Catania, ristoratore disperato: "Fra 2 mesi non potrò più pagare gli stipendi ai 30 dipendenti"

Catania, ristoratore disperato: “Fra 2 mesi non potrò più pagare gli stipendi ai 30 dipendenti”

Michele Sardo

Catania, ristoratore disperato: “Fra 2 mesi non potrò più pagare gli stipendi ai 30 dipendenti”

Michele Sardo  |
venerdì 14 Ottobre 2022

Roberto Tudisco, titolare di due locali: "Bollette triplicate. Ho ancora una piccola autonomia, poi dovrò chiudere perchè non riuscirò più a sostenere i costi"

Un’altra situazione critica a Catania, un altro grido di aiuto. Arriva da Roberto Tudisco, presidente provinciale Mio Catania ma soprattutto proprietario di un ristorante, il Bell’Antonio, e di una pizzeria, Il Deposito bagagli, entrambi in zona piazza Università. L’argomento, neanche a dirlo, è il rincaro delle bollette della luce e del gas che in questi ultimi mesi stanno mettendo alle corde gran parte degli imprenditori e dei commercianti italiani. Anche Tudisco ci racconta di bollette dell’energia elettrica triplicate e della necessità, purtroppo, di una amara soluzione, non voluta ma obbligata: la chiusura. I due locali hanno all’attivo ben 30 dipendenti.

“Fino a tre mesi fa – racconta il ristoratore – per l’energia elettrica del mio ristorante pagavo in media 1400 euro. A luglio 2022 la prima sorpresa, 4000 euro. Ad agosto, addirittura 4500. Il triplo. Stessa cosa per la pizzeria, tutto moltiplicato per tre. Sul gas, invece, ho avuto un rincaro del 30%. Cosa facciamo? Non paghiamo il personale? Non paghiamo le tasse? Oppure non mangiamo noi? Continuando così, dando ancora fondo ai nostri risparmi, possiamo resistere solo 2-3 mesi. Ma solo quelli che lavoriamo meglio – precisa Tudisco – perché in tanti, secondo me, a Catania hanno già chiuso. A meno che non usano un gruppo elettrogeno o sono allacciati abusivamente (ironizza, ndr). Se in questi 60-90 giorni non si risolve il problema dobbiamo chiudere, perché sicuramente ci staccheranno gli allacci dell’energia e non potremo più pagare gli stipendi”.

Pochi mesi di autonomia dunque, nella speranza che il nuovo Governo, che si sta insediando, possa trovare una soluzione immediata alle criticità impellenti della categoria, altrimenti si profila uno scenario apocalittico, visto che il grido di aiuto è perlopiù unanime e la soluzione, al momento, è una sola: abbassare la saracinesca.

“Sappiamo tutti ormai – prosegue Roberto Tudisco – che c’è una grandissima speculazione dei grandi gruppi che comprano energia e che poi la rivendono. Il risultato è che noi, essendo parametrati sui nostri costi, non ce la possiamo più fare. La coperta si stringe. Non possiamo staccare metà dei frigoriferi o staccarli la notte per riaccenderli il giorno dopo. Perché se dovessimo fare una tale fesseria andrebbe tutto a male e avveleneremmo le persone.  Una cosa impensabile. Abbiamo 30 dipendenti – spiega rammaricato – ma c’è anche un intero indotto che non va sottovalutato e che avrebbe danni irreparabili dalle chiusure dei ristoranti: fornitori, lavanderie, rappresentanti di prosciutto, salame, carne, mozzarelle, latticini, pasta, pescatori… Una catena, un cane che si morde la coda”.

A Catania, Mio Italia sta pensando a quali battaglie intraprendere

Roberto Tudisco è presidente provinciale Mio Italia di Catania, un’associazione di categoria che tutela le imprese nel settore Ho.Re.Ca., Ospitalità e Turismo. Sono diversi i commercianti che ne fanno parte. Insieme all’associazione Tudisco e ad altri imprenditori della città e della provincia etnea stanno già pensando alle battaglie da intraprendere se non dovessero arrivare gli aiuti sperati:

“Il Governo precedente avrebbe già dovuto pensarci – dichiara il commerciante -. Ma non voglio fare politica, spero solo che questo nuovo che si sta insediando faccia qualcosa. Gli stiamo dando tempo. Altrimenti, tra un mese, se non saremo ancora tra le priorità, noi e tutti gli aderenti all’associazione Mio ci riuniremo e andremo a dormire sotto la Prefettura di Catania. Andremo a manifestare – conclude – gridando aiuto, aiuto, aiuto. L’unica cosa che ci rimane da fare prima di mollare”.

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