La notizia tanto temuta, ma che da tempo era nell’aria, alla fine è arrivata: . O meglio: se qualcuno vorrà continuare a sognarlo, bisognerà ripartire da zero, dalla ricerca dei finanziamenti. I 22 milioni di euro assegnati alla Sicilia per realizzare una cinquantina di chilometri di percorsi ciclabili, con molta probabilità, torneranno a Roma. Seppur non esista un provvedimento specifico che ufficializzi il flop, si tratta – come confermato anche da fonti interne alla Regione – dell’epilogo verso cui sono destinati ad andare i vari iter relativi ai lotti in cui l’opera era stata suddivisa. I motivi sono tanti, ma uno di essi, con l’avvicinarsi del nuovo anno, rischia di diventare familiare: l’impossibilità di completare le opere entro i tempi previsti. Nel caso della ciclovia, anche se i finanziamenti in prima battuta previsti nell’ambito del Pnrr hanno poi trovato altra fonte, la scadenza è rimasta il 30 giugno 2026. Data che è dietro l’angolo se si considera che a mancare sono ancora i progetti.
Le prime revoche
Di ciclovia della Magna Grecia si è iniziato a parlare nel 2018. L’idea di realizzare percorsi dedicati agli amanti delle due ruote ricevette particolare attenzione in un periodo in cui le biciclette a pedalate assistita non erano diffuse come oggi.
Già allora, però, in molti sottolinearono i possibili ritorni in termini economici per via del cicloturismo, fenomeno che ad altre latitudini assicura presenze costanti e lo sviluppo di un indotto che in una terra come la Sicilia, dove il problema occupazionale resta centrale, potrebbe rappresentare un’opportunità da cogliere. Così, però, non sarà. Perlomeno non tramite i 22 milioni di euro che si sarebbero dovuti spendere nel tratto che da Messina arriva nel Siracusano. Ieri, negli uffici dell’assessorato alle Infrastrutture e Trasporti sono stati firmati con cui sono stati revocati alcuni affidamenti riguardanti l’esecuzione dei rilievi topografici e delle indagini georadar propedeutici alla redazione del progetto esecutivo del tratto da otto chilometri previsto all’interno del territorio comunale di Messina, fino alla frazione di Mili Marina. Sempre per lo stesso tratto è stato revocato anche un affidamento per l’acquisto di attrezzature. “A seguito dei numerosi tavoli tecnici intercorsi con gli enti coinvolti dal passaggio diretto del tracciato, lo stesso tracciato non ha trovato condivisione da parte di questi ultimi”, si legge nel decreto, in cui si fa riferimento al Comune e alla Città Metropolitana di Messina, entrambe guidate dal sindaco Federico Basile. A ciò si aggiunge un altro fattore: “I maggiori costi che si sono avuti per il lasso di tempo trascorso dal 2018 a oggi, determinandone l’impossibilità di esecuzione”.
La questione tempo
Nel decreto di revoca della Regione non si fa mai esplicitamente ai termini temporali. Ma per capire come anche questi ultimi rappresentano uno scoglio insormontabile è il decreto interministeriale con cui ad agosto del 2024, il governo nazionale ha ulteriormente riprogrammato gli interventi: “Tutti i beneficiari, assegnatari delle risorse, devono comunicare l’ultimazione dei lavori entro il 30 giugno 2026, pena la decadenza dal finanziamento”. Un traguardo impensabile: per il tratto Messina-Mili Marina a oggi esiste soltanto un progetto di fattibilità redatto dall’assessorato nel 2022.
Gli altri percorsi
Il progetto ciclovia Magna Grecia prevede un altro lotto, suddiviso in due tratti: uno da quasi 30 chilometri che dovrebbe collegare Avola a Marzamemi, e per il quale sono stati destinati 15,8 milioni, e un altro denominato Siracusa-Thapsos di 21,5 chilometri, dotato di un finanziamento di 6,3 milioni. Sul portale della Regione, gli ultimi provvedimenti collegati ai due iter risalgono al mese di dicembre dello scorso anno. In alcuni di essi si parla dell’integrazione del gruppo di lavoro che per conto della Regione avrebbe dovuto portare avanti le procedure. Oltre dieci mesi dopo, mancano i progetti, le gare d’appalto e chiaramente anche i cantieri. I titoli di coda, invece, sembrano essere arrivati.
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