Catania

Catania, ex caserma diventa rifugio per famiglie in difficoltà

L’ex Caserma Moccagatta di Catania, sita in Via Minoritelli, punto nevralgico del quartiere Montevergine – Idra – San Nicola, dopo anni di abbandono è diventata da mesi rifugio per famiglie in difficoltà che, in simbiosi con un gruppo di volontari, hanno dato vita al CEA – Spazio Vitale (Contrasto Emergenza Abitativa). Un progetto di ampio respiro, che Il Quotidiano di Sicilia ha voluto conoscere meglio intervistando Simone Granata, uno dei tanti volontari che lo portano avanti.

La storia del C.E.A. e la lunga lista degli immobili pubblici abbandonati

“La storia del C.E.A. nasce la scorsa estate quando, alcuni residenti della zona, ci segnalarono questo immobile abbandonato. Lo stabile è circondato da un grandissimo giardino e, al nostro ingresso avvenuto ad agosto, trovammo una quantità incredibile di sterpaglie, che viste le alte temperature del periodo, avrebbero anche potuto causare pericolosi incendi.

Nella nostra opera di bonifica abbiamo poi rinvenuto carcasse di animali, bottiglie e siringhe, segno dello stato di degrado in cui versava. Contestualmente alla pulizia della struttura portata avanti da noi volontari, all’interno di essa iniziavano a stare delle famiglie in emergenza abitativa, conosciute da noi in quei frangenti.

L’immobile è, quindi, occupato da nuclei familiari che ritrovandosi in emergenza a causa della terribile crisi economico-sociale che stiamo vivendo, hanno purtroppo perso tutto. Famiglie che, in questo luogo, hanno trovato degli appartamenti già pronti. Dalla sinergia tra volontari e famiglie, da una volontà di comune progettualità, nasce l’idea di dare un nome a quell’immobile, ma soprattutto l’idea di far sì che l’immobile possa diventare punto di riferimento per il quartiere, un modello per l’intera città di Catania. Perché, lo stabile in questione, rappresenta l’ennesima cattedrale nel deserto dell’abbandono.

L’abbandono di beni pubblici, patrimonio del demanio, del comune o della regione. La lista di questi edifici abbandonati è lunghissima, non solo a Catania ma in tutta Italia. Se poi vi aggiungiamo quelli confiscati alla mafia, ci riferiamo a diverse centinaia di stabili, la lista si allunga. Una lista che dovrebbe ferire tutta la cittadinanza, perché nel momento in cui c’è un immobile abbandonato, viene meno un luogo che può essere punto di riferimento per il quartiere in cui si trova. Essendo immobili pubblici, infatti, sui di essi si pagano tasse e vengono spesi soldi della collettività. Una spesa che aumenterà ulteriormente nel momento in cui le istituzioni decideranno di rimettere in funzione questa o quella struttura”.

Il progetto C.E.A.: un modello di società nel segno della continuità storica

 “Il nostro vuole essere un modello perché, all’interno di questa struttura, oltre agli appartamenti esistono anche degli spazi comuni. Il modello consiste in una struttura pubblica, abbandonata da anni, rimessa in funzione da famiglie in emergenza economica e abitativa, insieme a volontari che svolgono già attività culturali, solidali e sociali. In questa sinergia si realizza, quindi, una microsocietà dentro lo stabile. Vogliamo creare all’interno e, in maniera organica intorno ad esso, un modello di società. Vogliamo esprimere la nostra visione di una società che tende la mano, che produce e che coopera. Le famiglie in emergenza abitativa insieme ai volontari, desiderosi di fare del bene per la cittadinanza. Mettendo insieme questi elementi si crea un modello di società, idealmente opposto a quella visione tristissima portata avanti con la creazione di quartieri popolari, che sono poi diventati dei veri e propri ghetti. L’isolamento e la criminalità si sconfiggono anche in questo modo. Attraverso la creazione di strutture che offrano un alloggio a chi ne ha bisogno, e spazi comuni gestiti da volontari per iniziative rivolte alla città. Ad esempio noi abbiamo già predisposto l’allestimento di una palestra, individuato e raccolto oltre cento libri per allestire una biblioteca e stiamo curando il giardino”.

“Quando sarà possibile riaprire in sicurezza, infatti, vorremmo svolgere mostre e proiezioni cinematografiche all’aperto. Inoltre c’è anche la volontà di svolgere attività di promozione culturale all’interno del quartiere, invitando la cittadinanza a visitare gli stupendi siti archeologici che si trovano nei pressi della struttura. Penso all’Odeon, al Tetro Greco, alle Terme della Rotonda. Insomma, c’è anche il senso di continuità che va dalla fondazione di Catania ad oggi.

L’obiettivo della nostra missione è anche quello di far conoscere, alla cittadinanza, tutte quelle bellezze di cui è circondata, ma che praticamente ignora anche camminandovi accanto. Sarebbe facile attribuire le colpe di tutto ciò ad un sistema, ma noi non vogliamo farlo. Noi siamo responsabili ed abbiamo buon senso, capiamo la necessità di riavvicinare la gente alla bellezza, alla cultura. La nostra presenza in quei luoghi è rivolta anche a questo, vogliamo essere dei volontari per la cultura e per la città. Il modello che vogliamo esprimere passa anche da questo.

Sostenendo queste famiglie, occupanti dell’ex Caserma Moccagatta, noi non vogliamo compiere un atto di disobbedienza, vogliamo costruire un atto di cittadinanza. Li sosteniamo perché crediamo che, all’interno di questa struttura, si possa esprimere una progettualità. Una struttura da ridare alla città, visto che si trova in un importante sito storico. Un luogo che fu simbolo della rinascita di Catania dopo i terribili eventi del ‘600 che la rasero al suolo. Questo valore simbolico, per noi, è molto importante, visto che anche oggi c’è l’esigenza di risollevarsi”.

Il timore dello sgombero e gli ultimi sviluppi

“Puntiamo ad avviare un tavolo di trattativa con l’ufficio del demanio per regolarizzare la nostra permanenza e quella delle famiglie, ma anche per ridare dignità all’immobile. Pare che per alcuni anni sia stato affidato, gratuitamente, ad una cooperativa sociale che, però, non ha svolto nessuna iniziativa sociale, ma lo hai poi affittato, per scopi di lucro, all’Università di Catania.

Nei giorni scorsi si sono presentati due assistenti sociali del Comune, accompagnati ovviamente dalla Forze dell’Ordine per fare un sopralluogo e per censire gli abitanti dell’immobile. Il tutto si è svolto in un clima sereno, le famiglie hanno spiegato i loro problemi e gli assistenti sociali hanno potuto constatare le condizioni di vita dei residenti. Hanno visto che i residenti hanno la spesa con il marchio CEA, cioè fatta da noi volontari. Inoltre hanno potuto constatare che le condizioni di vita sono ottime: bambini e ragazzi hanno tutto e frequentano la scuola, le famiglie hanno l’acqua calda, il riscaldamento, l’aria condizionata. Oggi vivono in maniera dignitosa.

La visita si è conclusa ed è stato proposto loro un alloggio temporaneo, che è stato ovviamente rifiutato perché non si tratta di soluzioni definitive e perché, nel giro di pochi mesi, ci sarebbe il rischio di finire di nuovo senza casa. Non abbiamo avuto più nessuna notizia, nemmeno dalla Guardia di Finanza che, secondo quanto appreso dalla stampa, vorrebbe farci una foresteria. Con il comando delle fiamme gialle, al momento, non abbiamo alcun contatto. Chiunque volesse avviare pratiche di sgombero dovrà passarsi una mano sulla coscienza, perché qui abitano delle famiglie ma si dovrà anche assumere la responsabilità di ciò che potrà accadere se l’immobile sarà nuovamente lasciato vuoto. Senza alcuna soluzione immediata c’è il forte rischio che venga depredato”.

Vittorio Sangiorgi