Soltanto 30 centenari siciliani ogni 100mila abitanti. In Sicilia superare i 100 anni sembra essere un traguardo veramente difficile da raggiungere, considerato che, secondo quanto rilevato dall’Istat, all’1 gennaio 2024 la regione è al penultimo posto nella penisola. Peggio dell’Isola soltanto la Campania.
La differenza rispetto alla cima della classifica è altissima. In Liguria si registrano oltre 60 centenari ogni 100mila abitanti, il doppio rispetto a quelli siciliani. L’Isola risale nell’elenco se si considerano i semi-supercentenari, cioè coloro che hanno raggiunto e superato i 105 anni. In questo caso, la Sicilia si piazza alla quattordicesima posizione, con poco più di un ultracentenario ogni 100mila abitanti.
I centenari siciliani diminuiscono, ecco perché
La spiegazione è abbastanza semplice: la qualità di vita dei siciliani non è per nulla buona. Sono tanti gli indicatori, individuati sempre dall’Istat, che permettono di disegnare un quadro generale rispetto al benessere dei cittadini sia dal punto di vista economico che in termini di relazioni sociali o di sicurezza. E la Sicilia, purtroppo, si trova quasi sempre nella coda della graduatoria italiana, ben al di sotto della media nazionale.
Innanzitutto, il problema economico: il rischio di povertà è molto alto, mentre è basso il reddito pro capite. Il dato è direttamente correlato alle condizioni lavorative, e gli indicatori portano l’Isola in fondo alla classifica: molta disoccupazione, soprattutto femminile, a condizioni che non danno al lavoratore sicurezza e stabilità, tanto che molti sono i lavoratori sovra-istruiti. Incide non poco la condizione dell’istruzione nella regione: pochi i laureati, la competenza alfabetica dei giovani non è adeguata, sono pochi i lavoratori che si impegnano nella formazione continua, così come è poco diffusa la competenza digitale di base. Nell’insieme dei dati del settore, la Sicilia si pone all’ultimo posto della classifica nazionale.
Insomma, vivere nell’Isola costringe ad affrontare tante difficoltà che hanno un impatto importante sulla salute, tanto da influire pesantemente sulle aspettative in termini di anni di vita, che si traduce in una posizione nella parte bassa della classifica nazionale sulla presenza di centenari.
Il paragone con il resto d’Italia
Nell’intero Paese, i centenari all’1 gennaio 2024 sono 22.552, l’81% dei quali di sesso femminile. In soli dieci anni la crescita è stata di oltre il 30%. Alla stessa data, i residenti con almeno 105 anni di età sono 677. Questi ultimi registrano una netta diminuzione rispetto ai 1.047 individui rilevati nel 2020 per una ragione di carattere strutturale: negli ultimi quattro anni sono entrati progressivamente nella classe di età degli over 105enni i superstiti delle generazioni nati negli anni della Prima Guerra Mondiale, contraddistinti da una natalità più bassa. Tra i semi-supercentenari cresce ulteriormente l’incidenza femminile, che arriva all’89%.
Chi è la più anziana?
All’inizio del 2024 la persona più anziana è una donna residente in Emilia Romagna, che a ottobre dello scorso anno ha potuto tagliare il traguardo dei 114 anni di età. Tra gli uomini, il più anziano vivente era un individuo residente in Molise di 110 anni di età, successivamente scomparso nel corso dei primi mesi dell’anno. A fine ottobre il ‘nuovo’ decano risiede in Basilicata e ha anch’egli superato i 110 anni. La Lombardia è la regione con la presenza più alta in valore assoluto, con oltre 3mila residenti, seguita dal Lazio e dall’Emilia-Romagna, che ne contano oltre 2mila. Discorso analogo per i semi-supercentenari che si concentrano in Lombardia con più di 100 residenti, quindi in Emilia Romagna e Veneto con oltre 60 individui.
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Immagine di repertorio

