Stima basata sulle immagini del Centro comune di ricerca della Commissione europea (Ccr). Legambiente ha individuato 33 aree a rischio in Italia, tra cui anche l’area costiera di Catania
PALERMO – La mano pesante dell’antropizzazione, in combutta con i cambiamenti climatici, segnerà anche le coste. Entro la fine del secolo, secondo una stima basata sulle immagini del Centro comune di ricerca (Ccr) della Commissione europea, i livelli del mare cresceranno di 80 cm, determinando il ritiro di quasi la metà delle spiagge. Lo rivela un articolo pubblicato su Nature climate change che sottolinea il rischio che corrono soprattutto quei litorali che, sotto l’effetto combinato dei cambiamenti climatici e dell’innalzamento del mare, si trovano in aree molto popolate. Anche l’Italia, secondo le stime dell’Enea, ha i suoi bei problemi e alcuni si trovano proprio nell’area etnea.
GRANDI PAESI NEL MIRINO
Sarebbe l’Australia il Paese più coinvolto, con circa 12 mila chilometri a rischio, seguita da Canada, Cile, Messico, Cina e Stati Uniti che vedrebbero, anche loro, una consistente riduzione. Secondo lo studio, le coste sabbiose occupano più di un terzo delle coste del mondo e condensano molteplici valori, da quello paesaggistico a quello ambientale, senza dimenticare il peso economico con i vari servizi ricreativi, turistici ed ecosistemici che costituiscono la spina dorsale della cosiddetta blue economy.
EVOLUZIONE DEL LITORALE
Michalis Vousdoukas, ricercatore dell’Ispra nell’ambito del Centro comune di ricerca dell’Unione europea, ha lavorato con i colleghi di vari istituti di ricerca per analizzare un database di immagini satellitari che mostrano i cambiamenti del litorale dal 1984 al 2015. Gli autori dell’articolo hanno estrapolato le tendenze storiche in maniera da prevedere le future dinamiche della costa. In quest’ottica, hanno delineato due diversi scenari di cambiamento climatico: quello ambientale, provocato da fattori fisici (geologici o antropogenici) e dalla ritirata del litorale a causa dell’innalzamento del livello del mare; inoltre hanno anche valutato come l’erosione causata dalle tempeste può cambiare a causa dei cambiamenti climatici e la tipologia di impatto che ne deriverebbe sulle coste. I risultati delle analisi dicono che il 50% delle spiagge sabbiose del mondo è a rischio di grave erosione. Alcuni Paesi, tra cui Gambia e Guinea Bissau, si trovano a rischio in entrambi gli scenari climatici, pertanto potrebbero perdere oltre il 60% della costa sabbiosa.
I CASI ITALIANI
Legambiente, la scorsa estate, con il rapporto Spiagge 2019, aveva delineato il quadro nazionale, riprendendo alcuni studi dell’Enea che mettevano in evidenza le proiezioni degli effetti sulle aree costiere dell’innalzamento del livello dei mari, legato allo scioglimento dei ghiacci e ai cambiamenti climatici. Individuate 33 aree di più rilevante rischio, tra queste anche l’area costiera di Catania.
MEDITERRANEO DA MONITORARE
Non bisogna dimenticare, si legge nel rapporto di Legambiente, quanto sia importante “monitorare lo stato di salute del Mediterraneo, per il crescente impatto che la presenza di plastiche e microplastiche sta determinando, per la depurazione purtroppo ancora incompleta in molte parti d’Italia e per le conseguenze del riscaldamento crescente della temperatura del mare che già vediamo nella comparsa di nuove specie di alghe e pesci”.