Catania, giallo sul via libera al termovalorizzatore privato - QdS

Catania, giallo sul via libera al termovalorizzatore privato

Catania, giallo sul via libera al termovalorizzatore privato

Simone Olivelli  |
martedì 19 Marzo 2024

In ballo il progetto di Si Energy che “rischia di scombinare” i piani della Regione. Il presidente della Commissione tecnica specialistica, Gaetano Armao, al QdS: “Il parere deve essere ancora emesso”

CATANIA – Un passo avanti, ma verso dove? La domanda non sorge spontanea, si forma a poco a poco parlando a microfoni rigorosamente spenti con chi il settore dei rifiuti in questi anni ha imparato a conoscerlo. Tanto per quello accade sui territori, negli impianti che in Sicilia spesso sono in mano ai privati e non poche volte finiscono per avere problemi, quanto nei palazzi in cui gli stessi impianti ci finiscono sotto forma di documenti. È il caso, per esempio, delle valutazioni degli impatti ambientali.

Negli ultimi giorni, la novità è rappresentata dal parere favorevole – seppure subordinato al rispetto di 14 prescrizioni – che la commissione tecnico-specialistica, presieduta da Gaetano Armao, ha rilasciato venerdì scorso al progetto di Si Energy, società che fa parte della galassia di AlfaAcciai e che a Catania vorrebbe realizzare un termovalorizzatore. Attorno al parere si è creato un piccolo giallo.

Parere favorevole al progetto del termovalorizzatore di Si Energy

Negli ultimi giorni, la novità è rappresentata dal parere favorevole – seppure subordinato al rispetto di 14 prescrizioni – che la commissione tecnico-specialistica, presieduta da Gaetano Armao, ha rilasciato venerdì scorso al progetto di Si Energy, società che fa parte della galassia di AlfaAcciai e che a Catania vorrebbe realizzare un termovalorizzatore. Attorno al parere si è creato un piccolo giallo.

Il documento, formalmente un parere istruttorio conclusivo, al momento non è stato caricato sul portale regionale, ma ha iniziato a circolare tra le chat suscitando non poco fastidio da parte dei vertici dell’organismo. “Il parere definitivo non può in alcun modo considerarsi ancora emesso”, si legge in una nota divulgata dopo la pubblicazione di un articolo da parte di Repubblica. Nel comunicato si sottolinea che l’iter è ancora in corso: “La questione è oggetto di valutazioni tecnico-giuridiche”.
A ciò oggi si aggiungono i retroscena, confermati a questa testata da più fonti, riguardanti lo svolgimento della seduta del 15 marzo. “Più di un componente della commissione – rivela una fonte – al momento di avviare la discussione sul progetto di Si Energy, si è alzato e si è allontanato. Mentre tra chi è rimasto c’è chi ha provato a ricorrere all’astensionismo”. Tra coloro che non ha preso parte alla riunione, allontanandosi, c’è anche Armao. “Perché consigliere giuridico del presidente (Schifani, ndr) che è commissario in materia di rifiuti”, spiega il presidente della Cts contattato dal QdS. Armao non ha specificato se tale posizione si riproporrà da qui in avanti per tutte le procedure in materia di rifiuti, mentre ha tenuto a sottolineare che “il parere deve essere ancora emesso”.

Dal documento uscito dalla commissione venerdì scorso, però, si legge chiaramente che la commissione “esprime parere favorevole alla procedura di Via” a condizione “che si ottemperi al seguente quadro prescrittivo”. Una formula rituale nei lavori della Cts, con cui si chiede al soggetto titolare del progetto di apportare accorgimenti e integrazioni per poi arrivare al rilascio dell’autorizzazione da parte della Regione. Stanti così le cose, è naturale chiedersi cosa abbia spinto l’organismo di consulenza del governo Schifani a intervenire, ricordando che si tratta di un iter in corso avviato “da tempo e ancora in corso di svolgimento a fronte del mutato quadro normativo”.

Un possibile motivo è ricavabile dalla stessa nota in cui si ricorda che al vaglio ci sono “modifiche normative e di pianificazione”, come per esempio, viene riportato nel comunicato, l’aggiornamento del piano regionale dei rifiuti che “già prevede un minore dimensionamento degli impianti”. Tuttavia, proprio la questione del flusso di rifiuti che Si Energy vorrebbe gestire – 555mila tonnellate all’anno provenienti da 250 Comuni – è una delle criticità che nel 2021, all’epoca in cui la Cts era guidata da Aurelio Angelini, era stata sottoposta alla ditta riconducibile ai magnati dell’acciaio Stabiumi e Lonati. “Si ritiene riscontrata la criticità”, si legge nel parere della settimana scorsa. Formula, questa, con cui la Cts accoglie i chiarimenti forniti dal proponente. A riguardo la tesi di Si Energy è che in Sicilia esista un fabbisogno tale da considerare le dimensioni dell’impianto adeguate; anche se tale valutazione è fatta sulla scorta di dati abbastanza datati: entrambi in possesso di Ispra, fanno riferimento al 2019 per quanto riguarda i rifiuti solidi urbani e al 2014 per quelli speciali.

La mancanza di una pianificazione aggiornata è il principale convitato di pietra in questa storia: la legge impone che i progetti siano autorizzati se rientrano nel piano di gestione regionale e in quello dell’ambito in cui l’impianto dovrebbe sorgere. Al momento, però, la Sicilia ne ha uno regionale che risale al 2021 e che per espressa ammissione del governo Schifani dovrà essere aggiornato per descrivere, in maniera dettagliata, il fabbisogno da soddisfare con i termovalorizzatori; mentre quelli d’ambito, di competenza delle Srr, sono ancora più vecchi. Sul punto, la Cts tra le prescrizioni date a Si Energy ha introdotto quella concernente l’acquisizione del nulla osta dell’autorità d’ambito. “Una scelta irrituale, la compatibilità con il piano d’ambito dovrebbe essere un prerequisito per andare avanti nella valutazione”, commenta la fonte al QdS. A criticare le indiscrezioni ieri è stato anche l’ex deputato regionale Giampiero Trizzino, oggi consulente ambientale del M5s: “Mi domando come la Cts possa esprimersi in assenza di un piano regionale dei rifiuti aggiornato. Ciò significa che mancano i dati di base per poterne soltanto parlare, figuriamoci approvarli”.

Una cosa è certa, se il progetto proposto da Si Energy dovesse andare avanti e concludersi con l’autorizzazione alla costruzione, al governo Schifani toccherebbe rivedere i propri piani. In questi mesi, il governatore, a dispetto di chi ritiene l’intento sarebbe in contrasto con le disposizioni a livello comunitario, ha affermato di voler attingere ai fondi europei per finanziare con 800 milioni due termovalorizzatori, la cui costruzione dovrebbe inevitabilmente passare da una procedura di gara pubblica. Con l’autorizzazione in mano a Si Energy, che sarebbe chiamata a finanziare da sé l’intero investimento, al governo regionale rimarrebbe soltanto di occuparsi dell’impianto che dovrebbe sorgere a Palermo. Sulla carta una buona notizia per le casse pubbliche.

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