Prima i problemi dei conti regionali, poi i ricorsi, quindi i tempi dell'Ars: tutti gli ostacoli tra i concorrenti e il nuovo posto di lavoro.
I Centri per l’impiego siciliani rischiano di restare senza personale ancora per molto tempo. Nonostante i concorsi espletati tra il 2021 e il 2022 per assumere 487 nuovi lavoratori che andrebbero a rimpinguare i desolati uffici regionali (in grave carenza di personale da anni), infatti, le assunzioni non possono ancora essere formalizzate. Proprio così: concorsi fatti, idonei selezionati, lavoratori assunti ancora zero.
Primo problema: i conti regionali
La vicenda – rilanciata oggi da Repubblica Palermo – si è ingarbugliata parecchio quando, dopo i concorsi, la Regione ha dovuto attendere che venissero approvati il rendiconto finanziario, il consolidato di Bilancio e il piano integrato dell’organico complessivo. Senza di questi, la legge vieta di procedere a nuove assunzioni. Atti che, per fortuna, vengono approvati nel giro di qualche mese, e lì si presenta un secondo problema: nel frattempo parte degli idonei, infatti, ha presentato diversi ricorsi, che hanno bloccato le graduatorie.
Gli avvocati: “Anomalie nei test e nella valutazione dei titoli”
“I ricorsi sono stati presentati principalmente per due motivi – spiegano gli avvocati dello studio legale Leone Fell – da un lato i test presentavano risposte errate ad alcune domande, dall’altra parte la Regione ha assegnato punteggi errati sui titoli di studio, considerando lauree magistrali, 3+2 e quelle di cinque anni del vecchio ordinamento non come equiparabili tra loro ma come titoli ai quali dare punteggi differenti”.
Graduatorie bloccate
Così si è arrivati ad oggi. Con la Regione che ha bloccato le graduatorie in attesa che i ricorsi vengano esaminati dai tribunali, e con i centri per l’impiego ancora sguarniti perché ancora senza personale. Oltretutto, la revisione dei punteggi assegnati sui titoli di studio, che gli uffici della Regione avrebbe dovuto iniziare dopo la presentazione dei ricorsi, pare vada a rilento perché negli uffici non c’è abbastanza personale per esaminare tutte le pratiche. Un cane che si morde la coda.
A tutto questo si aggiunge un altro ostacolo: se le assunzioni non verranno fatte entro il 30 aprile, scatterà il nuovo anno finanziario, e quindi bisognerà aspettare di nuovo che venga fatto dal Governo regionale il rendiconto, il consolidato di Bilancio e il piano integrato dell’organico complessivo. Speranze che si risolva tutto prima di questa scadenza? Molto basse.
Le udienze dei ricorsi
Perché, anche se la Regione improvvisamente chiamasse a raccolta tutti i suoi dipendenti per lavorare sulle revisioni delle graduatorie, bisognerebbe comunque attendere che si concludano i ricorsi, che sono calendarizzati tra aprile e il 25 maggio, data dell’ultima udienza per una parte dei ricorrenti. Eppure, è notizia dell’ultima ora che in Regione, stanchi delle polemiche e preoccupati per una condanna, vogliano rettificare le graduatorie in autotutela prima di quest’ultima udienza. Fare tutto prima del 30 aprile, insomma, sembra difficile, ma ci si proverà.
I tempi dell’Ars
Nel frattempo c’è chi all’Assemblea regionale ha provato e riprovato a mettere fretta al Governo su questo tema, ed è il parlamentare Pd Mario Giambona. Il suo ultimo atto parlamentare è una mozione che impegna il Governo ad assumere gli idonei prima della scadenza del 30 di aprile. Il problema è che, anche all’Ars, si procede lentamente.
Ieri doveva esserci una seduta in cui l’assessore alla Famiglia doveva rispondere alle interrogazioni dell’Aula. A seguire, era previsto il dibattito sull’autonomia differenziata, ma l’assessore non c’era (così come gran parte della giunta) e i parlamentari neppure, fatta esclusione per pochi superstiti. L’Aula è stata rimandata a martedì prossimo, ma prima che la mozione di Giambona venga calendarizzata e discussa, di questo passo, potrebbero volerci ancora dei mesi. Perciò potremmo assistere, a giugno, alla discussione di una mozione che impegna il governo ad assumere dei lavoratori entro due mesi, quando già potrebbero esserne trascorsi quattro o cinque. Non sarebbe, di certo, la cosa più strana successa a Sala d’Ercole.