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In cattive acque: in Sicilia oltre la metà di quelle sotterranee è in cattivo stato

In cattive acque: in Sicilia oltre la metà di quelle sotterranee è in cattivo stato
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Report di Arpa Sicilia: “bocciate” 59 stazioni su 95 monitorate. I rischi per gli alimenti e la catena dei controlli

Più della metà dell’acqua interna in Sicilia è in cattivo stato chimico a causa di fertilizzanti, effluenti zootecnici, acque reflue, perdite da reti fognarie e discariche. A essere coinvolte negativamente anche molte stazioni utilizzate per l’estrazione di acqua potabile. L’ultimo rapporto sessennale dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale evidenza come complessivamente in Italia la qualità delle acque sotterranee siano in miglioramento, con il 70% dei corpi idrici in stato “buono”. Ma non va così in tutte le regioni: se nelle Alpi orientali le acque in stato chimico buono arrivano addirittura all’85%, in Sicilia si registra la peggiore performance con il 56%. L’acqua che beviamo nell’Isola è sicura? E le materie prime che raccogliamo dai campi?

Le acque sotterranee – ovvero quelle che si trovano sotto la superficie del suolo nella zona di saturazione e a contatto diretto con suolo o sottosuolo – sono utilizzate in città, in agricoltura, come risorsa tampone nei periodi di siccità e persino come risorsa idropotabile. Sono essenziali dunque per la conservazione degli ecosistemi da cui tutti gli esseri viventi, senza eccezione alcuna, dipendono.

Il report 2024 dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente), sull’elaborazione di dati chimici e biologici raccolti nel 2023, restituisce dati allarmanti: su un totale di 95 stazioni monitorate, soltanto 36 risultano in stato chimico “buono”…

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