Home » Chi fa 30 e non 31 perde tutto per quell’1

Chi fa 30 e non 31 perde tutto per quell’1

Chi fa 30 e non 31 perde tutto per quell’1

Uno dei guai più gravi dell’umanità è l’incongruenza, che si riscontra soprattutto in coloro che danno fiato alla bocca.
Poca gente è addestrata a lavorare per raggiungere i risultati, in quanto precedentemente non ha fissato gli obiettivi ed il percorso per raggiungere gli stessi.

Intendiamoci, non ci riferiamo solo ad attività economiche o professionali, ma anche ad attività di volontariato, associazionistiche, familiari, educative, scolastiche ed universitarie.
In fondo, si tratta di una questione di metodo, secondo il quale, stabilito l’obiettivo, si tracciano i mezzi e gli strumenti per raggiungerlo.

Per questo percorso bisogna avere tenacia, forza di volontà e mettere in campo tutte le capacità acquisite e da acquisire. Ed ecco che si torna indietro rispetto al percorso e cioè all’acquisizione di competenze, senza le quali non si possiedono le necessarie conoscenze, indispensabili ad arrivare all’obiettivo prefissato.

Chi fa trenta e non trentuno, perde tutto per quell’uno. Che significa? Significa che il percorso si deve completare, senza lasciare nulla al caso, cercando di prevenire gli eventi, oltre che prevederli, in modo da essere preparati quando le cose vanno storte. In altri termini, chi vive in maniera consapevole, dovrebbe tentare di avere sempre un piano B, in modo da affrontare gli eventi non previsti con strumenti che già si possiedono.

Quanto precede non è facile, ma nessuna cosa che si voglia costruire ha una modalità facile. Ciò accade non solo per le difficoltà inerenti il percorso, ma anche perché altri – per gelosia o invidia – si mettono di traverso e cercano di ostacolare quelli più bravi.

Ecco un altro elemento che va messo in evidenza: la voglia di competere con i migliori, cercando di migliorare la propria performance e non – come accade spesso – buttare giù gli altri.
Insomma, occorre ragionare in modo positivo e mai negativo, cercando di migliorarsi, migliorando le proprie capacità, con una volontà senza limiti, che spinga in avanti fino al raggiungimento dell’obiettivo.
Spesso, chi opera in mezzo alla gente sotto qualunque dei versanti prima elencati, dopo un percorso di sforzi si arrende alla soglia dell’arrivo, dimenticando il detto popolare dai spallate alla porta perché se novantanove sono inefficaci, alla centesima l’abbatterai. Tradotto significa avere tenacia, non arrendersi mai, lottare con tutte le proprie forze perché nulla è impossibile. Sostiene Papa Francesco che: “Quando ritieni una cosa impossibile, l’hai già fatta”.

Siamo convinti che non tutti la pensino in questo modo e perciò abbiamo rispetto per chi vuole trascorrere la propria vita bighellonando, divertendosi a modo proprio, passando il tempo in attività più o meno amene, disdegnando il lavoro e lo studio, annoiandosi e via enumerando.
Ognuno ha il diritto di vivere come vuole, a condizione di non pretendere dagli altri quello che dovrebbe procurarsi direttamente col proprio sudore e con la propria fatica.
Gli eremiti lo fanno, e fanno bene. Nessun rimprovero si può muovere loro perché non chiedono nulla agli altri.

Sentiamo già molte vocine che criticano quanto precedentemente abbiamo scritto. Le ascoltiamo con attenzione perché potrebbero esserci utili a modificare o a migliorare il nostro pensiero. Così dovrebbero fare tutti: ascoltare, ascoltare ed ancora ascoltare, possibilmente voci di maestri, di sapienti, di coloro che hanno accumulato esperienze, in modo da migliorare il proprio modo di ragionare e cercare di comprendere cos’è la vita di ognuno di noi in rapporto a quella degli altri.
Non bisogna mai dimenticare che siamo animali sociali, perciò non possiamo trascurare le relazioni con altri perché il mondo che ci circonda è fatto di relazioni fra i viventi.

Quanto precede risulta difficile da comprendere e da mettere in atto? Non sappiamo. Esprimiamo con semplicità questi pensieri con l’augurio che possano essere utili ed anche criticabili, perché l’umanità cresce anche sulla diversità dei pensieri e dei modo di pensare, nonché sulla comprensione che la diversità sia una ricchezza.