CATANIA – Cinquanta milioni di euro da spendere in due anni. È l’opportunità che il Comune di Catania è chiamato a non sprecare per riqualificare il reticolo di strade che attraversa la zona industriale. I fondi, che arriveranno da fuori e non intaccheranno le casse di Palazzo degli Elefanti, sono incardinati nella convenzione che l’amministrazione Trantino ha approvato e che regola i rapporti con la Regione Siciliana. “Questo intervento rappresenta una vera svolta – ha commentato il primo cittadino Enrico Trantino – perché investire sulla zona industriale significa investire sul futuro produttivo della nostra città. Ho trattenuto la delega alla Zona Industriale fin dall’inizio del mio mandato proprio per sottolinearne l’importanza strategica per l’intera Sicilia orientale”. Trantino, che non ha mancato di ringraziare il presidente della Regione Renato Schifani e l’assessore regionale alle Attività produttive Edy Tamajo, ha ricordato come le risorse finanziarie messe a disposizione del Comune verranno investite in un’area “che da sola garantire oltre il 20 per cento del Pil dell’isola”.
Le risorse del Fondo di sviluppo e coesione per l’Etna Valley
Quella dell’Etna valley è una visione che affonda le radici nel passato e che più volte è stata al centro delle campagne elettorale sia su scala locale che nazionale. Oggi a guidare il dicastero che si occupa dello sviluppo economico del Paese è il catanese Adolfo Urso, a cui Trantino ha rivolto un pensiero sottolineando il sostegno ricevuto per far sì che il progetto di investimento nell’area industriale catanese rientrasse tra quelli da considerare nell’ambito del Fondo di sviluppo e coesione. “L’interesse crescente di molti imprenditori, attratti dall’efficienza del nostro ecosistema nei settori dei semiconduttori e dell’innovazione ha rafforzato la nostra richiesta di destinare una parte importante dei fondi a questo progetto. Siamo riusciti a ottenere il 50% dell’intero plafond riservato alle infrastrutture per le imprese”.
A livello economico, l’investimento rappresenta un’opportunità anche per quelle imprese che verranno selezionate per l’esecuzione delle opere: il progetto di massima, che dovrà essere sviluppato, prevede il rifacimento di 26 chilometri di strade in una zona che periodicamente viene colpita da allagamenti, ma anche interventi nell’ambito delle infrastrutture al servizio della gestione delle acque meteoriche e non mancano i progetti per rendere in qualche modo più accogliente l’intera area: dalle opere di forestazione al rifacimento delle aiuole, oggi perlopiù abbandonate e vittime dell’incuria.
Una trasformazione concreta dell’intera area industriale
Non è la prima volta che la zona industriale attrae risorse per la riqualificazione delle strade. Nel 2021, l’allora sindaco Pogliese salutò la possibilità di usufruire di dieci milioni di euro per il rifacimento di più arterie viarie. “Grazie a una visione condivisa tra Comune, Regione e Governo nazionale – è stato il commento dell’assessore comunale ai Lavori pubblici Sergio Parisi – diamo il via a una trasformazione concreta dell’intera area industriale. Questo intervento si aggiunge a quelli già eseguiti da Irsap e Comune, per la riqualificazione stradale, dell’illuminazione e del rischio idraulico. Oggi siamo nelle condizioni di completare questa rigenerazione”.
Ecco come il Comune gestirà gli interventi
In attesa che vengano pubblicati i bandi di gara e si capisca come il Comune deciderà di gestire il complesso degli interventi previsti dal punto di vista della scelta degli operatori economici – e dunque comprendere se e che porzione dei fondi verrà affidata tramite procedure a inviti e non tramite gare aperte – dalla convenzione stipulata con la Regione emerge che sul totale di 50 milioni di euro, 37 milioni saranno destinati all’esecuzione dei lavori e ai costi della manodopera, mentre poco meno di 1,4 milioni sono destinati allo sviluppo della progettazione e alle spese per i professionisti. Il resto saranno somme a disposizione dell’amministrazione.
A queste ultime, oltre che all’economie di gara derivanti dai ribassi, potrebbe essere necessario attingere per finanziare eventuali varianti in corso d’opera. Le varianti sono uno dei capitoli più discussi nel mondo dei lavori pubblici, in quanto spesso determinano un maggiore esborso da parte del pubblico rispetto alle cifre previste in sede progettuale. “Il beneficiario (il Comune, ndr) – si legge nel testo della convenzione – assume la diretta responsabilità dell’esecuzione dell’intervento, che deve essere realizzato in aderenza al quadro economico complessivo, al progetto ed alle eventuali variazioni che si rendesse necessario adottare, sempre che le stesse rientrino tra i tassativi casi e nei limiti previsti dalla vigente normativa”.
In merito alle varianti, viene specificato che la loro redazione deve essere preventivamente autorizzata dalla Regione. “La necessità di introdurre una variante dovrà essere tempestivamente comunicata dal beneficiario all’amministrazione regionale e, a seguito del perfezionamento della perizia, il beneficiario provvederà a trasmettere la relativa relazione, al fine di verificare la coerenza e la congruenza con gli obiettivi, le finalità e le caratteristiche del progetto originariamente finanziato”.Un passaggio non insolito nelle convenzioni tra Regione e Comuni che ricevono fondi pubblici. Così come quello della promessa di monitorare le richieste in maniera approfondita. “L’amministrazione regionale provvederà a effettuare le necessarie verifiche amministrative, contabili e tecniche volte ad accertarne l’ammissibilità e, in caso di esito negativo di tali accertamenti, procederà alla revoca parziale o totale del contributo concesso”, si legge.

