CATANIA – Quando nei giorni scorsi le fiamme sono divampate all’interno del centro fieristico le Ciminiere, causando danni che ancora non è possibile quantificare e pregiudicando le attività già programmate per il prossimo anno, in molti si sono chiesti se il fuoco potesse raggiungere il cantiere allestito appena poco più distante per la realizzazione dei nuovi uffici giudiziari di Catania. Così fortunatamente non è stato. Le buone notizie, tuttavia, in qualche modo finiscono qui. I lavori, che in origine sarebbero dovuti concludersi entro l’estate appena passata per poi rinviare il traguardo alla prossima, sembrano destinati a subire ulteriori ritardi.
La notizia è stata appresa dal Quotidiano di Sicilia da fonti qualificate e riporta l’attenzione sulla progettazione dell’opera, già messa in discussione a suo tempo da comitati e associazioni ambientaliste per la decisione di costruire la cittadella in viale Africa, in una zona già caratterizzata da elevato traffico e rinunciando all’unico affaccio sul mare. Una polemica che all’epoca ebbe strascichi anche giudiziari, con ricorsi al Tar che poi non hanno dato ragione agli attivisti, secondo i quali sarebbe stato meglio cogliere l’opportunità per investire in uno dei quartieri satelliti della città, come Librino.
In ogni caso il progetto – affidato dalla Regione, al termine di un concorso di idee, al gruppo di professionisti formato da Studio Associato Cibinel-Laurenti-Martocchia, Studio Associato Stancanelli Russo Associati, Comma Engineering Società d’Ingegneria Cooperativa, Ing. Claudio Consoli, Ing. Melita Pennisi, Geol. Salvatore Palillo, Ing. Rosario Rosso – è stato sin da subito oggetto di rilievi di natura tecnica da parte dell’impresa esecutrice dei lavori, la Ingegneria Costruzioni Colombrita.
Nel mirino sono finite prima alcune carenze nelle previsioni dei quantitativi di roccia sottostanti l’area di cantiere e poi la necessità di intervenire con l’integrazione di interventi strutturali. Osservazioni che sono state accolte dalla direzione dei lavori e che hanno portato, con il bene stare del Genio civile, all’approvazione di due varianti in corso d’opera che hanno avuto come prima conseguenza quella di aumentare la spesa pubblica: al contratto da oltre 25 milioni stipulato in prima battuta, sono stati aggiunti in totale circa quattro milioni di euro. Conti alla mano, ciò ha determinato il quasi azzeramento del margine che derivava dal ribasso d’asta – 18,33 per cento – che era stato presentato da Colombrita in sede di gara. Una promessa di risparmio che aveva contribuito a determinare la graduatoria finale ma che poi non è stata mantenuta.
Il progetto sarebbe lacunoso in una serie di aspetti
Nonostante ciò, ancora oggi non tutto sembra essere a punto. A tenere banco in questi ultimi mesi è stata una tematica non secondaria: il progetto, infatti, sarebbe lacunoso in una serie di aspetti che tirano in ballo la stessa funzionalità dell’immobile destinato a ospitare attività giudiziarie. Nello specifico, a mancare sarebbero alcune previsioni relative al sistema di controllo dei varchi di accesso e più in generale alla sicurezza di alcune aule. Inoltre, ci si è accorti dell’esistenza di problematiche inerenti gli impianti per la comunicazione audio interna e la diffusione sonora. L’argomento, stando a quanto risulta a questa testata, è stato discusso anche all’interno del collegio consultivo tecnico, l’organismo a cui il codice dei contratti assegna il compito di affrontare e risolvere le controversie di natura tecnica e giuridica nell’esecuzione delle opere pubbliche.
Potrebbe essere necessario indire altri appalti separati
Dal confronto tra le parti è venuta fuori la possibilità di coinvolgere il ministero di Giustizia per chiedere un parere su come superare le criticità. Al momento, infatti, le opzioni sul tavolo sono due: intervenire adesso con dei correttivi, per i quali potrebbe essere necessario indire appalti separati, in modo da far sì che l’opera venga consegnata già funzionale oppure procedere con gli attuali lavori e poi intervenire in un secondo momento. In quest’ultimo caso, il rischio che si correrebbe sarebbe quello di dover rimettere mano a impianti e opere edili appena realizzate.
In attesa di capire quale opzione avrà la meglio, l’unica cosa certa è che è impensabile completare l’opera entro agosto 2026. Ulteriori previsioni ufficiali non ce ne sono, ma c’è già chi ragiona sul fatto che prima della fine del prossimo anno nessun nastro potrà essere tagliato.

