Il clima si deteriora, le guerre aumentano - QdS

Il clima si deteriora, le guerre aumentano

Il clima si deteriora, le guerre aumentano

sabato 28 Dicembre 2024

Si conclude un anno difficile

Non c’è niente da fare. È inutile farsi illusioni. Le persone sono state dotate di intelligenza e gli è stato insegnato ciò che è bene e ciò che è male; dopo di che, con i loro discernimento e libero arbitrio, scelgono e poi saranno giudicate, per chi ci crede, nella vita spirituale.

La premessa è necessaria per constatare come la parte peggiore degli esseri umani ha creato due questioni di dimensioni immense e proprio per questo difficilmente risolvibili: si tratta del cambiamento climatico e delle guerre.

Il clima si deteriora giorno dopo giorno a causa dei nostri modelli di vita (produzione e consumo) che non sono sostenibili, soprattutto perché il principio dell’economia circolare non è rispettato.
L’inquinamento derivante dalle attività industriali è solido, liquido e gassoso, così da diffondersi nell’aria e nella terra, provocando morte e malattie per tutti gli esseri viventi, nonostante la lunghezza della vita umana aumenti grazie ai progressi fatti dalla ricerca.

Anche se la fine dell’umanità non è vicina bisogna immaginare che essa arriverà, volente o nolente, perché i capi di Stato del mondo non riescono a vedere più lontano del loro presente e, quindi, non sono in condizione di mettere sul tappeto progetti di molti decenni, al fine di prevenire quello che avverrà, con la conseguenza che quando gli eventi si presenteranno, chi vivrà in quell’epoca avrà grandi difficoltà a sopravvivere.

Ovviamente quello che scriviamo non è un augurio, tutt’altro, ma è una previsione, che si verificherà prolungando di qualche secolo questo comportamento insensato di una parte dell’umanità. Quale parte? Quella che sta meglio, gode di privilegi, siede su montagne di denaro e non si preoccupa del prossimo che vive nel presente o vivrà nel futuro.

A bilanciare questa parte minoritaria dell’umanità benestante vi è la parte maggioritaria, che di conseguenza vive male, è povera, non ha assistenza medica né medicine, ottiene poco denaro e poche risorse, viene sfruttata, non ha servizi pubblici adeguati, non ha la libertà di svagarsi e divertirsi.
Alcune persone di buona volontà si sono riunite facendo accordi e scrivendo intenzioni, ma poi tutto questo si scontra con la famelicità di chi ha l’interesse di fare profitti, a prescindere.

La seconda questione che trattiamo in questo editoriale di fine anno riguarda le guerre.
Fino a oggi ne sono state contate una sessantina, attive in ogni parte del mondo; guerre che distruggono persone, ambiente, ospedali, scuole, abitazioni, democrazie.

Perché in tutto il mondo si verificano questi conflitti armati? Perché essi servono interessi egoistici, superiori all’interesse generale. Chi c’è dietro tutto questo bailamme? I produttori di armi, che ne producono di sempre più sofisticate, sempre più digitalizzate: oggi un missile può essere (ed è) guidato a distanza di migliaia e migliaia di chilometri e puntato su obiettivi rilevati dalla rete satellitare.
Oggi nel mondo non c’è più nessun Paese al sicuro dai missili nemici, che possono arrivare da qualunque parte del globo, anche molto distante. Per esempio, si è detto che il dittatore della Corea del Nord, Kim Jong-un, è in condizione di lanciare missili che potrebbero raggiungere persino l’Europa.

Dal che si deduce che diventa sempre più indispensabile costruire apparati difensivi, soprattutto digitali, per contrastare eventuali attacchi nemici. Ma questi apparati costano cifre enormi, per cui il nostro Paese, per esempio, fa fatica a portare la spesa di armamenti di ogni genere al due per cento del Pil. Oggi è distante per circa un quarto.

La situazione nei prossimi mesi si aggraverà perché Donald Trump, il presidente degli Stati Uniti appena eletto e che giurerà il 20 gennaio del 2025 sulla Bibbia, metterà in atto una politica finanziaria della difesa. Quest’ultimo ha già detto che gli Stati Uniti non saranno più i “gendarmi” del mondo, per cui ogni Nazione dovrà pensare alla propria difesa oppure partecipare finanziariamente alla Nato (Organizzazione del Trattato Nord Atlantico), con sede a Bruxelles e fondata nel 1949.

“La situazione è grave, ma non seria”, diceva Ennio Flaiano. Giudicate voi. A ogni modo, auguriamo a tutti e a tutte un buon nuovo anno, speriamo più positivo del precedente.

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