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Cibo, abbigliamento e mobili: anche in Sicilia con l’inflazione cura dimagrante per tutti

Cibo, abbigliamento e mobili: anche in Sicilia con l’inflazione cura dimagrante per tutti
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Secondo i dati Istat, relativi al commercio al dettaglio, nel quarto trimestre 2024 il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è diminuito dello 0,1%

Reddito in calo, inflazione in aumento e la conseguenza inevitabile arriva: vale a dire il calo drastico dei consumi per le famiglie italiane e siciliane.

Secondo i dati Istat, relativi al commercio al dettaglio, nel quarto trimestre 2024 il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, i consumi sono cresciuti dello 0,7%, il potere d’acquisto è sceso dello 0,6%.

Redditi in calo

Tradotto tutto questo significa che mentre si erodono sempre di più i risparmi, allo stesso tempo i redditi stessi sono addirittura in calo. Un mix terribile. In particolare le vendite sono calate in “volume”, quindi per quantità, dello 0,3%. Le vendite dei beni alimentari aumentano in valore (+0,3%, dovuto agli aumenti dei prezzi) e diminuiscono anche in questo caso in volume (-0,4%); mentre quelle dei beni non alimentari registrano una flessione sia in valore sia in volume (rispettivamente -0,1 e -0,3%).

Il dettaglio

Su base tendenziale, a febbraio scorso, le vendite al dettaglio diminuiscono dell’1,5% in valore e del 2,5% in volume. Sono in calo sia le vendite dei beni alimentari (-0,4% in valore e -2,9% in volume), sia quelle dei beni non alimentari (-2,2% in valore e -2,4% in volume).

Per quanto riguarda i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali negative per tutti i gruppi di prodotti ad eccezione dei prodotti di profumeria, cura della persona (+1,7%) e degli elettrodomestici, radio, tv e registratori che risultano stazionari. Il calo più consistente riguarda le calzature, articoli in cuoio e da viaggio (-6,2%). Rispetto a febbraio 2024, il valore delle vendite al dettaglio è in flessione per tutte le forme distributive: la grande distribuzione (-0,5%), le vendite delle imprese operanti su piccole superfici (-2,4%), le vendite al di fuori dei negozi (-2,2%) e il commercio elettronico (-1,9%).

La situazione “precipita”

“Di male in peggio – commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unc, l’unione nazionale consumatori -. Non solo i consumi sono come sempre al palo, ai soliti rialzi dello zero virgola che certo non possono dare slancio alla crescita del Paese, non solo cala il potere d’acquisto, ma stavolta scende pure il reddito disponibile.

Una caduta preoccupante ed allarmante, non tanto per l’entità della riduzione, appena lo 0,1%, ma perché si tratta di una pericolosa inversione di tendenza, dopo 15 mesi consecutivi di aumento, ossia quasi 4 anni, visto che l’ultima flessione si era verificata nel quarto trimestre 2020 con -0,2%. E’ di tutta evidenza, infatti, che se pure il reddito diminuisce in termini nominali, il potere d’acquisto e i consumi finali non possono che risentirne e, anche se non necessariamente nel breve periodo, contrarsi” conclude Dona.

In termini economici cosa significa?

Ma come si traduce da queste percentuali la minor spesa delle famiglie? Calcolo che ha sempre effettuato l’Istat e che è drammatico nei suoi numeri. Si registra una contrazione, su base annuale, della spesa di una coppia con 2 figli in 265 euro per cibo, e di ben 645 per prodotti non alimentari.