Catania, ex caserma diventa rifugio per famiglie in difficoltà - QdS

Catania, ex caserma diventa rifugio per famiglie in difficoltà

web-dr

Catania, ex caserma diventa rifugio per famiglie in difficoltà

web-dr |
giovedì 18 Marzo 2021

L’ex Caserma Moccagatta di Catania, sita in Via Minoritelli, dopo anni di abbandono è diventata da mesi rifugio per famiglie in difficoltà. Abbiamo parlato uno dei volontari che ci sta dietro.

L’ex Caserma Moccagatta di Catania, sita in Via Minoritelli, punto nevralgico del quartiere Montevergine – Idra – San Nicola, dopo anni di abbandono è diventata da mesi rifugio per famiglie in difficoltà che, in simbiosi con un gruppo di volontari, hanno dato vita al CEA – Spazio Vitale (Contrasto Emergenza Abitativa). Un progetto di ampio respiro, che Il Quotidiano di Sicilia ha voluto conoscere meglio intervistando Simone Granata, uno dei tanti volontari che lo portano avanti.

La storia del C.E.A. e la lunga lista degli immobili
pubblici abbandonati

“La storia del C.E.A. nasce la scorsa estate quando,
alcuni residenti della zona, ci segnalarono questo immobile abbandonato. Lo
stabile è circondato da un grandissimo giardino e, al nostro ingresso avvenuto
ad agosto, trovammo una quantità incredibile di sterpaglie, che viste le alte
temperature del periodo, avrebbero anche potuto causare pericolosi incendi.

Nella nostra opera di bonifica abbiamo poi rinvenuto carcasse
di animali, bottiglie e siringhe, segno dello stato di degrado in cui versava. Contestualmente
alla pulizia della struttura portata avanti da noi volontari, all’interno di
essa iniziavano a stare delle famiglie in emergenza abitativa, conosciute da
noi in quei frangenti.

L’immobile è, quindi, occupato da nuclei familiari che
ritrovandosi in emergenza a causa della terribile crisi economico-sociale che
stiamo vivendo, hanno purtroppo perso tutto. Famiglie che, in questo luogo,
hanno trovato degli appartamenti già pronti. Dalla sinergia tra volontari e
famiglie, da una volontà di comune progettualità, nasce l’idea di dare un nome
a quell’immobile, ma soprattutto l’idea di far sì che l’immobile possa
diventare punto di riferimento per il quartiere, un modello per l’intera città
di Catania. Perché, lo stabile in questione, rappresenta l’ennesima cattedrale
nel deserto dell’abbandono.

L’abbandono di beni pubblici, patrimonio del demanio, del
comune o della regione. La lista di questi edifici abbandonati è lunghissima,
non solo a Catania ma in tutta Italia. Se poi vi aggiungiamo quelli confiscati
alla mafia, ci riferiamo a diverse centinaia di stabili, la lista si allunga.
Una lista che dovrebbe ferire tutta la cittadinanza, perché nel momento in cui
c’è un immobile abbandonato, viene meno un luogo che può essere punto di
riferimento per il quartiere in cui si trova. Essendo immobili pubblici,
infatti, sui di essi si pagano tasse e vengono spesi soldi della collettività.
Una spesa che aumenterà ulteriormente nel momento in cui le istituzioni
decideranno di rimettere in funzione questa o quella struttura”.

Il progetto C.E.A.: un modello di società nel segno della
continuità storica

 “Il nostro vuole
essere un modello perché, all’interno di questa struttura, oltre agli
appartamenti esistono anche degli spazi comuni. Il modello consiste in una
struttura pubblica, abbandonata da anni, rimessa in funzione da famiglie in
emergenza economica e abitativa, insieme a volontari che svolgono già attività
culturali, solidali e sociali. In questa sinergia si realizza, quindi, una
microsocietà dentro lo stabile. Vogliamo creare all’interno e, in maniera
organica intorno ad esso, un modello di società. Vogliamo esprimere la nostra
visione di una società che tende la mano, che produce e che coopera. Le
famiglie in emergenza abitativa insieme ai volontari, desiderosi di fare del
bene per la cittadinanza. Mettendo insieme questi elementi si crea un modello
di società, idealmente opposto a quella visione tristissima portata avanti con
la creazione di quartieri popolari, che sono poi diventati dei veri e propri
ghetti. L’isolamento e la criminalità si sconfiggono anche in questo modo.
Attraverso la creazione di strutture che offrano un alloggio a chi ne ha
bisogno, e spazi comuni gestiti da volontari per iniziative rivolte alla città.
Ad esempio noi abbiamo già predisposto l’allestimento di una palestra,
individuato e raccolto oltre cento libri per allestire una biblioteca e stiamo
curando il giardino”.

“Quando sarà possibile riaprire in sicurezza, infatti, vorremmo
svolgere mostre e proiezioni cinematografiche all’aperto. Inoltre c’è anche la
volontà di svolgere attività di promozione culturale all’interno del quartiere,
invitando la cittadinanza a visitare gli stupendi siti archeologici che si
trovano nei pressi della struttura. Penso all’Odeon, al Tetro Greco, alle Terme
della Rotonda. Insomma, c’è anche il senso di continuità che va dalla
fondazione di Catania ad oggi.

L’obiettivo della nostra missione è anche quello di far
conoscere, alla cittadinanza, tutte quelle bellezze di cui è circondata, ma che
praticamente ignora anche camminandovi accanto. Sarebbe facile attribuire le
colpe di tutto ciò ad un sistema, ma noi non vogliamo farlo. Noi siamo
responsabili ed abbiamo buon senso, capiamo la necessità di riavvicinare la
gente alla bellezza, alla cultura. La nostra presenza in quei luoghi è rivolta
anche a questo, vogliamo essere dei volontari per la cultura e per la città. Il
modello che vogliamo esprimere passa anche da questo.

Sostenendo queste famiglie, occupanti dell’ex Caserma
Moccagatta, noi non vogliamo compiere un atto di disobbedienza, vogliamo
costruire un atto di cittadinanza. Li sosteniamo perché crediamo che,
all’interno di questa struttura, si possa esprimere una progettualità. Una
struttura da ridare alla città, visto che si trova in un importante sito
storico. Un luogo che fu simbolo della rinascita di Catania dopo i terribili
eventi del ‘600 che la rasero al suolo. Questo valore simbolico, per noi, è
molto importante, visto che anche oggi c’è l’esigenza di risollevarsi”.

Il timore dello sgombero e gli ultimi sviluppi

“Puntiamo ad avviare un tavolo di trattativa con
l’ufficio del demanio per regolarizzare la nostra permanenza e quella delle
famiglie, ma anche per ridare dignità all’immobile. Pare che per alcuni anni
sia stato affidato, gratuitamente, ad una cooperativa sociale che, però, non ha
svolto nessuna iniziativa sociale, ma lo hai poi affittato, per scopi di lucro,
all’Università di Catania.

Nei giorni scorsi si sono presentati due assistenti
sociali del Comune, accompagnati ovviamente dalla Forze dell’Ordine per fare un
sopralluogo e per censire gli abitanti dell’immobile. Il tutto si è svolto in
un clima sereno, le famiglie hanno spiegato i loro problemi e gli assistenti
sociali hanno potuto constatare le condizioni di vita dei residenti. Hanno
visto che i residenti hanno la spesa con il marchio CEA, cioè fatta da noi
volontari. Inoltre hanno potuto constatare che le condizioni di vita sono
ottime: bambini e ragazzi hanno tutto e frequentano la scuola, le famiglie
hanno l’acqua calda, il riscaldamento, l’aria condizionata. Oggi vivono in
maniera dignitosa.

La visita si è conclusa ed è stato proposto loro un alloggio
temporaneo, che è stato ovviamente rifiutato perché non si tratta di soluzioni
definitive e perché, nel giro di pochi mesi, ci sarebbe il rischio di finire di
nuovo senza casa. Non abbiamo avuto più nessuna notizia, nemmeno dalla Guardia
di Finanza che, secondo quanto appreso dalla stampa, vorrebbe farci una
foresteria. Con il comando delle fiamme gialle, al momento, non abbiamo alcun
contatto. Chiunque volesse avviare pratiche di sgombero dovrà passarsi una mano
sulla coscienza, perché qui abitano delle famiglie ma si dovrà anche assumere
la responsabilità di ciò che potrà accadere se l’immobile sarà nuovamente
lasciato vuoto. Senza alcuna soluzione immediata c’è il forte rischio che venga
depredato”.

Vittorio Sangiorgi

Tag:

Articoli correlati

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017