Claudio Anastasio si dimette dopo aver citato Mussolini

La citazione shock di Mussolini e la polemica, si dimette Claudio Anastasio

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La citazione shock di Mussolini e la polemica, si dimette Claudio Anastasio

Redazione  |
martedì 14 Marzo 2023

L'annuncio dopo la polemica scatenata da una mail ai componenti del CdA della 3-I.

Claudio Anastasio, presidente della società pubblica 3-I e nominato dal Governo Meloni, ha annunciato le sue dimissioni. All’origine del caso ci sarebbe una polemica su una mail inviata ai componenti del Consiglio d’Amministrazione della società, in cui si citava esplicitamente il discorso di Benito Mussolini per assumersi le responsabilità del delitto Matteotti.

Chi è Claudio Anastasio, presidente dimissionario 3-I

Anastasio è il presidente della società pubblica che dovrebbe gestire il software di Inps, Istat e Inail. Secondo quanto confermato nelle scorse ore da fonti governative, però, si sarebbe dimesso da questo ruolo.

“Comunico la volontà irrevocabile di rassegnare le mie dimissioni dall’incarico di componente del cda e presidente della società 3-I S.p.A. con effetto immediato”.  Questa la nota sintetica divulgata per annunciare l’addio alla società e alla posizione per la quale era stato scelto dalla premier Giorgia Meloni.

Il discorso di Benito Mussolini sull’omicidio Matteotti

Il discorso citato da Anastasio sarebbe quello pronunciato dal “Duce” Benito Mussolini il 3 gennaio 1925. Con le sue parole, in quel giorno, il futuro dittatore si assunse la responsabilità dell’omicidio di Giacomo Matteotti, leader socialista.

Per molti storici, quel discorso rappresenta l’inizio vero e proprio della dittatura fascista in Italia. Il fatto che Anastasio abbia citato proprio questo discorso del Duce, quindi, ha destato una polemica non di poco conto.

Così recitava il discorso originale: “Signori! Il discorso che sto per pronunziare dinanzi a voi forse non potrà essere a rigore di termini classificato come un discorso parlamentare. Può darsi che alla fine qualcuno di voi trovi che questo discorso si riallaccia, sia pure traverso il varco del tempo trascorso, a quello che io pronunciai in questa stessa aula il 16 novembre. Un discorso di siffatto genere può condurre e può anche non condurre ad un voto politico. Si sappia ad ogni modo che io non cerco questo voto politico. Non lo desidero: ne ho avuti troppi. L’articolo 47 dello Statuto dice: ‘La Camera dei deputati ha il diritto di accusare i ministri del re e di tradurli dinanzi all’Alta corte di giustizia’. Domando formalmente se in questa Camera, o fuori di questa Camera, c’è qualcuno che si voglia valere dell’articolo 47. Il mio discorso sarà quindi chiarissimo, e tale da determinare una chiarificazione assoluta. Voi intendete che dopo aver lungamente camminato insieme con dei compagni di viaggio ai quali del resto andrebbe sempre la nostra gratitudine per quello che hanno fatto, è necessaria una sosta per vedere se la stessa strada con gli stessi compagni può essere ancora percorsa nell’avvenire. Sono io, o signori, che levo in quest’Aula l’accusa contro me stesso. Si è detto che io avrei fondato una Ceka Dove? Quando? In qual modo? Nessuno potrebbe dirlo”

E ancora: “Ma poi, o signori, quali farfalle andiamo a cercare sotto l’arco di Tito? Ebbene, io dichiaro qui, al cospetto di questa assemblea, e al cospetto di tutto il popolo italiano, che assumo (io solo) la responsabilità (politica, morale, storica) di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se il Fascismo non è stato che olio di ricino e manganello e non invece una superba passione della migliore gioventù italiana, a me la colpa! Se il Fascismo è stato un’associazione a delinquere (…), a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho creato”.

Il discorso citato

Nella mail di Claudio Anastasio, riportata da “La Repubblica“, il discorso di Mussolini sarebbe ripreso con queste parole: “Ma poi, o signori, quali farfalle andiamo a cercare sotto l’arco di Tito? Ebbene, io dichiaro qui, al cospetto di Voi, e al cospetto di tutto il governo italiano, che assumo (io solo) la responsabilità di 3-I (politica, morale, storica) di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda. Se 3-I è stata una mia colpa, a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho alimentato nel mio ruolo”.

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