ALADDIN
Regia di Guy Ritchie, con Will Smith (Genio), Mena Massoud (Aladdin), Naomi Scott (Jasmine).
Usa 2019, 128’.
Distribuzione: Walt Disney
Continua senza sosta l’impegno della Disney di rivisitare con tecnica live-action i propri classici. E continua senza sosta anche il successo commerciale degli stessi, vuoi per l’effetto nostalgia, vuoi per la bontà delle innovazioni operate, vuoi anche per una vera e propria invasione sul mercato (questo Aladdin è arrivato in Italia in oltre 900 copie).
Affidato alle mani ormai più che fidate dell’inglese Guy Ritchie (“The Snatch”, “Travolti dal destino”, ma soprattutto gli ultimi film di Sherlock Holmes), il film recupera con la giusta attenzione filologica tropi e melodie del cartoon del 1992. Seguiamo così Aladdin fare prima amicizia con Jasmine, la figlia del sultano. Poi, sotto arresto, costretto a recuperare una lampada dalla quale fuoriesce un Genio pronto a esaudire tre desideri. E così ritornare da principe, volare sul tappeto magico e via dicendo.
Tutto vecchio? Non proprio. Ritchie impone un ritmo forsennato alle scene d’azione, gioca con la Cgi in modo astuto e vivace (anche se gli esiti, come con Jafar, non sono sempre paragonabili agli effetti originali), mette nel giusto risalto le star in carne e ossa presenti nel cast (a cominciare da Will Smith), e si concede addirittura un ballo finale in stile Bollywood.
Roba da far storcere un po’ il naso sia agli orientalisti che ai fan fondamentalisti del classico Disney, ma in fondo che senso avrebbe affidare un progetto del genere ad un regista del genere senza aspettarsi un esercizio di stile?
Voto: ☺☺1/2☻☻

