Home » Catania, medicina territoriale tutta da riprogrammare

Catania, medicina territoriale tutta da riprogrammare

Catania, medicina territoriale tutta da riprogrammare

Franco Luca (direttore Dip. Attività territoriali Asp Ct): “Grave carenza di organico e specialisti e troppe criticità in estate. Serve gestione razionale delle prenotazioni”

CATANIA – L’organico ridotto all’osso e le lunghe liste di attesa mettono a dura prova il sistema sanitario. Una situazione che accomuna molte realtà, compresa Catania dove a risentirne è anche la medicina territoriale. Una soluzione potrebbe essere la programmazione, innanzitutto, e la collaborazione a tutti i livelli, per “governare” il paziente nelle varie fasi della patologia e non intasare il Cup, gravando spesso su chi avrebbe maggior bisogno.

Ne è convinto Franco Luca, direttore del dipartimento attività territoriali dell’Asp di Catania. “La medicina territoriale ha una serie di problematiche che sconta – afferma – tra cui una normativa ormai superata e la questione dell’organico. Noi lavoriamo con una specialistica ambulatoriale in convenzione – continua Luca – e scontiamo anche qui la carenza di specialisti, con difficoltà enormi. Prima ce n’erano in abbondanza, per cui quando si assentava qualcuno, ce n’era pronto un altro per sostituirlo. Adesso non è così – prosegue: oggi navighiamo in cattivissime acque da questo punto di vista perché non appena uno specialista si assenta per qualsiasi ragione, malattia, un incidente o le ferie, ci ritroviamo senza nessuno”.

L’unica soluzione, per il direttore Luca, sarebbe la programmazione puntuale, che tenga conto delle peculiarità dei mesi estivi in cui questa problematica è più evidente. “Ritengo che debbano fa essere fatti dei piani anche in funzione di questo aspetto, programmando le attività in base al personale per quel che riguarda i mesi estivi – spiega il medico. Non si può arrivare all’improvviso, disorganizzati di fronte a un fenomeno che sappiamo che si presenterà. Insomma le prenotazioni dovrebbero prevedere che nei mesi di luglio e agosto, ad esempio, il sistema soffre di più, dal punto di vista organizzativo, che nei mesi di gennaio o febbraio”.

Una programmazione puntuale e tempestiva, dunque, potrebbe migliorare le prestazioni stesse secondo Luca. “Perché se no – aggiunge – scatta il meccanismo delle liste d’attesa”.

Un altro dei problemi da affrontare, secondo il professionista – è il sistema di prenotazione. “Ritengo che sia ormai superata l’idea di prenotare sine die, una Tac a 8 o 10 mesi di distanza ad esempio. Il cittadino, di fronte a questi tempi, il più delle volte ha provveduto a farsi esame in un altro modo. E questo crea due danni: la prenotazione rimane attiva in quello slot, e ovviamente il danno di immagine”.

Una delle soluzioni suggerite da Luca è quello di coinvolgere i medici di famiglia, gli specialisti ambulatoriali è tutto il sistema, “e fare in modo – sottolinea – non solo che tutto quanto richiesto sia appropriato, ma che sia anche governato. Mi spiego meglio: il paziente non è di un medico e basta, è del Sistema sanitario nazionale. Questo significa che il paziente non deve girare per ottenere prestazioni necessarie, ma deve essere guidato da chi sa dove c’è posto, quando serve realmente una determinata prestazione. Occorre accompagnare il paziente, secondo Luca. per evitare anche che si cerchi la scorciatoia.

“Magari facendosi mettere urgente sulla ricetta – dice ancora: ma così si va a colpire chi ha veramente bisogno”. La collaborazione con i medici di famiglia sta già avvenendo, spiega ancora il direttore che dà i numeri, per spiegare meglio il suo pensiero. “Io ho fatto un’analisi su Catania – spiega: nella provincia etnea abbiamo circa 650.000 pazienti con almeno un’esenzione per patologia. Sono tutti pazienti che andrebbero monitorati da un punto di vista sanitario per le patologie che hanno”.

“Se questo lavoro lo facciamo bene e lo facciamo insieme, come prevede il Pnrr, possiamo costruire dei percorsi per cui questa gente venga presa in carico ed esca dal Cup. Se la stessa cosa avvenisse anche nelle aziende ospedaliere e in tutti i luoghi dove c’è la presa in carico del paziente – conclude – forse riusciremo a governare il sistema”.