Climate change, “l’altro virus” ignorato. Mai così caldo come negli ultimi 10 anni - QdS

Climate change, “l’altro virus” ignorato. Mai così caldo come negli ultimi 10 anni

Rosario Battiato

Climate change, “l’altro virus” ignorato. Mai così caldo come negli ultimi 10 anni

venerdì 20 Marzo 2020

Pubblicato un nuovo inquietante rapporto dall’Organizzazione meteorologica mondiale. La pandemia è l’ultimo disperato appello all’uomo affinché cambi. E forse è già tardi

PALERMO – L’impatto climatico e meteorologico su salute, sicurezza alimentare, migrazioni, ecosistemi e vita marina sarà più devastante di quanto si possa immaginare. E non saranno certo le misure provvisorie ed emergenziali, causate dal rischio contagio derivato dal coronavirus, a lanciare la rivoluzione sostenibile che cambierà la situazione.

In altri termini, non possono servire misure occasionali, dettate dalla crisi del momento, per arginare una tendenza che ormai risulta sin troppo manifesta e che parla attraverso i segnali rivelatori del cambiamento climatico, cioè l’aumento del “calore terrestre e oceanico, l’accelerazione dell’innalzamento del livello del mare e lo scioglimento dei ghiacci”, così come evidenziato nel nuovo rapporto redatto dall’Organizzazione meteorologica mondiale in collaborazione con una vasta rete di partner, comprendenti i servizi meteorologici e idrologici nazionali, i principali esperti internazionali, i servizi di istituzioni scientifiche e agenzie dell’Onu.

IL RAPPORTO
Lo studio mette in evidenza quelli che sono gli impatti degli “eventi meteorologici e climatici – si legge in una nota pubblicata sul sito del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente – sullo sviluppo socioeconomico, sulla salute umana, sulle migrazioni, sulla sicurezza alimentare e sugli ecosistemi terrestri e marini”. E alcuni passaggi sono inequivocabili: “il 2019 è stato il secondo anno più caldo dal 1850 mentre gli anni 2015-2019 sono i cinque anni più caldi registrati e il periodo 2010-2019 è il decennio più caldo mai registrato”. A preoccupare sono anche i dati decennali, infatti dagli anni Ottanta in poi, il decennio successivo è stato più caldo di qualsiasi decennio precedente dal 1850. L’anno passato si è chiuso con una temperatura media globale di “1,1° C al di sopra dei livelli preindustriali stimati”. È al secondo posto tra i record di tutti i tempi, che risale al 2016 per effetto di un fortissimo evento di El Niño che ha contribuito ad aumentare la temperatura media globale, ponendola al vertice della tendenza generale del riscaldamento.

IL FUTURO È BOLLENTE
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha spiegato che “attualmente non siamo in grado di raggiungere gli obiettivi di 1,5°C o 2°C richiesti dall’accordo di Parigi”. Il punto è disarmante e semplice allo stesso tempo: fino a quando i livelli di gas serra continueranno a crescere, anche il riscaldamento continuerà. La tendenza è confermata, ha aggiunto Guterres, dalla previsione relativa al prossimo quinquennio che potrebbe vedere un nuovo record annuale di temperatura globale.

GLI INDICATORI CLIMATICI NON MENTONO
Nel corso del 2018 i gas a effetto serra hanno raggiunto nuovi picchi e i dati preliminare confermano la crescita anche nel corso del 2019 (proiezione sui dati dei primi tre trimestri: +0,6%). Ne risente anche l’oceano che assorbe gran parte dell’energia in eccesso che si accumula nel sistema climatico (circa il 90%). E anno dopo anno, come conferma il confronto dell’ultimo bienno, continua a crescere il contenuto di calore dell’oceano fino a una profondità di 2 chilometri. Un’azione che influisce anche sull’innalzamento del mare. Tra il 2009 e il 2018, inoltre, l’oceano ha assorbito il 23% delle emissioni annuali di CO2, sacrificandosi per ridurre il peso dell’inquinamento e aumentando, al contempo, l’acidità. Tra gli altri indicatori, inoltre, ci sono la deossigenazione oceanica e il declino a lungo termine del ghiaccio marino. Elementi che pesano anche sugli ecosistemi marini, ma anche sulla salute umana, sulla sicurezza del cibo, sulle migrazioni e in generale esercitano pressione anche sulle foreste.

SICILIA NEL MIRINO
L’Isola, nel suo piccolo, registra cambiamenti climatici di un certo spessore: contrazione delle piogge – 75% in meno rispetto a un anno fa – e la desertificazione che avanza (70% del territorio a rischio).

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