La toponomastica e l'origine dei quartieri storici di Catania: dal Fortino a Cibali, fino a Zia Lisa e la Civita
Catania, decima città d’Italia per numero di abitanti, vanta tantissimi rioni storici in cui vivono decine di migliaia di cittadini, nonostante ad oggi persiste un continuo spopolamento verso i paesi etnei. Ma qual è l’origine dei nomi dei più famosi quartieri catanesi?
Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI
L’origine di Ognina e la diatriba per l’etimologia di Picanello
Partiamo da uno dei quartieri marinari di Catania: Ognina. In passato, esso era un borgo marinaro differente dal centro cittadino etneo e tappa nel cammino verso Acireale. L’etimologia deriverebbe da un fiume non conosciuto dai catanesi che si chiamava “Lòngane”, scomparso nel 1381 sommerso dalla lava dell’eruzione dell’Etna che ha anche dato origine alla costa rocciosa lavica dell’odierno lungomare.
Da qui nasce il termine “Lògnina” che significava indicare i punti d’ormeggio delle banchine portuali e qui porti provvisti di pietre forate per l’approdo delle navi. Adiacente a Ognina c’è anche il quartiere popolare di “Picanello” sulla cui etimologia gli storici catanesi sono divisi. Ad esempio, Iachello e Indelicato indicano che il termine deriverebbe dal greco “peghé” (fonte) poiché la zona è ricca d’acqua, altri invece sostengono che deriva dall’italiano “Fico snello”, per la presenza di tanti alberi di fico nel quartiere.
Nel cuore popolare di Catania: dalla Civita al Fortino
Uno dei punti principali della città di Catania è il quartiere marinaro della “Civita”, nella zona sud-est. Il termine deriva dal latino “Civitas”, ovvero “Cittadella”. Un nome che già era diffuso nell’antichità e che col passare dei secoli ha ospitato i principali nobili catanesi per la presenza diretta del mare. Non è caso che, dopo il terremoto del 1693, la Civita è stato il quartiere residenziale di Giovanbattista Vaccarini, ingegnere palermitano autore della ricostruzione di Catania dopo il sisma.
Andando a ovest troviamo uno dei più caratteristici quartieri popolari: il Fortino (“U Futtinu” in catanese). Il nome deriverebbe da una fortificazione costruita dal Viceré spagnolo Claude Lemoral I di Ligne dopo l’eruzione del 1669. Infatti, l’area è stata pienamente investita dall’eruzione e delle vecchie fortificazioni (utili a prevenire l’invasione via terra dei pirati turchi) ad oggi è rimasto poco o nulla. Simbolo del quartiere e di Catania è la Porta Ferdinandea, edificata in onore del matrimonio tra Ferdinando III di Sicilia e Maria Carolina d’Asburgo-Lorena.
Il nord della città: Borgo e Cibali
Andando più a nord ci sono due quartieri oggi centro residenziale di Catania. Il primo è il “Borgo”, costruito dopo l’eruzione del 1669. Infatti, questo rione nasce come zona di rifugio per gli sfollati di Malpasso e Misterbianco, i due paesi etnei travolti dall’eruzione. Il quartiere si edifica dalla sua piazza principale, il vecchio “Piano delli furchi”, la piazza delle forche dove venivano eseguite le condanne a morte: stiamo parlando dell’odierna piazza Cavour, conosciuta dai catanesi proprio come piazza Borgo.
Più a ovest c’è il quartiere “Cibali”, rione noto agli sportivi per lo Stadio Angelo Massimino, chiamato fino al 2002 proprio Stadio “Cibali”, impianto che ospita le gare interne del Catania. Il nome antico del quartiere però è “Cifali” (Cifuli in dialetto), che deriverebbe da “Kephalè” (testa d’acqua), ovvero il nome di una fonte di una sorgente d’acqua che dava vita al Lòngane che sfociava ad Ognina. Né è testimonianza di ciò, il lavatoio di Piazza Bonadies e i resti dell’acquedotto in via Santa Sofia.
Tra storia e leggenda: da dove nasce il termine “Zia Lisa”
Chiudiamo con uno dei quartieri più periferici e con un nome particolare: Zia Lisa. Sull’origine del nome ci sono diverse teorie. Dall’origine greca “Theia Elysia”, cioè “divini Elysii”, luoghi di eterna primavera poiché la contrada fuori città era ricca di campi e fiori da paragonare ai Campi Elisi, all’ipotesi di una celebre “fondacara” chiamata Zza Lisa, proprietaria di una locanda tipica del posto (cfr. A. Motta, “Catania in pillole”, Edizioni Incontri 2002).
Si narra anche questa Zza Lisa ebbe anche diversi amanti e che venne anche rapita da un brigante, motivo per cui la donna lo avrebbe sgozzato. A ricordare Zia Lisa c’era un busto intravisto fino agli anni ’30. Il busto sarebbe andato perso dopo che un gerarca fascista, innamoratosi della scultura della donna e posto in camera da letto, sarebbe andato perduto durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Ad oggi, non ci sono certezze, ma il mito permane tra le leggende popolari catanesi.