Il nostro Paese si trova nelle ultime posizioni in Europa per laureati. Inoltre, la competenza media del mercato del lavoro è mediocre. Ma per evitare la regola dei polli di Trilussa, dobbiamo specificare che nel settore privato tale competenza è a livelli europei, mentre in quello pubblico ne è molto al di sotto.
In generale, la nostra popolazione è mediamente ignorante, nel senso che conosce solo una piccola parte dello scibile umano, con la conseguenza che può essere abbindolata dagli affabulatori, i quali utilizzano la parola non per informare correttamente, bensì per legare al proprio carro delle convenienze tutti coloro che ascoltano.
Cittadini ignoranti sono un pascolo ghiotto per tanta gente, soprattutto per coloro che vivono di politica, cioé i senza mestiere, in quanto, al di fuori di quella attività, probabilmente non saprebbero fare altro.
Cosicché, il nostro Paese da trent’anni non cresce più né in termini economici e neppure con riguardo allo sviluppo sociale.
Come fare ad affrontare questo enorme problema strutturale? Occorrerebbero campagne, da parte dei ministri dell’Università e dell’Istruzione, per convincere tutti i cittadini, anche quelli meno abbienti, a leggere almeno un libro al mese. Magari di qualunque genere, perché comunque la lettura aiuta la mente a funzionare meglio, fa scoprire situazioni inedite e consente una crescita nel modo di pensare e di affrontare le difficoltà.
Chi legge un libro al mese nutre la mente, la quale, per conseguenza, traina il corpo a stare meglio. Guai a quella persona che si rattrappisce su se stessa e che si nutre solo di cibo e non anche dei contenuti dei libri.
Pian piano che si cresce e che aumenta la conoscenza, si intravedono degli aspetti della vita che prima non si conoscevano, con la conseguenza che si apprezzano sempre di più i dettagli e i particolari. Sono proprio quest’ultimi che danno qualità alla vita stessa, la quale deve essere soddisfatta da questioni materiali per l’essenziale, ma poi dev’essere vissuta possibilmente in maniera alta.
Qualcuno, proprio perché ama i dettagli, sostiene che “è molto bello bere da solo il fondo di una tazza”.
La conoscenza è ricchezza, quel patrimonio immateriale con il quale si può avere anche ricchezza materiale.
Qualcuno che non è d’accordo sostiene: “Si può essere felici anche da poveri, basta avere tanti soldi”. Sembra un calembour. Ovvio, ma riflette la mentalità di tanta gente, la quale non ha presente che con i soldi non si fa la conoscenza, ma con la conoscenza si possono fare i soldi.
Quando i cittadini affrontano le questioni politiche ed istituzionali, lo fanno con difficoltà perché hanno ascoltato, o visto, o letto argomentazioni che di solito sono di parte, mentre ognuno, dotato di un minimo di cultura, dovrebbe essere capace, sempre, di pensare con la propria testa e non con la testa degli altri.
Qualcuno sostiene che nel nostro Paese vi siano eccellenze in tutti i campi, ma a macchia di leopardo. Purtroppo la diseguaglianza porta a che vi sia un maggior numero di tali macchie nel Nord e un minor numero nel Sud. Tuttavia bisogna ricordarsi che le macchie di leopardo non fanno il leopardo. Anche in questo caso, il gioco di parole è significativo.
Molta gente cerca di fuggire dalle proprie case. Ha bisogno di continui contatti con amici e conoscenti, di stare sempre fuori, perché non è in pace con se stessa. Mentre un metro di valutazione è quello secondo il quale, se ognuno sta bene con se stesso, da solo o da sola, vuol dire che ha raggiunto un punto di equilibrio molto buono, con la conseguenza che viene meno la frenesia non solo di contatti esterni, ma anche una forte diminuzione di quella sorta di bulimia degli acquisti e del nuovo.
Purtroppo poca gente gode della normalità e delle buone abitudini, tende a cercare qualcosa di diverso e di nuovo.
Non si rende conto che normalità e abitudini sono due qualità meravigliose, perché ripetere atti, gesti, stare nei luoghi ove si rinvengono ricordi, ove si può pensare o progettare il futuro, è un modo splendido per vivere bene. Accontentarsi? Perché no? Purché ci si accontenti del bello e della qualità, lasciando ad altri quei meccanismi perversi che puntano solo alla quantità.
