Dal centro Covid al campo di gara: la forza delle donne nella storia di Anna

Dal centro Covid al campo di gara: la forza delle donne nella storia di Anna

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Dal centro Covid al campo di gara: la forza delle donne nella storia di Anna

Melania Tanteri  |
martedì 08 Marzo 2022

Nella giornata dedicata ai diritti delle donne abbiamo deciso di raccontare di Anna che, come tantissime, lotta per affermare se stessa, ogni giorno.

Il lavoro di infermiera, in servizio al centro Covid in piena pandemia, ca va sans dire, e la canoa polo come sport. Anna Esposito simboleggia la passione – per gli altri e per l’attività fisica – e soprattutto la caparbia di affermarsi nonostante le difficoltà, nonostante le rinunce, nonostante la sofferenza. Come tanti, certamente, ma Anna ha solo 26 anni. Ed ha già dovuto affrontare la tragedia della pandemia nel momento peggiore e nelle zone più colpite.

L’8 marzo

Nella giornata dedicata alla donna e ai suoi diritti, abbiamo deciso di raccontare la sua storia. Non per particolare eroismo, anzi. Come tante donne, Anna lotta per affermare se stessa, ogni momento della sua vita. Nata a Siracusa, ha lavorato a lungo a Ferrara, dove ha studiato, nel Centro Covid dell’Emilia Romagna.

Il Centro Covid

“E’ stata l’esperienza più dura della mia vita – ci racconta. le persone ci morivano letteralmente tra le braccia e tante volte mi sono sentita guardata male, al supermercato, per strada, perché infermiera. Ma questo lavoro lo si sceglie per i pazienti, per la loro riconoscenza”. Anna, da un anno e mezzo, è infermiera in Humanitas, Istituto Clinico Catanese e prosegue la sua amata disciplina sportiva, grazie alla quale è entrata in nazionale. “Nel 2012 ho scoperto l’amore per la Canoa polo e nel 2013 sono entrata in nazionale”.

La passione

Smessi i panni dell’infermiera Anna si cambia, indossa il costume e va ad allenarsi. Quasi una doppia occupazione che, però, riesce a portare avanti grazie anche al supporto dei colleghi. “Humanitas mi aiuta tantissimo in questo – spiega. Io mi alleno una volta al giorno, a volte due. Nel fine settimana sono spesso a fare gare: ci sono impegni e devo dire che l’Istituto clinico mi agevola con i turni. Non è semplice ma sono anni che faccio questa vita. Ormai sono abituata”.

Nello sport, essere donna ha maggior peso. “Enorme – sottolinea. Qualsiasi tipo di sport femminile non viene visto nello stesso modo. Basti considerare che, da pochissimo, negli Stati Uniti è stato raggiunto lo storico risultato dell’equiparazione degli stipendi tra calciatori e calciatrici. Ma qua siamo lontani anni luce.

L’amore per lo sport

E la Canoa polo non fa eccezione. “In Sicilia viviamo una realtà particolare – racconta: nel circolo Canoa Catania – che tra l’altro lavora con Humanitas – le differenze di genere non si notano anche perché capita che le squadre siano miste. Ma altrove non è così. Ci vuole forza, certo, ma non è mica una prerogativa maschile. La festa della donna, la mia festa ella donna, è celebrare quello che si fa tutti i giorni. Non dimenticarsi dell’assenza dei diritti, mai.

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