Strade come fiumi in piena, muore un uomo travolto a Gravina: la città nel mirino di un fenomeno senza precedenti, ma mancano infrastrutture essenziali come il completamento del canale di gronda
CATANIA – Una città sommersa, travolta dalla furia di un’alluvione senza precedenti. Piazza Duomo e la via Etnea che si trasformano in fiumi in piena. Allagato lo storico mercato della “Pescheria” e invasa anche la fontana da dove emerge per un tratto il fiume sotterraneo Amenano. È l’effetto “collo di bottiglia”, che si concentra proprio nelle strade del centro storico: le precipitazioni copiose scendono dai Paesi etnei fino a valle, culminando proprio davanti alla statua dell’Elefante. Non è bastato che l’Amministrazione Pogliese, come comunicato in una nota datata 18 agosto 2021, iniziasse con largo anticipo la pulizia di caditoie, tombini e canali d’acqua, quest’anno più che mai intasati a causa della cenere vulcanica che per ben 55 volte si è abbattuta sulla città nell’arco dell’anno.
Non è bastato perché questa volta in pochi giorni, come scrive il sindaco Salvo Pogliese, è “caduta in città la stessa quantità di pioggia che in media si registra in un anno intero”. Ed è verosimile, anche considerando che la Sicilia vive un altro drammatico fenomeno per lunghissimi periodi ormai, ovvero quello della siccità. Eppure, di fronte a tragedie come questa (un uomo è morto a Gravina travolto dall’acqua e diverse attività commerciali sono state fortemente danneggiate), le istituzioni non possono chiamarsi fuori dalle responsabilità.
Quello che è accaduto non solo era prevedibile, ma era previsto. La Zona industriale, il Villaggio Goretti e altre aree periferiche della città, puntualmente ogni autunno, si vedono sommerse dall’acqua e i danni sembrano ormai essere diventati un costo “strutturale” di cittadini e imprese che vi abitano o vi operano. “Troppo comodo prendersela con le emergenze climatiche se alla Zona industriale emergono drammaticamente oggi i segni dell’incuria, dell’abbandono, della malapolitica e della malaburocrazia, che ogni giorno e da decenni sono sotto gli occhi di tutti. Come al solito, pagano i lavoratori e le imprese. Paga Catania. E questo è inaccettabile”, affermano i segretari di Uil e Uilm, Enza Meli e Giuseppe Caramanna
Una soluzione esisterebbe da tempo e smaschera chi si affretta a dire che nulla si può fare di fronte a eventi come questi, anche perché un’amministrazione dovrebbe mettere in campo tutte le azioni possibili per mitigare il rischio dei propri cittadini. Quella soluzione si chiama “Canale di gronda”, noto anche come “Collettore B”, un progetto che mai è stato portato a compimento nella sua interezza e di cui abbiamo scritto il 14 novembre 2018: “Era stato annunciato oltre due anni fa – scrivevamo in quell’articolo – come la soluzione al problema della trasformazione delle strade di Catania in fiumi in piena, ma mentre non c’è ancora traccia del progetto, Catania continua ad allargarsi. Forse però, le cose potrebbero cambiare durante il prossimo anno. Stiamo parlando del progetto per il completamento del Collettore B, il cosiddetto Canale di gronda ovest, necessario a captare le notevoli portate pluviali della fascia pedemontana ovest che insiste sulla città. Sebbene annunciato nel 2015, con previsione di fine lavori in due anni, non solo non è completo, i lavori non sono mai partiti. Eppure i soldi ci sono sempre stati perché stanziati nell’ambito della programmazione degli interventi nazionali per la messa in sicurezza delle Città metropolitane, prevista nello Sblocca Italia e nel nuovo Piano nazionale 2014-2020, contro il dissesto idrogeologico. A Catania sono stati destinati circa 48 milioni di euro, esattamente il costo dei lavori in programma che prevedono due gallerie – una di 454 metri di lunghezza e l’altra di 112 metri per un costo complessivo di 40 milioni di euro – e la sistemazione, sotto il profilo idrogeologico, del torrente Cubba in cui sarà riversata l’acqua piovana proveniente dal collettore, per un costo di 8 milioni di euro”.
Quel progetto però si è arenato perché, come ci spiegò l’allora assessore ai Lavori pubblici del Comune, Luigi Bosco “nel frattempo sono cambiate le leggi” e non “potevamo più mandare a bando il progetto che avevamo perché definitivo e la nuova legge lo voleva già esecutivo. Servivano quindi altri finanziamenti per renderlo tale”.
Ma allora che ne è stato di quell’importante intervento pubblico? Per avere qualche notizia più recente occorre fare riferimento a un comunicato del settembre 2019, in cui si legge che “nel corso degli anni l’amministrazione catanese ha realizzato il canale di gronda fino al limite del territorio di competenza, nei punti previsti per l’allaccio degli emissari finali della rete pluviale di ogni singolo comune limitrofo, ma la mancanza di collegamento con la rete fognaria delle altre realtà del comprensorio ha determinato in occasione di forti piogge elevati flussi di acqua che hanno superato le opere di presa stradali invadendo il centro cittadino”.
Per superare dunque l’annoso problema servirebbe uno sforzo non tanto a livello comunale, quanto di “Città metropolitana”. Serve un’accelerazione sulle infrastrutture, come afferma anche la Cgil di Catania: “Ci chiediamo cosa hanno fatto le istituzioni locali su questo fronte. Ci chiediamo quali e quante siano state in questi anni le operazioni di Comune e Regione avviate e concluse a tutela della sicurezza del nostro territorio. O anche quali e quante strutture pubbliche di recente fabbricazione siano state costruite con pendenze adatte a fronteggiare, anche alla meno peggio, allagamenti come quelli in atto nei piani terra degli ospedali”.
“Non basta – continua il sindacato – chiudere le scuole e obbligare gli esercenti ad abbassare le saracinesche per scongiurare il peggio. Ne va delle nostre vite e della nostra economia. Chiediamo l’istituzione di un gruppo di lavoro permanente che monitori ogni fase della catena di montaggio, istituzionale e territoriale che si occupa di sicurezza territoriale mettendo da parte appartenenze e particolarismi. Le soluzioni – conclude il sindacato – non sono più rimandabili”.
La situazione è insostenibile e oltre ai danni fisici si dovrà fare la conta di quelli provocati dalla chiusura delle attività, come accaduto ieri in seguito a un’ordinanza del primo cittadino. Oggi resteranno ancora chiuse le scuole, sia pubbliche che private di ogni ordine e grado, ma non solo. Il sindaco ha anche disposto: la chiusura dei cimiteri comunali fatta eccezione per l’eventuale accoglimento delle salme; chiusura degli impianti sportivi all’aperto; chiusura del Giardino Bellini e tutti i Parchi Comunali; la limitazione dell’uso dell’auto e il divieto alla circolazione di ciclomotori; ai cittadini di non transitare nei pressi di aree già sottoposte ad allagamento/ esondazione, frane e smottamenti di terreno; ai cittadini di stare lontano da alberi e strutture precarie e vulnerabili; alle imprese di costruzione il controllo degli ancoraggi dei ponteggi, gru e oltre ogni struttura presente nei cantieri edili.
Al collegamento del canale di gronda con le reti fognarie dei comuni pedemontani, potrebbe procedere la Città Metropolitana con risorse PNRR anche in base al progetto definitivo, ai sensi dell’art. 1, comma 1, lett. b), L 55/2019, di conversione del DL 32/2019, portante “Disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici”, che consente affidamento congiunto della progettazione esecutiva ed esecuzione dei lavori.