Che di meglio non abbiamo trovato - QdS

Che di meglio non abbiamo trovato

Pino Grimaldi

Che di meglio non abbiamo trovato

sabato 18 Aprile 2020

Fine anni ‘40 del ‘900. Durante una campagna elettorale per l’Assemblea Regionale Siciliana (si votò prima del referendum costituzionale del 1946!) in una piazza di città del centro Isola una “Colaiannista” doc già avanti negli anni nel presentare il suo candidato, un medico per grazia ricevuta, divenuto antifascista, ebbe a dire che quel signore era degno di essere eletto perché “di meglio non abbiamo trovato”: risate, imbarazzo del candidato, peraltro poi eletto.

Lo stesso si potrebbe dire, a prove di fatti odierni, del nostro Servizio sanitario nazionale detto e ridetto il migliore del mondo forse a suo tempo denominato tale “perché di meglio non abbiamo trovato”. E se su ciò i politici autori dei vari misfatti sanitari concordassero potremmo anziché piangere, riderci come accadde nell’episodio sopraddetto!

Si è uccisa professionalità e immagine del medico che da sempre aveva lavorato sul terreno riducendo il cosiddetto di “famiglia” ad un passacarte ragionieristico computerizzato financo nella ricettazione ora direttamente al farmacista talché il “malato” è tale e solo sulle carte perché difficilmente visitato se non quando inviato per una sequela di esami (inutili o pleonastici) in ospedale dove si trovano tante specialità da far perdere la testa a chi vorrebbe solo essere ascoltato, visitato e consigliato per stare meglio o bene.

Poi venne la fase della Ospedalizzazione di massa con strutture enormi – alcune mai inaugurate – giusto in tempo per poi decidere ridurre gli ospedali nei piccoli centri, lasciare le eccellenze che in quanto tali hanno avuto liste di attesa da viaggio su Marte. Si sono creati crediti, formazione obbligatorie (modo per fare capire che ci si interessava dei medici), ogni studio elegante, segretarie da Mediobanca, spese somme ingenti per assicurare tutto a tutti senza distinzione tra chi ne aveva bisogno e chi poteva spendere.
Camici bianchi in giro per grandi corridoi di ospedali da serial americani. Un sogno.
E tale si è dimostrato quando una pandemia di quelle sempre accadute – e sempre accadranno – ha investito il mondo e l’Italia con la più alta mortalità sui curati per non essere secondi ad alcuno.

Bene. I medici ad allarme suonato non visitavano né a casa né in studio perché sforniti di ciò che avrebbero dovuto ricevere per primi: maschere e guanti per proteggersi e potere aiutare; si è ricorsa alla ospedalizzazione globale per cui se un infettato entrava, almeno altri 10 venivano contagiati, sale di rianimazione a gogò per evitare che poveri pazienti anziani già pronti ad andar via si perdessero e poi, gloria in excelsis, le percentuali e le misure adottate da far pensare alla fine del mondo.

Accadrà, un giorno, non so per pandemia o implosione della Terra.
Ma, benedetto Dio, lasciateci morire in pace dato che non si è in grado di farci vivere felici. Parlo per me stesso. Chi non si ritrova in questo idilliaco quadretto ottemperi, ovvio,alle leggi, ma in futuro guardi bene prima di votare qualcuno.
E se del caso si pretenda il certificato di buona salute mentale.

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