Roma, 13 nov. (askanews) – Il Parlamento europeo non svenda l’agricoltura alla von der Leyen. E’ l’appello di Cia il cui presidente, Cristiano Fini, sottolinea come l’associazione sia rimasta “delusa dalla replica in plenaria al discorso della presidente della Commissione e ai suoi correttivi inconsistenti. Il ruolo del comparto non è negoziabile, vogliamo lo stralcio del Fondo unico e più risorse per il settore”. E Cia annuncia una nuova mobilitazione degli agricoltori e un pressing forte sui Capi di Stato e di Governo, in vista del rush finale.
“L’agricoltura – torna a dire Fini – ha bisogno di investimenti certi e mirati, non di compromessi, tra l’altro ridicoli, che ne limitano il valore e la funzione. Il tempo stringe e serviva un atteggiamento più deciso da parte del Parlamento contro le proposte ‘spauracchio’ della von der Leyen, che per nulla ha toccato né la struttura del Fondo, né il budget per l’agricoltura”.
“Scoprendo le carte: obbligare i Paesi membri – dice Cia – a destinare almeno il 10% delle risorse dei piani nazionali a un target rurale non è una misura per l’agricoltura, perché non la pone al centro degli interventi per le aree interne. Inoltre, palesa la scellerata visione del Fondo unico: una sfida all’ultima risorsa tra settori tutti strategici, soprattutto per le aree interne, ma duramente in competizione”.
Per Cia, poi, sarebbe stato molto più apprezzato anche un intervento sul grande “Piano nazionale unico” per l’attuazione dei fondi, è un monolite di proporzioni colossali che carica sugli Stati membri altra e nuova complessità amministrativa, altri costi e incertezza di reddito per gli agricoltori, nuova disparità interna.
“C’è da chiedersi dove sia finita l’Europa, se chi ha il dovere di proteggerla ne distrugge con un colpo di spugna il pilastro fondante. Difendere la Pac non è una scelta di parte – conclude Fini – è una responsabilità di tutti a garanzia della sicurezza alimentare, a tutela dell’ambiente e delle aree rurali, per sostenere il valore economico e sociale dei territori: un patrimonio che difenderemo strenuamente tornando in piazza a Bruxelles con i nostri agricoltori, chiamando in causa i Capi di Stato e di Governo, determinanti fino al prossimo Consiglio Ue del 18 dicembre”.

