Catania al centro del convegno “L’Italia vista da Sud”. Una giornata di confronto sulla situazione attuale del Mezzogiorno, voluta e promossa dalla Zona 11 Lions e che ha visto la collaborazione dell’Università di Catania, di Confindustria Catania e di vari esperti del mondo accademico ed economico. Il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, che ha ospitato l’evento, ha accolto un parterre di esperti per discutere strategie e proposte concrete per il rilancio infrastrutturale e socio-economico del Sud.
Tantissime le tematiche trattate e altrettanti gli spunti di riflessione che hanno posto al centro il Sud e in particolare proprio la Sicilia, terra ricca di risorse e di problemi.
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Il convegno e i saluti della Direttrice del DSPS
Non una scelta casuale quella della sede del convegno. Francesco Bizzini, componente del Centro Studi del Distretto Lions 108Yb Sicilia, ha infatti sottolineato l’importanza del ruolo svolto dalle Università nella formazione e nella ricerca per comprendere gli errori alla base dei problemi attuali del Sud: “L’Università gioca un ruolo fondamentale e deve incidere sul territorio. Dobbiamo rivendicare con forza il ruolo del mezzogiorno. Dobbiamo avere una progettualità, capire gli errori che sono stati fatti in passato dalla classe politica perché hanno portato ai problemi di oggi.”
“Il Sud cresce quando cresce l’Italia” sono state le parole della Prof.ssa Pinella Di Gregorio, Direttrice del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali di Catania, che ha ringraziato i presenti per aver scelto proprio il dipartimento come sede dell’incontro.
Le tematiche dell’incontro
Tra le tematiche trattate uno dei tanti problemi del sud è l’esodo dei giovani e delle eccellenze verso il nord. Elena Ciravolo, Presidente Lions Club Catania Host, ha raccontato la sua esperienza da studentessa fuori sede: “Ho vissuto da ragazza il trasferimento altrove per studiare ma poi sono rientrata. Guardo in maniera positiva e propositiva al tema. Dobbiamo agevolare la partenza e soprattutto attrarre chi vuole arrivare o restare. Non bisogna essere passivi e dobbiamo andare avanti senza avere alibi, bisogna rivedere tante cose, allargare i nostri territori. Rendiamo tutto accessibile in uscita e in entrata per permettere ai nostri giovani di fare ciò che vogliono.”
Licciardello: “Serve responsabilità e attenzione diversa verso i giovani”
Prima di dar spazio ai relatori di spicco, intervenuti nel corso del convegno, il Presidente della zona 11 Lions. Orazio Licciardello ha rivolto l’attenzione proprio ai giovani di oggi: “Dobbiamo imparare a chiedere e a pretendere dai governi e da noi stessi. Ai governi dobbiamo chiedere più attenzione, più risorse e più progettualità. Si devono creare le condizioni affinché il sud possa decollare. A noi invece dobbiamo chiedere maggiore impegno e spirito di cittadinanza. Serve responsabilità e soprattutto bisogna avere un’attenzione diversa verso i giovani. Dobbiamo offrire loro le condizioni per affrontare ciò che questa terra offre e dar loro gli strumenti per crescere e andare avanti. Devono pensare a un futuro positivo.”
Il dibattito, prof. Granata: “La tragedia del Mezzogiorno inizia tra il 1914 e il 1945”
Ad aprire il dibattito Angelo Granata, Professore Associato di Storia Contemporanea Unict, che ha tracciato un excursus storico sulla questione meridionale, un tema caldo e ancora irrisolto: “Il Sud da opportunità geopolitica, militare ed economica è diventata nel corso della storia un problema nazionale. La tragedia del Mezzogiorno inizia negli anni tra il 1914 e il 1945 non solo per le guerre ma per la politica disastrosa del Fascismo, con la battaglia del grano, le bonifiche, ma anche la risposta che diede il governo durante la crisi del ‘29. Post-Fascismo ci fu un grande investimento per il Mezzogiorno da parte dell’Italia Repubblicana prima del disastro negli anni ‘70.”
Un divario Nord – Sud incapace di essere colmato. Secondo l’ultima relazione del 2023, infatti, stando ai risultati ottenuti dall’indagine che viene svolta ogni dieci anni, è stato confermato che il divario è aumentato.
Gigante: “Produzione manifatturiera al sud è in rapporto 1 su 10 rispetto al resto della nazione”
“L’ultima relazione – ha dichiarato il direttore della Filiale della Banca d’Italia Gennaro Gigante – ci ha confermato che il divario è aumentato in tutti gli indicatori, l’unico migliorato è la digitalizzazione. Tra gli elementi di pessimismo, ad esempio, si annovera la produzione manifatturiera che al sud è in rapporto 1 su 10 rispetto al resto della nazione. Dunque, ciò che ne consegue sono meno posti di lavoro.” Un circolo vizioso che porta di conseguenza a un esodo delle risorse più qualificate e dunque a un peggioramento della classe dirigente, necessaria per le sfide da vincere. Qualcosa però si muove. Stando a quanto dichiaro nel corso del dibattito, il Sud dopo il rallentamento dell’economia a causa del Covid, ha reagito molto meglio rispetto al resto della penisola.
A preoccupare adesso sono i dati Istat. Le previsioni demografiche per il Meridione vedono fino al 2050 una diminuzione dei residenti pari al 12%. Un dato che richiede necessariamente l’intervento dei governi e soprattutto di strategie nazionali per invertire la situazione. Dal 2014 poi, in aggiunta, Catania vede un saldo naturale in negativo.
Gli interventi di Torrisi (Sac), Faraci e Berlinguer
Se è vero che la Sicilia ha un indice di resilienza migliore rispetto al resto del sud, è necessario che l’isola inizi a fare squadra, affinché il meglio del sud sviluppi il sud: “Non abbiamo le ferrovie, la velocità, le autostrade – ha dichiarato Nico Torrisi, Amministratore Delegato S.A.C. Società Aeroporto Catania Spa. – “La nostra terra ci rende difficile tutto il doppio. Bisogna trovare collaborazione e sostegno istituzionale. Realizzeremo una serie di investimenti per il nostro aeroporto nei prossimi anni ma siamo soltanto all’inizio. Sarà tutto un cantiere legato alla crescita.”
Presente al convegno anche il professor Rosario Faraci, Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese Unict che ha mostrato come gli indicatori di imprenditorialità siano in miglioramento tra i giovani e che è evidente un miglior rapporto ben-vivere. “Il vero grande problema del Sud – ha sottolineato Faraci – è la migrazione intellettuale.” E proprio sul problema della migrazione di massa ha continuato il Professor Pietro Massimo Busetta, Ordinario di Statistica Economica Unipa e componente del CdA SVIMEZ: “Abbiamo tanti passi da fare, le eccellenze esistono ma non basta e per questo la gente va via. È necessario che ci siano le condizioni migliori e anche una forza politica adeguata.”
L’Italia vista da Sud ma quale Sud? È la domanda che ha posto alla platea il professor Aldo Berlinguer, Coordinatore del Laboratorio EURISPES sulle isole e aree interne, che ha voluto fornire un quadro più ampio del problema spostandolo sulla conoscenza necessaria del Mediterraneo: “La Sicilia è l’isola più grande del Mediterraneo, siamo al centro ma al tempo stesso non lo siamo sotto tanti aspetti. Per risolvere il problema del meridione bisogna cambiare prospettiva e capire quali opportunità ci regala il Mediterraneo.”
Pogliese: “La realtà è che la Sicilia si trova in una situazione insufficiente”
Se Antonio Nicita, Membro della Commissione Parlamentare per il contrasto degli svantaggi derivanti dall’insularità, ritiene che per combattere la questione meridionale sia necessario incrementare la competitività delle nostre isole, Antonio Pogliese, Past Governatore del Distretto Lions Sicilia, ha tratto le conclusioni del convegno mettendo al centro il ruolo dell’isola.
“Ci troviamo alla quinta rivoluzione industriale con la cultura della sostenibilità, la resilienza e l’intelligenza artificiale – ha dichiarato Pogliese – Vi è mancanza del capitale umano. Catania è la capitale della logistica e ritengo che si potrebbe ipotizzare che il PIL dell’isola possa raggiungere i 100 miliardi. La realtà è che la Sicilia si trova in una situazione insufficiente.”

