Cinema, Laura Chiatti: "Volevo fare la parrucchiera, scaricata da un regista perché mi presentai in tuta"

Cinema, Laura Chiatti: “Volevo fare la parrucchiera, scaricata da un regista perché mi presentai in tuta”

Daniele D'Alessandro

Cinema, Laura Chiatti: “Volevo fare la parrucchiera, scaricata da un regista perché mi presentai in tuta”

Redazione  |
lunedì 01 Maggio 2023

L'attrice Laura Chiatti si è raccontata a pochi giorni dall'uscita del film "La caccia" firmato dal marito Marco Bocci

Laura Chiatti si confessa in un’intervista rilasciata al “Corriere della Sera” a pochi giorni dall’uscita del film “La caccia” firmato dal marito Marco Bocci dove interpreta Silvia, una tossicodipendente.

“È un ruolo a cui sono legata perché in genere mi chiamano per commedie romantiche, dove sono o fatalona o leggerina, e non si guarda mai l’oltre – le parole della Chiatti – Invece Marco col mio oltre, con l’aspetto più nero e intimista, ci vive ogni giorno. Ho sempre cercato di camuffare la mia inquietudine“.

“Sognavo di fare la parrucchiera. Vivo tra lacune, rimpianti, insicurezze. Conosco i miei limiti. L’inglese, per dirne uno, lo capisco ma non lo parlo bene, sono pigra, ho dovuto rinunciare a film importanti, anche se quando Sofia Coppola mi prese per Somewhere, con cui vinse a Venezia, imparai la parte tre mesi prima”. Altri ruoli sono saltati per il suo modo di essere. “Non vado dietro al gregge. E non è un vantaggio. Ho perso incontri, possibilità, film. Sono nata libera e indipendente“.

“Persi un ruolo in un film molto importante presentandomi in tuta”

Non dirò il nome – racconta – ma un regista molto importante, per un film molto importante, mi fece un provino e mi prese. Al secondo provino mi presentai come sono io, con la tuta e le pinze per fermare i capelli. Mi disse che ci aveva ripensato, avevo un’aria troppo leggera e spensierata per quel ruolo drammatico. Lì mi arrabbiai e gliene dissi di tutti i colori.Tra la famiglia e il cinema scelgo la famiglia, tanto che ho appena rinunciato a una serie in Trentino che mi avrebbe portato via sei mesi da casa”.

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