Quasi due ore di spettacolo e grandi applausi per la prima de “L’Avaro”, andata in scena al teatro Abc di Catania. Una commedia che ha intrattenuto e fatto divertire l’intera sala nella trasposizione, in chiave siciliana, dell’opera di Molière.
Rappresentata per la prima volta a Parigi il 9 settembre 1668, è una delle più famose e amate dell’autore francese che indaga le debolezze umane e l’ossessione per il denaro con ironia. Un’opera che fa sorridere ma anche riflettere.
Enrico Guarnieri è protagonista: veste i panni di Arpagone
A interpretare i panni dell’avaro protagonista Arpagone è Enrico Guarneri che ha saputo rendere il suo personaggio quasi grottesco nella spasmodica ricerca di ricchezze e denaro. Un misto tra ilarità e goliardia che ha reso Arpagone un uomo senza sentimenti ed emozioni al di fuori dell’amore per il Dio denaro e per la sua “cassettina” per la quale avrebbe sacrificato di tutto, persino la felicità dei suoi figli. Nonostante infatti la sua grande ricchezza, viveva in povertà senza lusso o vizi, insensibile a tutto, anche alla morte dei suoi cavalli per fame. Attorno a lui un vivace coro di personaggi come Donna Frosina, interpretata magistralmente da Emauela Muni o dal cuoco e cocchiere Mastro Giacomo (Mario Opinato).
Misura e sensibilità nella regia di Guglielmo Ferro
La regia di Guglielmo Ferro accompagna il testo di Molière con misura e sensibilità, lasciando emergere il ritmo, l’ironia e la ricchezza dei personaggi. L’allestimento di Salvo Manciagli mette in risalto la forza senza tempo e senza luogo della commedia, rendendola ancora oggi di grande attualità.
Se la commedia inizia in italiano, sarà il dialetto a farla da padrone per tutta la rappresentazione spezzata poi anche da due battute in francese per creare un ponte con la sceneggiatura originaria. Interessante a metà commedia anche l’utilizzo di un cannocchiale in una sorta di rottura della quarta parete alla ricerca dell’interazione con il pubblico.
Arpagone ha infatti paura che dietro ogni persona possa celarsi un ladro e controlla la sala per togliersi ogni dubbio. Ma questa interazione si presenterà anche più tardi quando darà vita a un monologo rivolto proprio agli spettatori in sala per cercare il ladro della sua famosa “cassettina”.
La storia de L’Avaro
La storia ruota attorno ad Arpagone e i suoi figli, Elisa e Cleante, interpretati da Nadia De Luca e Liborio Natali. La commedia si apre con le confidenze tra i due fratelli che confessano il loro amore rispettivamente per Valerio, un giovane di buona famiglia che si è fatto assumere come servitore di Arpagone per stare vicino a Elisa, e Donna Marianna.
I due si convincono a rivelare tutto al padre nel tentativo di avere il consenso per il doppio matrimonio ma quando provano a farlo scoprono le intenzioni di Arpagone. Quest’ultimo infatti era ossessionato dal denaro e voleva arricchirsi dal matrimonio dei figli, quindi non poteva permettere che i due sposassero due persone senza ricchezze. A quel punto comunica la sua volontà di sposare Donna Marianna e di combinare i matrimoni dei figli, dando in moglie Elisa ad un uomo anziano ma ricco di nome Anselmo mentre il figlio Cleante a una vedova ricchissima.
Convinto della sua decisione, Arpagone organizza un pranzo per invitare e conoscere donna Marianna durante il quale subisce il furto dell’unica cosa di suo interesse e amore: una “cassettina” contenente tutti i suoi beni e la sua ricchezza. Nel corso delle indagini si scopre che Valerio era in realtà il figlio di un nobile spagnolo, fratello di Donna Marianna e che il ricco Anselmo era il loro padre, tutti sopravvissuti a un naufragio che li aveva divisi e fatti credere morti. La commedia si conclude con la restituzione della famosa “cassettina” ad Arpagone in cambio del consenso per i matrimoni dei figli con le rispettive persone amate. Il tutto a spese di Don Anselmo.
In scena tutti i fine settimana fino al 23 novembre all’Abc
In scena al Teatro Abc tutti i weekend fino al 23 novembre, “L’Avaro” di Molière in chiave siciliana è uno spettacolo imperdibile per indagare in profondità ma con un tocco di satira, ironia e originalità, le debolezze dell’uomo.
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