Divisi sul Mes, sospettosi l'uno dell'altro sulla prospettiva della legislatura, con interessi contrapposti su una possibile riforma in senso proporzionale della legge elettorale, FdI, Lega Nord e Fi in piazza del Popolo per un'altra manifestazione contro il governo
ROMA – Divisi sul Mes, sospettosi l’uno dell’altro sulla prospettiva della legislatura, con una possibile riforma in senso proporzionale della legge elettorale che potrebbe vederli con interessi contrapposti: i partiti del centrodestra si ritrovano oggi in piazza del Popolo per un’altra manifestazione contro il governo. Insieme, certo, ma anche tra alleati “competition is competition”.
Matteo Salvini cerca di difendere la leadership da poco conquistata, nonostante i sondaggi calino e la strategia della spallata non stia per ora portando frutti. Giorgia Meloni prova a consolidare il trend di crescita e ad accreditarsi come la futura leader del centrodestra. Silvio Berlusconi cerca di rilanciare Forza Italia, dopo anni di appannamento, ringalluzzito dall’operazione riabilitazione, con la diffusione delle registrazioni del giudice Franco.
Partite che si giocano nella piazza, ma soprattutto nei palazzi e sulle pagine dei giornali. Giovedì l’intervista a Repubblica con cui Berlusconi apriva alla possibilità di sostenere “maggioranze diverse” da quella attuale, oggi la risposta di Salvini alla Stampa: “Io un governo con il Pd non lo faccio. La via maestra sono le elezioni a settembre”. Stesso refrain di Giorgia Meloni, che è invece sulle pagine di Libero e Messaggero: “Vogliamo il voto”. Sul Tempo, Antonio Tajani si preoccupa di ribadire il “no ai governissimi”, a giurare che da Forza Italia non arriveranno i voti per salvare il governo. Ma intanto qualche sollievo alle defezioni della maggioranza in Senato arriva proprio da Forza Italia, con l’ingresso in Italia Viva di Vincenzo Carbone. E chissà se l’ex Cavaliere sia proprio così contrario: già in passato i ‘responsabili’ usciti da Forza Italia garantirono il sostegno ad esecutivi traballanti ai quali – ufficialmente – Berlusconi restava all’opposizione. Di sicuro l’ex premier non ha alcuna intenzione di uscire dal campo europeista, e continua a garantire il consenso al ricorso al Mes.
Ma è sull’intreccio tra taglio dei parlamentari e nuova legge elettorale – che Pd e M5s vorrebbero hanno calendarizzato a fine mese alla Camera – che i partiti del centrodestra potrebbero giocarsi la partita decisiva per i loro equilibri interni.
Salvini grida alla “follia”, al solo pensiero che “durante l’emergenza la priorità sia la legge elettorale”. E il fido Calderoli avverte la maggioranza: “Al Senato non avete i numeri”.
Ma una legge proporzionale potrebbe ridare peso a Forza Italia, e dare una sponda a Meloni – che pure minaccia “barricate” contro il proporzionale – per arginare Salvini. Uno schema, quello dell’asse tra Fi e FdI, che ha già funzionato nelle trattative per le Regionali: Berlusconi e Meloni hanno tenuto duro su Fitto e Caldoro, e alla fine Salvini ha dovuto rinunciare al blitz per sostituire uno dei due candidati con un leghista. E che la competizione tra Meloni e Salvini stia diventando sempre più serrata, lo si capisce anche da come il leader leghista liquida la possibilità che la presidente di FdI possa essere candadidata al Campidoglio: “Roma ha bisogno di un manager come sindaco, non di un militante. Cinque anni fa la abbiamo sostenuta, in questo momento le città hanno bisogno di manager”.