Ospite del terzo ed ultimo giorno del Catania Book Festival, è stato Alessandro Cecchi Paone, docente universitario e volto noto del panorama artistico nazionale che ha presentato al pubblico il suo nuovo libro “No Store”.
Sentito in esclusiva per il Quotidiano di Sicilia, ha dichiarato:
“No Store è il racconto di come i mercati, il business, le nostre abitudini quotidiane d’acquisto ed il commercio, durante la pandemia si siano tramutate da fisico ad elettronico. Abbiamo imparato tutti, specialmente nell’ultimo periodo, a scaricare film e musica da internet attraverso gli smartphone, i tablet ecc.
E’ il primo di venti libri che usciranno entro Natale tutti curati da me per Lupetti Editore. Una collana incentrata sul come tutto questo significhi entrare in maniera consapevole ed informata nella nuova dimensione digitale che già altrove è la dimensione della vita umana.
Ho scelto di dare un titolo in inglese, in quanto è la lingua universale del momento. Varie stagioni della storia hanno avuto un linguaggio comune, dal greco al latino, passando per il francese e lo spagnolo. Adesso è sicuramente l’inglese. Parlando di mondo digitale, quindi, non posso che intitolarlo in inglese. Mi preme ricordare ai giovani, inoltre, che se non parlano perfettamente inglese non hanno alcuna speranza di trovare un lavoro qualificato nel futuro.
Dare un’occhiata a questi libri ci dirà come saremo tra vent’anni. Saremo senza dubbio digitalizzati (anche se un po’ in ritardo rispetto al resto del mondo), ma sicuramente avremmo maggiori possibilità di essere connessi con il globo. Studiando e preparandosi conoscendo l’inglese piuttosto che le neuroscienze, l’informatica e l’elettronica permetterà ai giovani di potersi posizionare al meglio nel mondo del lavoro.”
Infine uno sguardo sul rapporto, sempre più intenso, con la nostra isola:
“Con l’isola in generale è difficile dirlo, perché in realtà ritengo che la Sicilia è tante “isole” diverse messe insieme. Ho rapporti diversi con Palermo, con Siracusa ecc..
Con Catania, in particolar modo, c’è un rapporto più stretto e profondo che cresce di volta in volta sia dal punto di vista umano che lavorativo grazie a questo tipo di iniziative che altrove si realizzano di meno.”
Antonio Licitra

