Cinema... da casa, su Raiplay "La rivincita" di Leo Muscato - QdS

Cinema… da casa, su Raiplay “La rivincita” di Leo Muscato

Torre Francesco

Cinema… da casa, su Raiplay “La rivincita” di Leo Muscato

venerdì 10 Luglio 2020

Tratto da una pièce teatrale rappresenta l’esordio nel lungometraggio cinematografico del regista. La pellicola narra l'estromissione dei valori rurali da una società priva d'identità che ha messo in discussione la famiglia

LA RIVINCITA
Regia di Leo Muscato. Con Michele Cipriani (Vincenzo), Michele Venitucci (Sabino), Deniz Ozdogan (Marta), Sara Putigliano (Angela).
Italia 2020, 84’.
Distribuzione: in streaming su Raiplay

Di grande impatto visivo, l’incipit introduce con l’uso di ralenti, primissimi piani e dettagli il tema principale del film (la definitiva estromissione dei valori rurali da una società priva di identità che ha messo in discussione la famiglia e i suoi ruoli fondanti, quelli di padre e madre) e la metafora che soggiace alla sua elaborazione artistica (i veleni usati in agricoltura, che il progresso nel lavoro dei campi impone per ottimizzare i profitti, fonte di stabilità economica ma anche di infertilità).

Tratto da una pièce teatrale (e qui tra il palco e il set c’è pure il romanzo omonimo di Michele Santeramo), l’esordio nel lungometraggio cinematografico del regista teatrale Leo Muscato si caratterizza per una messa in scena realistica e una fotografia naturale che, soprattutto nella prima parte, lascia muovere i personaggi quasi sempre in esterni, tra campagne, terrazze e angoli di città decontestualizzati. La macchina da presa è sempre ad altezza d’uomo, i movimenti unicamente al servizio dell’azione e i dialoghi, sempre diretti e intensi, lasciano emergere accanto ai drammi di natura sociale traumi di natura psicologica e familiare.

Schiacciati tra una polizia che toglie il lavoro imponendo sequestri per la costruzione di autostrade e la criminalità organizzata che ricatta e colpisce con l’usura e il mercato nero, i quattro quarantenni protagonisti sembrano quasi la risposta pugliese a Ken Loach, ma il film si spacca nel momento in cui il dramma sociale sfocia nella tragedia familiare.

Il disegno iniziale si infrange, le atmosfere subiscono un cambiamento (maggiore uso di interni e luce artificiale, pioggia e segreti) e il codice linguistico di riferimento si rivela inequivocabilmente quello teatrale, con richiami prima a Tennessee Williams poi a Eduardo.

Purtroppo qui il film perde unità e coerenza e i personaggi, fin qui apprezzabili per il bonario realismo sostenuto anche da una buona prova di attori, si rivelano burattini in un mondo dal cielo di carta, squarciato dalle mani di un drammaturgo che domina pesantemente un finale lirico e retorico.

Voto: ☺☺☻☻☻

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