Da Catania a Messina, stallo per i “Pudm” - QdS

Da Catania a Messina, stallo per i “Pudm”

Da Catania a Messina, stallo per i “Pudm”

Roberto Greco  |
venerdì 01 Settembre 2023

Il 31/12 scadono le concessioni balneari, ma intanto alcuni Comuni non hanno neanche i Piani urbani del demanio marittimo. L’assessore messinese Caminiti: "Siamo in attesa di un parere dalla Regione"

CATANIA – Come una spada di Damocle, le concessioni balneari scadranno il prossimo 31 dicembre. Il poco tempo che rimane rischia di non essere sufficiente per trovare soluzioni efficaci che salvaguardino sia il rispetto della normativa esistente sia le necessità imprenditoriali di chi, nella regione, si occupa di turismo. A questo proposito ogni amministrazione comunale deve mettere a punto un Piano di Utilizzo delle aree Demaniali Marittime, il cosiddetto Pudm, presentando un documento di gestione regionale del demanio marittimo, finalizzato a programmare l’utilizzo del litorale marino e a disciplinarne gli usi sia per finalità pubbliche, sia per l’esercizio di attività connesse alla libera iniziativa, preservandone le bellezze e puntando alla sua valorizzazione turistico-ricreativa.

Esistono specifiche disposizioni sul rilascio delle concessioni di beni demaniali e sull’esercizio diretto delle funzioni amministrative in materia di demanio marittimo in Sicilia. In particolare l’art.4 della legge regionale 15/2005 vincola il rilascio delle concessioni all’approvazione dei Pudm da parte dei comuni, anche se una disposizione transitoria consentiva una deroga a tale principio nelle more della conclusione dell’iter amministrativo di approvazione del piano. A ciò si aggiunge la direttiva n.2006/123/CE del Parlamento europeo, nota come Direttiva Bolkestein, che è nata al fine di eliminare le barriere allo sviluppo del settore dei servizi tra gli Stati membri, garantendone una crescita sostenibile che rafforzi ancora di più l’integrazione tra i cittadini della Comunità e migliori il tenore e la qualità della vita dei cittadini e lavoratori anche attraverso la semplificazione delle procedure amministrative.

Ma qual è lo stato dell’arte dei Pudm?

Come si stanno organizzando le amministrazioni comunali? “Seppur insediati da pochi mesi, un atto propedeutico per risolvere la questione sollevata anche dalle direttive europee Bolkestein relativamente alle autorizzazioni per i lidi – ha dichiarato al QdS l’Assessore al Mare del Comune di Catania Andrea Guzzardi – è stato quello di mettere mano al Pudm al fine di capire perché il lavoro del commissario ad acta non sia mai stato discusso in Consiglio e quindi decollato. Proprio in queste settimane, con il Sindaco Trantino e il vice Sindaco La Greca che è anche Assessore all’Urbanistica, siamo al lavoro per dare, in brevissimi termini, risposta a questo piano al fine di poterlo presentare anche se il lavoro dovrà essere rivisto perché l’incarico di commissario ad acta deve essere rinnovato, e di questo se ne sta occupando l’assessorato competente, quello all’Urbanistica. È chiaro che, una volta attivato, il piano dovrà essere consegnato al Demanio, cui spetta il compito di fare tutte le verifiche dovute, accettarlo o restituirlo all’amministrazione, com’è già successo nel passato. Solo alla fine di questo iter sarà possibile procedere all’assegnazione delle aree demaniali, compito che spetta all’amministrazione regionale”.
Diversa è la situazione dell’amministrazione comunale di Messina, situazione che potremmo definire in stato di stallo.

“Il nostro Pudm è stato adottato con delibera del Consiglio Comunale nel dicembre 2021 – dichiara al QdS l’Assessore al Mare del Comune di Messina Francesco Caminiti –. Successivamente all’adozione, è stato inviato alla Regione Sicilia ma siamo ancora in attesa dei necessari pareri ambientali. Rispetto alla tipologia dei progetti che abbiamo in corso, il tempo medio di attesa per l’ottenimento di tali pareri è stimato in circa 18 mesi quindi speriamo che nei prossimi mesi si possa essere messi in condizione di definire e identificare le zone da destinare a lido, cosa che oggi non possiamo fare, per chiudere definitivamente il nostro Pudm rendendolo quanto prima operativo. L’impossibilità di definire le varie zone destinate alla realizzazione dei lidi e delle eventuali strutture, sia quella della definizione delle cosiddette spiagge libere ci sta facendo perdere tempo che, invece, vorremmo poter usare per pianificare al meglio la fruizione del mare del nostro territorio che, ricordo, è estremamente diversificato. Nei nostri 56 chilometri di costa insistono sia una zona a rischio erosione sia una zona portuale e la fruizione del litorale è ridotto. Abbiamo, per ora, liberato l’affaccio al mare che è spesso precluso ai nostri cittadini e, nelle zone a sud, Santa Margherita, e a nord ,Campo Peloro, abbiamo individuato zone in cui sarà possibile strutturare sia i lidi sia la libera balneazione”.

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