Rinvio della riforma sulle intercettazioni, limiti per i processi penali da remoto, nuova disciplina penale relativa alla concessione di arresti domiciliari e permessi ai boss mafiosi e ai terroristi e svolta sull’App Immuni.
Sono queste le principali novità contenute nel nuovo decreto legge sulla giustizia approvato nell’ultimo Cdm e visto dal Guardasigilli, Alfonso Bonafede, come un “segnale molto forte” perchè dimostra che il Governo vuole “rafforzare ulteriormente il contrasto alle mafie nel pieno rispetto dell’autonomia della magistratura”.
riforma intercettazioni
Rinviata al primo di settembre l’entrata in vigore della nuova disciplina delle intercettazioni. La normativa in materia, infatti, si applicherà ai procedimenti penali iscritti successivamente al 31 agosto 2020, anziché, come attualmente previsto, a quelli iscritti dopo il 30 aprile 2020.
processi penali
ai tempi del covid
Stop all’estensione del processo penale da remoto che era, invece, precedentemente previsto dal “Cura Italia”.
Il testo del decreto sulla giustizia prevede che le udienze da remoto debbano avvenire anche con la presenza del giudice nell’ufficio giudiziario.
Quindi, le disposizioni che consentono lo svolgimento da remoto delle udienze penali, non si applicano, salvo che le parti vi acconsentano, alle udienze di discussione finale, in pubblica udienza o in camera di consiglio e a quelle nelle quali devono essere esaminati testimoni, parti, consulenti o periti. Fino al 31 luglio, inoltre, presso ciascun ufficio del pubblico ministero che ne faccia richiesta, è autorizzato il deposito telematico di memorie, documenti, richieste e istanze successive all’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Gli ufficiali e gli agenti di polizia giudiziaria sono autorizzati a comunicare telematicamente atti e documenti agli uffici del pubblico ministero.
scarcerazione dei boss
Introdotta una nuova norma che serve a mettere la parola fine alle polemiche di queste settimane sulla concessione degli arresti domiciliari ad alcuni boss mafiosi in regime di 41-bis, per la quale il ministro Bonafede si dichiara “assolutamente non responsabile”. Con il decreto è stato stabilito che nel caso in cui le istanze di scarcerazione (concessione dei permessi o detenzione domiciliare) siano presentate per detenuti per i reati di mafia o terrorismo, l’autorità competente, prima di pronunciarsi, chieda il parere del procuratore della Repubblica presso il tribunale che ha emesso la sentenza e, nel caso di detenuti sottoposti al 41-bis, anche quello del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo. L’eventuale permesso non potrà essere concesso prima di 24 ore dalla richiesta. L’applicazione della detenzione domiciliare, invece, dovrà essere decisa non prima di due giorni dal magistrato di sorveglianza e non prima di 15 dal tribunale di sorveglianza. “L’ulteriore passaggio con le procure distrettuali e la Procura nazionale antimafia – ha dichiarato Alfonso Banafede – è solo un modo per acquisire ulteriori informazioni su casi specifici”.
app immuni
La nuova piattaforma digitale per il tracciamento “dei contatti stretti” tra i cittadini potrà essere scaricata su base volontaria, senza nessuna limitazione per gli italiani che decidono di non utilizzarla. Per “impostazione predefinita”, inoltre, i dati personali raccolti dall’applicazione saranno “esclusivamente quelli necessari ad avvisare gli utenti di rientrare tra i contatti stretti di altri utenti accertati positivi al Covid-19” nonché ad “agevolare l’eventuale adozione di misure di assistenza sanitaria in favore degli stessi soggetti”. Esclusa anche la geolocalizzazione dei sogetti, che potranno rimanere anonimi oppure usare pseudonimi. Tutti i dati raccolti dall’applicazione saranno cancellati entro la fine dello stato di emergenza, o comunque entro il 31 dicembre 2020.
Gabriele D’Amico

