“Col compromesso si chiude la guerra” - QdS

“Col compromesso si chiude la guerra”

Carlo Alberto Tregua

“Col compromesso si chiude la guerra”

sabato 04 Giugno 2022

Il topo e il leone

Henry Kissinger (97 anni), Segretario di Stato durante la presidenza di Richard Nixon, ha espresso una frase lapidaria sulla questione ucraina: “Solo col compromesso si chiude la Guerra”. Ci sembra un’affermazione di buonsenso, peraltro l’unica che può chiudere questa penosa vicenda che ha causato tanti morti.

A nessuno può passare per la mente che dopo l’invasione dell’armata russa nel territorio ucraino, Putin possa ritirare le sue truppe e chiudere la questione come se nulla fosse accaduto, dopo aver speso miliardi e miliardi di rubli e avere costretto in qualche modo la popolazione russa a una riduzione del suo tenore di vita perché la spedizione armata ha comportato una spesa notevole e non è ancora finita, oltre alle sanzioni economiche.

Quale possa essere il compromesso non è dato che possiamo ipotizzare, ma sembra del tutto evidente che ormai una parte del territorio del Donbass e della Crimea affiancherà la Russia, con la richiesta di affiliazione da parte dei governi locali.

In una foresta, un topo vuole sposarsi, va dal leone gli dice: “Maestà, mi fate l’onore di essere testimone al mio matrimonio?” Il leone lo guarda e incuriosito gli chiede: “Con chi ti sposi?”. E il topo risponde: “Con un’elefantessa. Sa, l’ho messa incinta…”.
Questa elementare battutina ci ricorda Zelensky, che, in una vignetta di Giannelli pubblicata sul Corriere della Sera, ispirata agli sketch di Carlo Campanini e Walter Chiari, nelle scenette dei fratelli De-Rege, vede il presidente Macron che, guardando l’Attore sulla punta di una montagna, gli dice: “Vieni avanti ukraino”.

Perdonate gli accenni leggeri in una vicenda così grave che ha fatto tante vittime, ma alle volte le allegorie sono efficaci e fanno capire meglio la realtà.

Il compromesso richiamato cui diceva Kissinger, non può che bilanciare gli interessi del popolo ucraino e quelli del popolo russo, rappresentati dai rispettivi vertici.
L’interesse del popolo ucraino è quello di ritornare il prima possibile alla vita normale. L’interesse di Putin è quello di evitare che l’Ucraina si associ alla Nato e di acquisire i territori cui prima si accennava.
Anche l’Unione europa ha interesse urgente a chiudere la partita. Non sembra però che la Commissione vada in questa direzione, perché quando approva il sesto pacchetto di sanzioni alla Russia e continua a inviare armi, non fa che alimentare la guerra e allontanare il sospirato momento in cui essa finalmente possa andare in soffitta.

Bisogna rilevare che la guerra non è fatta solo con le armi, ma e soprattutto con i mezzi economici, per cui a soffrire sono le popolazione dei Paesi che impongono sanzioni alla Russia, oltre che ovviamente la popolazione russa.
La guerra non conviene a nessuno, salvo che alle industrie di armi e petrolifere, le quali invece vorrebbero che continuasse all’infinito.

La Cgia di Mestre ricorda che nel nostro Paese si bruciano ventiquattro miliardi di crescita e lo stop al gas russo può portare a una diminuzione di due punti del Pil, oltre a quella già in atto.

Una brutta foto rappresenta la lupa con il volto di Draghi e a fianco Biden che lo tiene al guinzaglio. Chi l’ha disegnata ha sbagliato il volto: doveva mettere quello di Zelensky.
Draghi non è e non sarà mai una personalità che si può tenere al guinzaglio e con la sua sobrietà e pacatezza, quando è andato a trovare il presidente degli Stati Uniti, ha chiesto quasi certamente di stoppare l’invio di armi ad libitum e che sarebbe stata urgente l’apertura di una trattativa.

Ci sembra una battuta da teatro quella che lancia il Comico ucraino: “Vinceremo”. Ma come vuole vincere? Con i coltelli, le baionette o le mitragliette contro la potente armata russa che ha voluto dare una dimostrazione di potenza lanciando il missile ipersonico, che viaggia a undicimila chilometri orari e colpisce con precisione obiettivi distanti anche mille chilometri?

Occorre realismo e buonsenso. Nessuno deve vincere, ma Putin e Zelensky devono uscirsene a testa alta, oppure l’obbligatorio compromesso verrà rinviato sine die, mentre va necessariamente chiuso oggi, non domani.

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