla sabbia vulcanica caduta nei giorni scorsi in città, passando per i numerosi rifiuti che alcuni cittadini barbaramente gettano attraverso le feritoie, come fossero pattumiere.
E il Comune che fa? Gli uffici – risponde al QdS l’assessore alle Manutenzioni, Giuseppe Arcidiacono – “stanno completando la programmazione per i lavori nelle caditoie che sono una delle cose più importanti per evitare allagamenti e quindi far defluire l’acqua. Ci faremo trovare pronti per affrontare ogni evenienza”.
Non è ancora chiaro quando partiranno gli interventi, ma Arcidiacono promette: “A brevissimo”. Si tratta, però, di un piccolo passo per mettere la città al riparo dai danni. Molte speranze si ripongono sul cosiddetto “Canale di gronda”, quello che viene definito anche “Collettore B” – che dovrebbe allacciare i Paesi pedemontani alla rete fognaria del capoluogo di provincia, così da evitare l’effetto imbuto su Catania – ma nonostante i roboanti annunci sull’avvio dei lavori risalgano addirittura ad oltre cinque anni fa, ci sono stati diversi intoppi e la sua realizzazione non è neanche iniziata.
“Ben sei comuni non sono collegati al nostro allacciante e questo rappresenta un grosso problema”, dice Arcidiacono. Per il progetto ci sono nel cassetto i soldi stanziati nell’ambito della programmazione nazionale per la messa in sicurezza delle città metropolitane, prevista dallo Sblocca Italia e nel nuovo Piano nazionale 2014-2020, contro il dissesto idrogeologico.
A Catania sono stati destinati circa 48 milioni di euro, esattamente il costo dei lavori in programma che prevedono due gallerie – una di 454 metri di lunghezza e l’altra di 112 metri per un costo complessivo di 40 milioni di euro – e la sistemazione, sotto il profilo idrogeologico, del torrente Cubba in cui sarà riversata l’acqua piovana proveniente dal collettore, per un costo di 8 milioni di euro.
Il progetto in possesso della città etnea era però definitivo e non esecutivo. Tutto è quindi rimasto fermo fino a quando non sono stati trovati ulteriori finanziamenti per far partire gli interventi. Non è bastato: da mesi il progetto è in mano alla Regione e si attende ancora il via libera.